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SPERANZA TREMA: mo' so cazzi tuoi...

  • oposservatoriopoli
  • 27 ott
  • Tempo di lettura: 10 min

La testimonianza resa in Senato dalla Prof.ssa Maria Rita Gismondo segna un punto di svolta nella ricostruzione della gestione pandemica in Italia.

 

Per la prima volta, davanti alle istituzioni, una voce autorevole del mondo scientifico ha messo nero su bianco una serie di fatti che - se confermati - aprono scenari gravissimi: migliaia di morti classificati in modo discutibile, protocolli clinici applicati senza adeguata evidenza scientifica, decisioni sanitarie e politiche assunte nel panico e senza basi tecniche solide.

 

La vergogna di uno Stato all’epoca, governato da pericolosi incapaci.

 

Siamo di fronte a una vicenda che impone trasparenza, accertamenti giudiziari e responsabilità politiche.

 

I cittadini italiani hanno diritto di sapere se le misure adottate durante l’emergenza sanitaria siano state conformi alla legge, ai protocolli scientifici e al principio costituzionale di tutela della salute pubblica.

 

Non basta sollevare il problema o la polemica, bisogna avere le idee chiare anche sulle probabili soluzioni.

 

Cosa possono fare, concretamente, i cittadini?

 

Chiedere accesso agli atti (ai sensi della legge n. 241/1990) presso il Ministero della Salute e le ASL, per conoscere i criteri con cui venivano classificati i decessi Covid.

 

Presentare segnalazioni o esposti alle Procure della Repubblica competenti, qualora ritengano vi siano state omissioni o errori clinici rilevanti.

 

Sollecitare il Parlamento e la Commissione d’inchiesta a rendere pubblici tutti i verbali e le testimonianze acquisite.

 

Promuovere petizioni e azioni collettive nel rispetto delle procedure previste dalla Costituzione e dalle norme civili.

 

E tutto questo non è poco, se c’è la volontà, ci saranno anche i risultati.

 

Ora vediamo cosa dovrebbe fare la magistratura.

 

Si, ripetiamo, cosa “dovrebbe” fare...

 

Alla luce delle dichiarazioni rese, la magistratura ha il dovere di verificare se vi siano responsabilità penali o civili nella gestione dei protocolli ospedalieri; indagare sul mancato utilizzo delle autopsie, che avrebbe potuto salvare vite e fornire indicazioni scientifiche fondamentali; accertare se la classificazione delle morti e l’uso di dispositivi non conformi alle norme europee abbiano comportato violazioni della legge o danni erariali.

 

E dato che in Italia l’azione penale è obbligatoria, basterebbero le dichiarazioni pubbliche rese dalla Prof.ssa Maria Rita Gismondo per aprire fascicoli a pioggia.

 

Perché che sia chiaro a tutti: il popolo italiano vuole la verità e chiede giustizia.

 

Ed è inutile che vi scriva cosa direbbe Chicco...

 

La Professoressa Maria Rita Gismondo è nata il 18 febbraio 1954 a Catania.

 

Ha due lauree, in Medicina e chirurgia e in Scienze biologiche ed è specialista in Microbiologia clinica e virologia.

 

Secondo voi ha un curriculum valido? è attendibile?

 

Chi può dirlo?

 

Oggigiorno i migliori esperti di virus sono giornalisti, fashion blogger, tiktoker e numerose casalinghe sul modello Angela di Mondello: “Non ce n'è di Coviddi”.

 

Ma scherziamo?

 

Siamo seri, vogliamo veramente dare voce ad una laureata in materia piu che ad una casalinga che esprime concetti tecnico-scientifici?

 

Non si tratta di polemica politica, si tratta di verità, giustizia e dignità per le vittime, per i cittadini e per chi ha operato in buona fede nel caos di quegli anni.

 

L’Italia ha bisogno di sapere cosa è accaduto davvero - perché la fiducia nelle istituzioni si fonda solo sulla trasparenza e sulla responsabilità e diciamolo francamente, ormai l’Italia non ha fiducia nelle istituzioni da diversi decenni.

 

Falsi, omissioni, nascondimenti, bugie, storture delle verità, queste sono state le basi sulle quali i precedenti Governi hanno posato la casa degli Italiani. una casa già mal costruita a monte poggiata poi su pilastri peggio realizzati che progettati.

 

Nossignori, così non va.

 

Poi finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di fare ciò che va fatto.

 

Ovvero, dire la verità...

 

La sua, è stata la testimonianza che nessuno, finora, aveva osato rendere davanti alle istituzioni.

 

Maria Rita Gismondo, microbiologa di fama internazionale, già direttrice del Laboratorio di Microbiologia Clinica e Virologia dell’Ospedale Sacco di Milano e docente universitaria, ha fatto tremare il Senato come una scossa tellurica.

