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Roma “Monument to failure”: 80 milioni per ristrutturare la piramide senza faraone!

  • oposservatoriopoli
  • 10 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Eccola lì la Vela di Calatrava, nell’ex Città dello Sport di Roma.

 

Ci risiamo: a Roma si promette il rilancio e invece si torna a gonfiare la polvere sotto il tappeto.

 

L’ultima trovata del sindaco Roberto Gualtieri?

 

Mettere mano alla Vela di Calatrava, il relitto architettonico di Tor Vergata che da 17 anni galleggia nel nulla, come un’astronave caduta male.

 

Ma oggi, grazie al commissario straordinario per il Giubileo, la “cattedrale nel deserto”, finalmente, è stata (più o meno) ultimata!

 

E che fai, non li spendi altri 80 milioni di soldi pubblici, oltre ai 240 già spesi (e rubati!?) per farla, per farti bello davanti ai fotografi?

 

Un’opera da 300 milioni di euro (stimati) che oggi non serve a nessuno, non ospita nulla, e che è diventata il monumento definitivo al fallimento urbanistico della capitale.

 

Eppure, il Campidoglio ha deciso di investirci ancora - senza un progetto chiaro, senza una visione concreta e, soprattutto, senza vergogna!

 

Non si sa per cosa o perché si sia dato sfogo a questo “nuovo progetto”, visto che, oltre al resto, non esiste ancora nessun tipo di collegamento pubblico per raggiungerla, se non autonomamente con i propri mezzi.

 

Raggiungerla per poi cosa fare esattamente?

 

Immaginiamo che ora la Vela senza vento rimarrà lì inutilizzata per altri decenni, con conseguenti esorbitanti costi di manutenzione finché non verrà costruita una qualche linea pubblica sotterranea o di superficie che la colleghi al centro città.

 

Ma poi, una volta raggiunta?

 

Bah …

 

Gualtieri parla di “rilancio della periferia Est” e di “recupero urbano”.

 

Con l’intervento a Tor Vergata: “aree urbane per anni simbolo di degrado e illegalità vengono restituite alla collettività”, sottolinea il viceministro all’Economia Maurizio Leo.

 

Ministro ma, esattamente, a quale collettività?

 

A chi sono restituite le aree urbane?

 

Ma chi conosce Tor Vergata sa che la Vela è tutto tranne che periferia viva: è cemento isolato, degrado strutturale, e uno scheletro fantasma nel mezzo del nulla.

 

La verità?

 

Diciamola, questa è l’ennesima operazione di facciata.

 

Forse non è una cattedrale nel deserto, forse è una Vela in un cimitero urbano.

 

Manca la destinazione d’uso, manca un piano sostenibile, mancano collegamenti, servizi, infrastrutture.

 

Ma evidentemente, come sempre, in certe aree di pensiero non mancano i soldi pubblici da bruciare in “riqualificazioni” che profumano di appalto.

 

Gualtieri si era presentato come il sindaco del risanamento e della concretezza. Invece, a metà mandato, si scopre sindaco del simbolismo vuoto: grandi opere incompiute rianimate per propaganda, mentre le buche continuano a divorare le strade e i bus a prendere fuoco.

 

La Vela di Calatrava non è un’opera da completare: è un errore da ammettereun ecomostro da archiviare, non da rilanciare.

 

Invece, si butta benzina sull’incendio del passato, nella speranza che una futura passerella elettorale venga costruita su una colata di cemento “iconico”.

 

Tor Vergata merita di più. Roma pure.

 

In una città con quartieri senza fognature, scuole a rischio crollo, trasporti fatiscenti, la Vela è un insulto, non un’opportunità.

 

Gualtieri sembra ignorare che la dignità urbana non si misura in tetti disegnati da archistar, ma in servizi veri, vivi, vicini alle persone.

 

Conclusione: il vento non basta se la vela è bucata!!!

 

La verità è che la Vela di Calatrava non va completata, va lasciata affondare.

 

Per rispetto dei cittadini, per dignità amministrativa, per onestà intellettuale.

 

Gualtieri, se proprio vuoi lasciare un segno, progetta qualcosa di utile.

 

Un parco.

 

Una biblioteca.

 

Un ospedale.

 

Ma smettila di rianimare cadaveri architettonici simbolo dello spreco pubblico.

 

 Mentre sta cazzo de città... continua a marcire nei suoi bisogni veri...



ree

 
 
 

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