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L’ALTRO FRANCESCO PAZIENZA, L'UOMO DEL MARE, IN ESCLUSIVA PER LSNN …

  • oposservatoriopoli
  • 25 giu
  • Tempo di lettura: 4 min

Sotto il mare la calma, sopra invece, i ricordi della dolce vita …


A qualche giorno dalla sua morte voglio pubblicare qualcosa di Francesco che non sia il solito articolo sui servizi segreti e le devianze nazionali.

Nelle passeggiate consumate, spesso bordo mare, con un vecchio amico, “Cicci” per gli amici, si è sempre parlato d’avventura e di mare…

Mi raccontava e mi racconta spesso, con emozione, della sua forte passione per il mare e, soprattutto, per la velocità, un binomio questo che nella salsedine è riservato davvero a pochi.

Come si fa ad essere “veloci” sul mare e poi, quanto veloci sul mare?

Ci siamo sentiti qualche tempo fa e gli ho detto: “Cicci, ma te lo ricordi che scrivo per diversi blog e testate?”

Ha sorriso e mi ha risposto il suo classico: “Ho capito!”.

A quel punto, conoscendomi, dato il messaggio diretto, tipo: “Dettami tutto che scrivo storie inedite…” gli è venuto giù uno tsunami di ricordi da mettere su carta, ricordi privilegiati in esclusiva per i lettori che vorranno apprezza un lato diverso di Francesco, da quello del noto faccendiere.

Ho materiale privilegiato per raccontare almeno cinquant’anni di storie di mare, inizio con una panoramica di cosa vi aspetta … 

“Allora Max, mi fai venire in mente vecchi ricordi, beh, tante cose di me le sai ma alcune non te le ho mai dette. Allora, inizio a raccontarti che Io mi sono laureato in medicina con 110 e lode con tesi sulle immersioni a grande profondità all’università La Sapienza di Roma. Quando tu avevi tre anni, nel 1973, a Houston io fui ospite della Oceaneering International Inc., una società di ingegneria sottomarina e tecnologia applicata che fornisce servizi e hardware ingegnerizzati a clienti che operano in ambienti marini e spaziali, in quella occasione mi fecero provare il respiratore Westinghouse della NASA, all’epoca si chiamava così una specie di erogatore primordiale per la profondità. Calcola che è lo stesso respiratore degli astronauti adattato per la subacquea. Pensa che all’epoca, chi mi dette le istruzioni fu l'astronauta e acquanauta statunitense ufficiale di marina e di aviazione Mr. Scott Malcolm Carpenter in persona.

Nella mia vita da pioniere subacqueo, quando la subacquea era un’avventura esplorativa, ricordo che il massimo che ho fatto è un'immersione a -120 metri con respiratore Draeger con miscela elio ossigeno.

D'altronde se oggi si possono fare certe immersioni in sicurezza è solo perché all’epoca ci siamo addentrati, anzi, spinti oltre certi parametri, magari incoscientemente, però l’avventura è questa.

Io lavoravo alla “Cocean” di Marsiglia che era affiliata al Gruppo Cousteau e di tanto in tanto, incontravo il grande Jacques-Yves Cousteau.

Con la Cocean facevamo lavori sottomarini ed avevamo anche dei mini-sottomarini, il Perry pc3 e il Perry pc5.

Il Perry pc3 è un sommergibile ad una atmosfera progettato per tutte le attività commerciali, ricerca scientifica, riprese subacquee, ricerca e salvataggio. Porta da tre a quattro passeggeri con una profondità operativa di massimo 300 metri per un massimo di 8 ore.

Pensa che dal Perry pc5 si poteva anche uscire e rientrare.

Stabilizzavano il tutto a pressione a -50 metri, si tornava in superficie ed una gru ci tirava su, ci portavano in una camera di decompressione e iniziavi la decompressione all'asciutto.

Ricordo che quella volta la mia decompressione durò circa 3 ore e alla pressione di 15 metri respiravo da un boccale ossigeno puro.

Erano altri tempi, tempi di prove e d’avventura condite con l’incoscienza e la voglia di fare.

Che ricordi incredibili.

Comunque sia adesso ti racconto una cosa che mi è successa “sopra” il mare.

Negli anni 70 ero socio di Ali Reza Pahlavi, morto qualche anno fa, il secondo figlio dello Shah d'Iran Mohammad Reza Pahlavi, o meglio, il secondo figlio dell’ultimo Scià di Persia.

Avevamo un motoscafo offshore, era terrificante, un vero mostro marino di superfice, altro che quel cesso, quella bagnarola che hai guidato tu nel golfo, il nighthawk16!

Comunque, con il numero 395 e i colori di Ali Reza sfrecciava il nostro “ CUV 38' ”, capostipite di una generazione di barche in alluminio costruite fra gli anni settanta e ottanta dal celebre cantiere viareggino su progetto dell'inglese Don Shead.  

Aveva oltre 700 cavalli e se è vero che la velocità di un nodo equivale a un miglio nautico (1.852 mt) per ora, lui viaggiava a quasi 90 nodi, parenti di 166,68 km/h e credimi, non tutti avrebbero avuto il coraggio di guidarlo alle massime prestazioni, io lo adoravo.

Nel 1983 sono arrivato terzo nella gara di corsa nautica nel lago di Detroit negli Stati Uniti, primo classificato nei monocarena e pensa che in una gara si spezzò la pala di un’elica.

Stop!

Buttato in acqua, cambiata l’elica in 40 secondi e ripartito.

Ti racconto un ultimo aneddoto.          

Un giorno in una uscita a Montecarlo con “ CUV 38' ”, avevo a bordo il famoso Eddy Cheever corridore di Formula 1, noto anche come "L'americano di Roma".

Spavaldo il corridore volle essere per forza mio passeggero in una uscita di prova.

Beh, senti, siamo usciti, ho dato un po’ di manette però poi lo scaricai veloce a Nizza perché il “pilota”, si era cac….to addosso!” (…e iniziò a ridere ….)

Come amava dire Francesco quando parlava di sé: “Questi sono solo piccoli pezzi della mia vita che racconto volentieri, ora vi lascio ai vostri ricordi e alle vostre storie però, conoscendo Massimiliano, sono sicuro che mi chiederà altre storie legate al mare e io, non potrò fare ameno di raccontargliele per voi. Un caro saluto a tutti da Francesco “Donato” Pazienza, per gli Amici, Cicci.”


Mi auguro che i lettori di lsnn abbiamo apprezzato questo breve racconto.


ree

 
 
 

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