 

Davanti alla Commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid, infatti, ha parlato senza esitazioni: “I dati ufficiali sulle morti per Covid erano discutibili. In molti ospedali qualsiasi decesso, anche con tampone appena positivo e senza sintomi, veniva classificato come morte da Covid”.

 

Parole queste che, se confermate, aprono un abisso.

 

Significherebbe che l’intera base statistica su cui si sono fondate decisioni politiche, sanitarie e mediatiche per anni potrebbe essere viziata da errori o distorsioni sistemiche.

 

Vigliacchi. E pure un pò bastardi...

 

Non meno gravi le rivelazioni sul fronte clinico.

 

Gismondo ha confermato che all’Ospedale Sacco e a Bergamo furono eseguite circa 70 autopsie “di nascosto”, perché formalmente “sconsigliate” dalle circolari ministeriali.

 

Il risultato?

 

“I pazienti deceduti presentavano una massiva formazione di coaguli. L’intubazione, in molti casi, peggiorava il quadro invece di salvarli”.

 

Un errore clinico potenzialmente fatale, ripetuto in migliaia di ospedali nel mondo, che oggi impone domande pesantissime: furono davvero tutti morti di Covid o anche di protocolli errati?

 

Che poi, errore?

 

Sicuri che fu un errore?

 

Secondo noi è stato un orrore!

 

Il racconto di Gismondo getta luce (e merda...) anche sui vertici istituzionali dell’epoca.


L’allora ministro Roberto Speranza, riferisce la scienziata, appariva “nel panico” e privo di riferimenti tecnici solidi: “Non aveva un piano pandemico cui appoggiarsi”, ha detto testualmente in audizione.

 

Un’accusa diretta, che chiama in causa non solo un uomo politico, ma un intero sistema di gestione dell’emergenza.

 

Abbiamo messo la vita dei nostri cari in mano ad un pazzo. O ad un pezzo ...tanto non cambia il risultato...

 

Basti ricordare che il decreto del 2 marzo 2021 autorizzò l’uso di mascherine senza marchio CE: un provvedimento straordinario che oggi, alla luce delle sue parole, appare come una decisione presa nel buio più totale.

 

Come una presa per il culo, diciamolo bene …come lo direbbe Chicco...

 

La testimonianza della Gismondo non può restare confinata nelle aule del Senato.

 

Ora la palla passa alla magistratura, che dovrà verificare se vi siano estremi di negligenza, imperizia o omissione nelle scelte cliniche e politiche adottate in quel periodo.

 

La magistratura sa giocare a palla?

 

Con questa palla ci vorrà giocare?

 

Non si tratta di revisionismo, ma di giustizia.

 

Perché dietro quei numeri ci sono persone, famiglie, vite.

E tanti morti...

 

E se anche una sola di quelle morti poteva essere evitata, l’Italia ha il diritto - e il dovere - di sapere.

 

Vigliacchi.

 

Vigliacchi.

 

Bastardi.

 

Ora vogliamo sapere.

 

Roberto Speranza, il ministro della Salute.

 

Della salute de sto' cazzo... e questo non lo dice Chicco...

 

Il Ministro ha la responsabilità di indirizzare e supervisionare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). 

 

Il Ministro si occupa di ridurre le liste d'attesa, anche attraverso l'emanazione di provvedimenti e il monitoraggio dei tempi da parte delle regioni. 

 

L'obiettivo del Ministro è rendere il sistema più efficiente, garantendo che i cittadini, specialmente quelli più fragili, abbiano un accesso più equo alle cure sanitarie. 

 

Il Ministro è il punto di riferimento per le istituzioni internazionali ed europee in materia di salute. 

 

Il Ministro della Salute dirige il Ministero omonimo e ha il compito di tutelare la salute pubblica come diritto fondamentale di ogni individuo e interesse della collettività.

 

Speranza?

 

Stocazzo again…

 

Scusate, non riuscivamo a fermarci...

 

Durante l’emergenza sanitaria, Roberto Speranza, ministro della Salute dal 2019 al 2022, ha incarnato la linea più rigida e centralizzata nella gestione della pandemia.

 

Un incapace funzionale certificato non avrebbe fatto di meglio.


Fu l’uomo delle ordinanze, dei DPCM, delle chiusure e dei protocolli imposti a catena di comando.

 

Oggi i suoi amici di ieri l’abbandonano, tipo Peppino nostro,  la sua figura è al centro di un rovente scontro, con accuse, politiche e morali, di impreparazione, gestione opaca e incapacità di ascoltare la comunità scientifica più indipendente.

