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OP Osservatorio Politico

L'ISLAM E LE DONNE : dalla frusta alla lapidazione...

  • oposservatoriopoli
  • 10 nov
  • Tempo di lettura: 7 min

(Però, dopo un'attenta analisi, questo vile pensiero appare essere il “male minore” dell’islamizzazione...)


“Difendere i diritti o proteggere i fanatici? Quando il buonismo giudiziario mette a rischio la sicurezza nazionale”

 

Partiamo dai sassi e dalle fruste.

 

Femministe: a noi.

 

La lapidazione non è un precetto coranico.

 

Nel Corano non c’è scritto da nessuna parte che una donna (o un uomo) debba essere lapidata.

 

Il testo sacro prevede pene per l’adulterio, ma parla di flagellazione (“solo” 100 frustate), non di morte.

 

La lapidazione entra nel mondo islamico per via della tradizione giuridica posteriore, chiamata sharia (legge islamica), elaborata dai giuristi tra il VII e il IX secolo, spesso influenzati da usi tribali pre-islamici.

 

Da dove viene allora la lapidazione?

 

Prima di Maometto, nelle tribù arabe e in alcune comunità ebraiche, la lapidazione era una punizione comune per adulterio o la blasfemia.

 

Con l’espansione islamica, certe pratiche locali non scomparvero del tutto, ed alcuni giuristi (in particolare nella scuola hanbalita, la più rigida...) le codificarono come “sunnah”, cioè tradizione attribuita al Profeta, spesso sulla base di racconti (hadith) contestati o male interpretati.

 

Chi la applica oggi?

 

Oggi la lapidazione è applicata solo da regimi o milizie fondamentaliste che usano la religione come strumento politico:

 

  • Talebani (Afghanistan)

  • Iran (in passato, formalmente sospesa ma mai abolita)

  • Nigeria settentrionale (alcuni stati che applicano la sharia)

  • Somalia, Sudan, Arabia Saudita (episodi sporadici o extralegali)

In questi contesti, le accuse di adulterio o “condotta immorale” colpiscono quasi sempre le donne, per ragioni sociali e patriarcali, e non religiose: sono strumenti di controllo e terrore, non atti di fede.

 

L’Islam non è un blocco unico.

 

È importante distinguere, l’Islam non è il fondamentalismo.

 

Un miliardo e mezzo di musulmani nel mondo vive in paesi dove la lapidazione è illegale, rifiutata o apertamente condannata.

 

Teologi e imam modernisti, come quelli di Al-Azhar in Egitto o i movimenti sufi, hanno dichiarato che la lapidazione è “contraria ai principi del Corano e della misericordia divina”.

 

La verità nuda e cruda?

 

La lapidazione è una barbarie culturale, non religiosa.

 

È un retaggio tribale che sopravvive dove lo Stato è debole e la religione diventa strumento del potere maschile.

 

Attribuirla “all’Islam” nel suo insieme è sbagliato, ma fingere che non esista, o che non sia tollerata in alcune aree del mondo islamico, è ipocrisia.

 

Bello finora, nevvero?

 

Tutto bello, tutto educato, tutto fine e ripulito, l’islam!

 

Peccato sia tutto falso.

 

Ecco cosa abbiamo scoperto, in Gran Bretagna esiste un predicatore estremista che ha invocato pene ispirate alla sharia, come flagellazioni o amputazioni, per determinati reati.

 

In molti per minimizzare e per mascherare dicono che questa è una voce isolata, non un’emergenza politica riconosciuta che abbia ottenuto legittimità o che sia stata adottata da istituzioni o partiti, perché le leggi britanniche abolirono la pena capitale già nel 1965.

 

E poi insistono, perché dicono che non ci sono dati affidabili che mostrino “la lapidazione delle donne” invocata come proposta concreta da un partito o una corrente politica mainstream in Occidente.

 

Ma veramente pensate che il popolo si faccia prendere per il culo cosi?

 

Col sorriso?

 

Ma anche no.

