Oggi, vi raccontiamo una storiella.
- oposservatoriopoli
- 3 nov
- Tempo di lettura: 2 min
Una di quelle incompiute.
Dove non c'è il lieto fine.
Dove non si vede la fine.
C’era un tempo … ”In un tempo che potremmo definire tardo gotico…tardo bizantino…tardo un pochino ma stai tranquillo che arrivo…” un paese chiamato Italia.
Un paese diviso e contraddittorio dove ogni giorno ci si lamentava di qualcuno o di qualcosa.
Un paese lacerato dalle fazioni e dalla faziosità.
Un paese dove l’unico motto era quello che “dire e’ meglio di fare”…
E nel dire era inclusa la ragion di critica “a tutti i costi” nei confronti del rivale.
Senza farvi la lista degli episodi.
Sarebbe infinita.
In mezzo, il popolo.
Come sempre.
Da sempre.
Un popolo che si lasciato ammaliare nei singoli, da chi, dalla destra alla sinistra passando dal centro, ha raccontato, per convenienza, una interminabile carrellata di favolette, dove il lupo, a secondo del racconto, spesso diventava pecora e viceversa.
Un popolo confuso ed allo sbando, in un paese in balia della protesta e della contestazione.
A cosa?
A tutto.
Da parte di tutti.
Senza capire che questa è la strada per la direzione finale.
Lo scontro.
Totale.
Dove, come sempre, vincerà il più forte e non il più saggio.
È questo che volete?
Piantatela.
Subito.
Tutti.
Senza distinzione di fazioni.
E risolvete, insieme, una volta per tutte i veri problemi che attanagliano il popolo.
Questo popolo stanco di essere trattato, da parte di parecchi di voi, come un branco di primati.
Lavoro, sanità, giustizia, emergenza casa, scuola e quant’altro.
Perché, ricordatevelo: “se c è una cosa su cui tutti i cittadini, senza esclusione alcuna, sono d’accordo, e’ quella di voler vivere serenamente in un paese governato da chi si prenda cura di loro.”
Per dirvela spiccia, come farebbe Chicco: “C’avete proprio rotto er cazzo…”










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