 

Ci domandiamo: all’epoca, non lo sapevano che era impreparato?

 

All’epoca era bravo e oggi non lo è più?

 

O forse chi lo ha scelto era più incapace ed inetto di lui?

 

Il punto più contestato da OP all’ex Ministro, ad esempio, riguarda il piano pandemico nazionale, mai aggiornato dal 2006 e che, secondo numerosi esperti e inchieste giudiziarie, avrebbe potuto limitare il caos organizzativo dei primi mesi del 2020.

 

Gismondo, ad esempio, ha ricordato che, in un colloquio diretto, Speranza “non aveva il piano pandemico cui appoggiarsi”.

 

Un’ammissione devastante per un ministro della Salute nel pieno di un’emergenza globale.

 

Che vergogna.

 

Che schifo.,,

 

Molti provvedimenti firmati da Speranza - come la deroga all’obbligo di marchio CE per le mascherine, o le raccomandazioni contraddittorie sui protocolli terapeutici - sono oggi rivalutati con severità.

 

Ma, purtroppo, solo oggi, allora invece?

 

Più che una strategia, fu una reazione continua, caotica e confusa, spesso condizionata da comitati tecnico-scientifici interni e da pressioni politiche esterne.


Il risultato: sfiducia crescente, misure inefficaci e una sanità ospedaliera portata allo stremo.

 

Speranza, invece, ha più volte rivendicato la “correttezza” del suo operato.

 

Aristocazzo...

 

Affidare un intero ministero a chi non è all’altezza significa consegnarlo a una gestione arbitraria: chiunque si trovi in quella posizione lo guiderà con gli strumenti che ha, spesso inadeguati.

 

È l’equivalente paradossale di chiedere a un metalmeccanico dal tremore alle mani di operare il cervello con una tenaglia e una chiave inglese, pretendendo un risultato eccellente.

 

Ancora ce lo domandiamo: perché non furono autorizzate autopsie diffuse sin dai primi mesi, come da prassi medica in caso di patologie ignote?

 

Perché la classificazione delle morti non fu verificata da un organo indipendente?

 

Perché il Parlamento fu spesso informato a posteriori e non coinvolto nelle decisioni?

 

Sono interrogativi che non riguardano solo un politico, ma la tenuta democratica delle istituzioni in tempo di emergenza.

 

Ieri grande ministro “uno vale uno” oggi Roberto Speranza è una figura divisiva, per alcuni, simbolo di rigore; per altri, emblema di una gestione improvvisata e verticistica che ha sacrificato trasparenza e confronto scientifico.

 

Ovviamente chi lo ritiene simbolo di rigore non è da classificare.

 

Per precisione, Roberto Speranza, che non è mai stato neanche un esponente del Movimento 5 Stelle, è stato nominato Ministro della Salute nel settembre 2019 all'interno del governo Peppino II, all'epoca sostenuto da una coalizione tra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico.

 

Speranza è stato eletto come deputato con la lista "Liberi e Uguali" (uguali a chi?)e, come esponente di quest'ultima, è entrato nel governo. 

 

Una follia tutta italiana … d’altronde un laureato in scienze politiche perché non posizionarlo alla Sanità?

 

Affidare la Sanità a un laureato in scienze politiche è come chiedere ad un architetto di pilotare un aereo di linea: sa come disegnare la pista, ma non come decollare, figuriamoci atterrare …

 

L’Italia non chiede vendette, ma verità e responsabilità.

 

Perché un’emergenza sanitaria non può diventare un’emergenza di coscienza.

 

La Commissione Covid in Senato dovrà ora valutare, alla luce delle nuove testimonianze, quanto delle sue scelte sia stato frutto di errore umano, di pressione politica o di dolo istituzionale.

 

Nel Paese della memoria, vogliamo ricordare?

 

Marzo 2020 - Il panico e la paralisi.

 

Il 9 marzo l’Italia entra nel primo lockdown nazionale.


Il Ministero della Salute, guidato da Roberto Speranza, gestisce l’emergenza senza un piano pandemico aggiornato - quello vigente risaliva al 2006.


Le Regioni chiedono linee guida, ma dal ministero arrivano solo circolari frammentarie e contraddittorie.

 

La parola d’ordine è “chiudere tutto”, ma manca una strategia clinica unitaria: i medici di base restano senza protocolli chiari.

 

Aprile-Maggio 2020 - Autopsie vietate e le intubazioni di massa.

 

Mentre il virus colpisce con forza la Lombardia, le autopsie vengono “sconsigliate” dal ministero.

 

Solo più tardi emergerà che questa decisione ha ritardato la comprensione dei reali effetti patologici del Covid, in particolare della formazione di micro-trombi.