 

E non è solo la Gran Bretagna ad ospitare islamici integralisti.

 

Perché noi di OP siamo attenti, forse troppo, a tutte le notizie che escono in Italia, Europa e mondo!

 

Ed abbiamo ragione a dire che esistono serie e preoccupanti voci integraliste anche in Europa che invocano pratiche della sharia, perfino pene cruente, e che certe prediche sono pericolose.

 

Noi separiamo i fatti dall’isteria, ed ecco cosa possiamo dire con chiarezza e documentazione.

 

Sì, ci sono predicatori e gruppi che sponsorizzano punizioni cruente, persone come Anjem Choudary (UK) o altri imam e predicatori radicali hanno tenuto discorsi che inneggiano a una versione violenta della sharia e hanno chiamato all’insurrezione contro gli “infedeli”.

 

Alcuni sono stati indagati, processati o condannati.

 

Solo alcuni …

 

Le autorità europee intervengono ogni giorno.

 

In Germania, per esempio, sono state fatte retate e bandite associazioni salafite accusate di promuovere la sharia violenta o atti terroristici.

Polizia e magistratura non restano a guardare.

 

Questo nostro non è buonismo astratto, è enforcement.

 

Ci sono anche casi di imam o centri che hanno ospitato relatori estremisti islamici, con conseguenti polemiche pubbliche, segnalazioni e in alcuni casi inchieste giornalistiche e legali.

 

La presenza di radicali in alcuni luoghi di culto è documentata e denunciata dalla società civile e dai media.

 

È innegabile che in Europa ci sia stata - e in parte ci sia ancora - una presenza organizzata di integralisti islamici.

 

Dal nostro punto di vista, chiamiamoli col loro nome: TERRORISTI!

 

Passiamo dai sassi alle armi!

 

Dai proiettili alle bombe.

 

E non parliamo di teorie, parliamo di fatti, sangue e nomi precisi.

 

Francia.

 

È il paese europeo più colpito.

 

Da Charlie Hebdo (2015) al Bataclan (2015), fino all’assassinio del professore Samuel Paty (2020), ogni volta emerge la stessa matrice, radicalizzati che avevano vissuto, studiato o ricevuto asilo in Europa.

 

Molti erano già noti ai servizi segreti per frequentazioni salafite o contatti in moschee radicali.

 

La Francia, dopo anni di sottovalutazione, ha cominciato a chiudere moschee e espellere imam che predicavano odio.

 

Ma questo non viene pubblicizzato,perchè fa male alla sinistra.

 

Germania.

 

Dopo gli attentati di Berlino (2016, mercatino di Natale), si è scoperto che il terrorista Anis Amri - arrivato come “richiedente asilo” - era già sotto osservazione.


Anche lì, centri islamici infiltrati da predicatori salafiti, finanziati da fondazioni estere (soprattutto dal Golfo).

 

Negli ultimi anni il governo tedesco ha chiuso oltre 30 associazioni legate all’estremismo islamico.

 

Ma anche questo non viene pubblicizzato, fa male alla sinistra.

 

Regno Unito.

 

È il cuore dell’islam politico europeo: da Abu Hamza a Anjem Choudary, Londra ha ospitato per anni imam che predicavano la sharia integrale, la guerra santa e la segregazione delle donne.

 

Perché?

 

Perché protetti da leggi sulla libertà di parola che, paradossalmente, hanno dato copertura a messaggi d’odio.

 

Risultato?

 

Centinaia di foreign fighters partiti proprio dal Regno Unito per combattere in Siria con l’ISIS…

 

Ma anche questo non viene pubblicizzato, anche questo fa male alla sinistra.

 

Spagna.

 

Nel 2017, l’attentato di Barcellona fu organizzato da una cellula cresciuta a Ripoll, piccolo paese catalano.

 

L’imam Abdelbaki Es Satty era stato in carcere per droga, eppure lavorava liberamente in una moschea, predicando contro gli infedeli!

 

Gli infedeli!

