Da Mario a Silvio, passando per la Prima Repubblica e Pazienza!
- oposservatoriopoli
- 14 lug
- Tempo di lettura: 5 min
Incongruenze e stranezze si abbattono su "Mario", meglio noto come Fabio Marcelli.
Ve lo ricordate il protagonista - e vittima - del suicidio con la cinta dell’accappatoio?
( leggete l’articolo di OP: https://www.osservatorepolitico.org/post/l-agente-segreto-e-gli-stop-a-muro-un-sporca-storia-di-spie )
La trama sembra uscita da un film di spionaggio, intrecciando rapidamente - come scintille di fuoco - elementi tipici di una spy story: figure istituzionalmente di rilievo, suicidi sospetti e dossier pronti ad essere utilizzati in caso di eventi catastrofici.
Però, al centro di tutto c’è sempre lui con la sua “barba vera”, l’incarnazione dello 007 italiano.
E sì, proprio lui, il Colonnello Mario Ferraro che a 46 anni era già un esecutivo nell’area più sensibile del Sismi, un vero e proprio agente “operativo” dei Servizi Segreti Militari italiani.
Quale area?
L’area 51 italiana, ovvero l'Ufficio Sicurezza Interna, quello che controlla le attività di tutti gli agenti, vertici compresi!
E questo è un guaio se sei uno giusto nel posto sbagliato.
Ah Mario, Mario, Mario, calabrese d’origine, specializzato in traffico di armi e terrorismo internazionale ed esperto di informatica che vive una vita sotto copertura, in soli quattro anni in quell’ufficio, o meglio, in quella “porzione del servizio” che operava in Italia per contrastare minacce alla sicurezza nazionale, ti sei fatto più nemici in 4 anni che in tutta la carriera.
Tanti nemici che poi Mario muore il 16 luglio 1995 a Roma in circostanze misteriose mentre è in ferie, però poi le circostanze misteriose diventano un suicidio riconducibile solo al dolore della scomparsa, nel 1987, della propria figlia di soli cinque anni a causa di un tumore.
Eppure Fabio Marcelli, impiegato nell'import-export ha un curriculum particolare perché il suo nome appare in tanti, forse troppi casi nazionali scottanti della Prima Repubblica.
Ma Mario non lo ricorda nessuno.
Dunque, mentre Mario giace morto in bagno, in casa sua arriva il Sismi che porta via la sua agenda e il cellulare, ma questa è una prassi, certe agende prendono il volo, se poi sono rosse …
A nulla è valsa la lettera di sei pagine trovata in casa nella quale Mario Ferraro parla di un conflitto durissimo interno al Sismi e manifesta il timore di essere ucciso, perché sebbene il porta asciugamani reggesse solo 50 chili, il giorno 8 aprile 2002 proprio come nei migliori teatri si chiude tutto perché è stato un suicidio, Mario soffriva di una grave depressione a causa della morte della figlia e si è suicidato.
Punto.
La seduta è tolta!
Però il SISMI, ovvero: “Sempre Insieme Sentono Molto (l’)Invisibile” è un gruppo affiatato, forse così unito al punto da percepire “l’invisibile” (o ciò che non c’è) e allora, com’è stato possibile tutto questo?
Cos’è che rendeva cosi scomodo Mario?
È un segreto che solo Mario e i suoi “amici” sanno e che nessuno saprà mai, forse!
Però il nome di Mario Ferraro torna nella ricostruzione di molti “affari strani” della Prima Repubblica, come ad esempio dalle tangenti ai vertici del Sismi al caso Cervia.
Ricordiamolo, nel caso delle tangenti ai vertici del Sismi spunta anche la P2, oltre ai fatti della 5^ Divisione intercettazioni…. mentre il 12 settembre 1990 scompare a Velletri l'ex sergente di marina Cervia, un esperto di guerra elettronica, la storia ci racconta che era uno dei pochi a saper utilizzare il sistema missilistico “Teseo-Otomat” ma, andiamo avanti.
Il nome di Mario Ferraro però, rientra anche nei traffici d’armi con Somalia - e Albania - nonché, nel documento sul “caso Aldo Moro”, a dimostrazione del fatto che alcuni nei servizi sapevano del rapimento, anche se, presso la segreteria principale di sicurezza del Ministero dell’Interno, non risultano essere presenti atti classificati riguardanti il caso Aldo Moro.