Negli ospedali si applicano protocolli di intubazione aggressiva, rivelatisi poi in molti casi controproducenti.

 

L’Ospedale Sacco di Milano e il Papa Giovanni XXIII di Bergamo procedono di nascosto ad alcune autopsie, i cui risultati smentiscono la linea ufficiale.

 

Estate 2020 - La tregua estiva e il silenzio istituzionale.

 

Mentre i contagi calano, il Ministero non elabora un piano di prevenzione per l’autunno.


La task force tecnico-scientifica segnala la necessità di rafforzare la medicina territoriale, ma le risorse restano concentrate sulle misure di emergenza.


Il risultato: nessun potenziamento strutturale in vista della seconda ondata.

 

Autunno 2020 - Decreti e confusione.

 

Con l’aumento dei casi, Speranza introduce la divisione del Paese in zone colorate (DPCM 3 novembre 2020).

 

Il sistema si rivela complesso e contraddittorio, con criteri modificati più volte e Regioni spesso lasciate senza dati aggiornati.

 

Nel frattempo, il Parlamento viene raramente coinvolto: molte decisioni vengono assunte per decreto o ordinanza ministeriale, riducendo la trasparenza democratica.

 

Gennaio-Marzo 2021 - Mascherine senza marchio CE e piano vaccinale.

 

Con il decreto n. 9 del 2 marzo 2021, viene autorizzato l’uso di mascherine prive di marchio CE, giustificato dall’urgenza.

 

Una scelta che solleva dubbi sulla sicurezza dei dispositivi distribuiti a scuole e uffici pubblici.

 

Parallelamente parte la campagna vaccinale, ma con ritardi e discrepanze regionali.


Il caos burocratico è tale che molte ASL ricevono istruzioni differenti a distanza di poche ore.

 

Bilancio di un anno?

 

In dodici mesi, la gestione Speranza alterna prudenza e improvvisazione.


A fronte di alcuni risultati (come l’avvio del piano vaccinale), restano ombre gravi: mancanza di trasparenza sui dati di mortalità; ritardi nell’analisi autoptica; decisioni politiche fondate su dati parziali o incompleti; marginalizzazione del dibattito scientifico indipendente.

 

Speranza aveva le idee poco chiare su tutto il suo operato ma sui suoi “affari” ce l’aveva chiare, anzi chiarissime.

 

Il suo libro “Perché guariremo” ne è un esempio.

 

Mortacci nostri...

 

Il libro, originariamente previsto per ottobre 2020, fu rinviato senza una spiegazione chiara, poco prima della pubblicazione …

 

Forse a causa delle contestazioni pubbliche all’autore, durante la presentazione del libro in varie città italiane, infatti, Speranza è stato oggetto di proteste, da parte di cittadini e associazioni che contestavano le misure adottate durante la pandemia.

 

Come si dice, vox populi…

 

Anche se alcuni sottolineano la soglia di imbarazzo politico-editoriale, alcune recensioni accusano l’opera di essere “vagamente” scritta, con toni consolatori (guariremo) che contrastavano con la realtà ancora drammatica della pandemia italiana.

 

Infatti la gente non guariva, ma moriva …

 

E poi il sottotitolo, mai un “payoff” fu più azzeccato di questo: ”Dai giorni più duri a una nuova idea di salute.”

 

L’idea: la sua.

 

Arimortacci nostri...

 

Comunque tranquilli, alla fine è uscito - nella sua edizione ampliata - a gennaio 2024: chi vuole goderne oggi può, noi suggeriamo già la pagina 28 del “libro” (dove si parla della Cina) … il resto, credeteci, è tutto un bel sapere...

 

In conclusione, al signor Ministro già si imputavano ritardi nella gestione delle emergenze sanitarie, comunicazione istituzionale non chiara e conseguente fallace gestione delle risorse sanitarie tuttavia, dopo la testimonianza della Prof.ssa Maria Rita Gismondo, beh, se è vero che la Speranza è l’ultima a morire ora dovrebbe essere la prima ad essere indagata...

 

Speriamo...

 

Se un laureato in scienze politiche può guidare il Ministero della Sanità, in fondo, perché non mettere un dentista al Tesoro e un cuoco alla Difesa?


Dopotutto, da queste parti basta un pezzo di carta per accedere al potere; il resto è solo decorazione.

Poi scrivi un libro e si sistema tutto.

 

Serve la verità. Serve fare giustizia.

Per tutti quelli che sono morti, per chi è rimasto a piangerli, per quelli che hanno perso il lavoro, per coloro che hanno chiuso la propria attività...

 

Che siate maledetti...

In eterno...

Amen.


a cura di Mino e Fidi@s


(image popolare dal web)

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