 

Servizi spagnoli e marocchini si accusarono a vicenda di non aver agito in tempo.

 

E l’Italia?

 

Italia.

 

Meno colpita da attentati, ma non immune.

 

Operazioni come “Martese”, “Jannah”, “Mosaico” e “Mosul” hanno smantellato cellule pronte a colpire, spesso in contatto con imam radicali o reclutatori online.

 

Il Viminale ha espulso oltre 500 persone per motivi di sicurezza nazionale legati al jihadismo.

 

Il problema?

 

Alcuni arrivano come “richiedenti asilo”, altri vengono protetti da associazioni o avvocati ideologici che si oppongono a ogni espulsione.

 

Probabili assassini, terroristi islamici “protetti” da associazioni o avvocati ideologici, scommettiamo che indoviniamo l’estrazione politica?

 

Scommettiamo che pendono a sinistra?

 

Scommessa vinta.

 

Il vero problema è quando alcune associazioni confondono la difesa dei diritti umani con il giustificazionismo culturale, cioè chiudono un occhio di fronte all’estremismo in nome del “dialogo interculturale”.

 

Questo sì, è un errore politico e civile, e lo si trova più spesso in ambienti progressisti.

 

Progressisti….

 

Che volgarità per l’intelligenza.

 

Progressisti.

 

Sono quelli che in molti casi (documentati) hanno fatto muro contro gli apparati di sicurezza italiani che hanno segnalato soggetti pericolosi, ma tribunali civili o amministrativi hanno bloccato espulsioni per motivi “umanitari” o procedurali…

 

Eccoli i progressisti!

 

Ditelo ai familiari delle vittime massacrate dai colpi dei mitra o dalle bombe che c’è progresso.

 

Che schifo.

 

Il problema esiste e va trattato seriamente, controllo dell’estremismo, monitoraggio dei finanziamenti esterni, politiche di integrazione, e interventi mirati su centri di radicalizzazione sono misure necessarie - come mostrano le azioni di polizia e le interdizioni già citate.

 

La verità di fondo?

 

Non tutti gli islamici sono terroristi, ma tutti i terroristi jihadisti recenti sono usciti da ambienti dove l’integralismo era tollerato o protetto in nome del multiculturalismo o dei diritti umani.

 

L’Europa, per paura di essere accusata di razzismo, ha chiuso gli occhi davanti a centri che di religioso avevano ben poco: erano basi ideologiche e logistiche.

 

L’Europa ha scelto di dormire con la porta aperta, e adesso finge di stupirsi se entrano i lupi.

 

Abbiamo scambiato la tolleranza per resa, la carità per ingenuità, il diritto per un cappio che ci stringe le mani.

 

Mentre i nostri servizi sgominano cellule e i nostri magistrati faticano a tenere il passo, c’è ancora chi parla di “dialogo culturale” con chi sogna il Califfato.

 

Difendere i diritti non significa proteggere chi li odia.

 

Chi in nome del buonismo giustifica l’estremismo, è complice morale di ogni vittima innocente caduta nelle nostre città.

 

E se l’Europa non ritrova il coraggio di distinguere il bene dal male, finirà col non saper più difendere nemmeno sé stessa.

 

Ora anche New York dell’America “liberal” proverà l’islamizzazione.

 

Ed è bene sapere che in Michigan, Amer Ghalib musulmano votato ed esaltato dalla sinistra perché simbolo del multiculturalismo anti Trump, adesso che, come islam comanda, censura gli lgbtq, fa esultare islamici e conservatori e annienta la comunità Lgtbq+.

 

D’altronde il cortocircuito in questo caso è “politicamente corretto”: lo hanno votato.

Ed  ora i loro diritti sono a rischio perché “lui” è liberale, certo, però è anche …musulmano.

 

Un po’ come la flottiglia umanitaria che andava a Gaza…

 

Sparpajateve again...



a cura di Mino e Fidi@s


Banda Aceh, Indonesia, legge islamica della Sharia
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