Però …
Sì, ci sono documenti e testimonianze che suggeriscono che il SISMi, il servizio segreto militare italiano, fosse a conoscenza di informazioni preliminari sul rapimento di Aldo Moro, anche se non è chiaro se avessero precise informazioni sull'attentato di via Fani o sul luogo in cui Moro sarebbe stato tenuto prigioniero.
Alcune testimonianze e documenti ufficiali indicano che il SISMi aveva ricevuto informazioni da fonti confidenziali, tra cui un'informativa riservata che menzionava un possibile sequestro di un importante esponente politico, ma queste informazioni non furono adeguatamente utilizzate o approfondite.
Allora, ci si domanda, chi erano quei due sulla motocicletta Honda il 16 Marzo 1978 in Via Fani che aprirono il fuoco contro l’ingegner Marini?
Forse chi erano ce lo racconta chi era seduto dietro quel sellino quel giorno, perché malato di cancro e attanagliato dal rimorso scrisse una lettera arrivata ad un ex Ispettore della DIGOS, Enrico Rossi, laddove si legge: “…operavo alle dipendenze del colonnello Camillo Guglielmi (l'ufficiale del Sismi che si trovava in via Fani all'ora della strage, ndr), con me alla guida della moto un altro uomo proveniente come me da Torino; il nostro compito era quello di proteggere le Br nella loro azione da disturbi di qualsiasi genere…”
Il SISMi che nell’occasione del rapimento Moro avrebbe protetto le BR, che stranezza…
Forse Mario sapeva molto, forse troppo …
Così come sapeva troppo Mino Pecorelli!
E si, Mino Pecorelli già nel 1964 aveva scoperto un piano segreto per uccidere Moro, rimasto vivo fino al 9 maggio 1978, fin quando le Brigate Rosse non decisero di rapirlo ma Moro, era destinato a Morire - secondo Mino - ben 14 anni prima del suo sequestro e per mano di un Ufficiale dei Paracadutisti, l’allora Tenente Colonnello Roberto Podestà.
Ricordiamolo a tutti: Mino Pecorelli il 19 novembre 1967 rivelò (senza firmarlo) sul suo settimanale “Il Nuovo Mondo d’Oggi” il piano per uccidere Aldo Moro in relazione alla “nazionalizzazione dell'energia elettrica” che all’epoca avrebbe spaventato tutti!
Ma nessuno lesse quell’articolo o forse lo lessero tutti …
Di fatto però, Aldo Moro 14 anni dopo lo scoop di Pecorelli fu rapito e poi ammazzato dalle BR, esattamente il 09 maggio 1978, Mino Pecorelli fu ammazzato (da nessuno) il 20 marzo 1979 e a seguire Mario Ferraro l’hanno suicidato il 16 luglio 1995 ma solo dopo il suicidio di Roberto Pancani (direttore generale della Banca Italo-Albanese) sparatosi(?) il 4 luglio 1995, suicidatosi nei giardini pubblici di Vetralla, tramite un colpo di pistola alla tempia calibro 7,65 ma, con una pistola “priva di caricatore”…
Rimane il fatto che l’Ariosto (il famoso teste Omega) sostenne sempre, dal 1996, che “Mario Ferraro dava fastidio a Cesare Previti” - l’allora Ministro della Difesa nel primo governo Berlusconi - il quale, avrebbe lamentato di essere ostacolato nei piani di ristrutturazione dei servizi segreti militari (da quest’ultimo promossa) anche da questo agente segreto tutto d’un pezzo, definito un “osso duro”.
E pensare che proprio sul teste Omega nel 1997 fu aperto un fascicolo a Roma che poi fu rimaneggiato più volte fino ad aggrovigliare il sempre presente nei fascicoli italiani, il faccendiere Francesco Pazienza …
Ma questa è tutta un'altra storia.
Guai a toccare certe corde.
Ci si rimane legati.
Oppure, suicidati!
Articolo a cura di Fidi@s1970 - Member 20643 * GNS Press Association

Copertina parziale della rivista intitolata "Il Mondo D'Oggi", dal web









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