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OP Osservatorio Politico

Il Mistero Pazienza: Cronaca di un'italia deviazionista.

  • oposservatoriopoli
  • 23 giu
  • Tempo di lettura: 4 min

Chi era davvero Francesco Pazienza? Ma lo era davvero?


Medico, faccendiere, agente segreto o burattino di poteri occulti?

La sua vita resta un enigma irrisolto nel panorama oscuro della Prima Repubblica.

Nato a Monteparano nel 1946, laureato in medicina per volere dei genitori, Pazienza abbandona presto il camice per inseguire la sua vera passione: l'intelligence.

Negli anni '70 si muove tra Francia e Italia come consulente finanziario, finché nel 1979 entra nel SISMI, accanto al generale Giuseppe Santovito.

In pochi mesi si ritrova immerso nei giochi più pericolosi dello Stato parallelo italiano.

Nel 1981, è uscito veramente dal SISMi?

Il suo nome appare nei dossier più scottanti, dal crac del Banco Ambrosiano alla Strage di Bologna, passando per il rapimento Cirillo e la famigerata loggia P2.

Fu davvero un devoto servitore della patria o un cinico manovratore al soldo di forze invisibili?

Le domande si moltiplicano.

Francesco Pazienza era davvero iscritto alla P2?

Aveva legami con Licio Gelli?

Conobbe davvero Ali Agca, l'attentatore del Papa?

Tentò veramente di ricattare Luciano Violante?

Domande senza risposte ufficiali, ma che alimentano il mito.

Nel 1985 viene arrestato a New York su richiesta italiana per il crac Ambrosiano, ma le sue condanne arriveranno per ben altro, nel 1988, 13 anni di reclusione per il depistaggio sulla Strage di Bologna.

Aveva infatti orientato le indagini su una falsa pista estera, coinvolgendo palestinesi e tedeschi, coprendo - forse - la verità interna.

Poi l'ombra del segreto di Stato.

Nel 1987 il governo blinda il suo fascicolo estradizionale.

Perché?

Quali informazioni così sensibili conteneva da richiedere il silenzio ufficiale?

Nessuno se l’è mai chiesto.

Anche la politica tace.

Cossiga, allora presidente del Consiglio, accennò a "trasporti esplosivi accidentali" dei palestinesi.

Nessuno ascoltò.

Il SISMi sapeva?

Il colonnello Giovannone aveva informato in anticipo di un possibile attentato a Bologna, ma i suoi report furono ignorati.

Perché?

Dal 1990 al 1994, tra assoluzioni e condanne, il caso giudiziario di Pazienza diventa una saga giudiziaria kafkiana.

In mezzo, amicizie altolocate, rapporti internazionali ambigui, un passato con Jacques Cousteau, passioni per motori, donne e segreti.

La sua ossessione per l'intelligence fu totale.

Viveva il "servizio" non come lavoro, ma come missione esistenziale.

Oggi, dopo la sua scomparsa a 79 anni, il mistero resta.

Quanti segreti si è portato dietro?

Era un agente deviato o un capro espiatorio?

Oppure un credibile mitomane?

Un manipolatore?

Un narcisita?

Chi l'ha protetto e chi l'ha tradito?

Perché Francesco fu interrogato in Via Giulia nel 1997?

Chi era presente in quella occasione?

Su cosa fu interrogato?

Quali patti strinse l’Avvocato Giuseppe De Gori in nome e per conto di Francesco Pazienza nel 1997 e 1998?

Dov’è finito il verbale d’udienza dell’incidente probatorio di Francesco Pazienza, tenutosi nel 2003 nell’aula bunker di Piazza Adriana al cospetto dell’allora GIP Otello Lupacchini?  

E perché nel 1999, nonostante fosse già detenuto, su Pazienza cadde la scure del 41 bis?

Il caso Pazienza ci ricorda che la storia recente d'Italia non si racconta solo nei libri, ma nelle stanze chiuse dove il potere si autoassolve.

E il suo nome resta inciso in quel labirinto fatto di logge, palazzi, servizi, depistaggi e silenzi, soprattutto silenzi ma non i suoi!

Perché Francesco amava parlare, forse troppo.

Su Craxi, su Pecorelli, su Andreotti, su Violante, perfino sulla strage di Capaci, tutto, in un modo o nell’altro, sembrava passare dal suo archivio.

Un archivio sì monco e depredato, ma che faceva paura a molti.

A proposito di archivio, che fine hanno fatto tutte le lettere che Francesco scrisse dal carcere tra il 1995 e il 1999?

Dove sono finite quelle corrispondenze, forse piene di verità mai lette?

O forse seppellite prima di lui?

Infine, il suo primo libro - “Il Disubbidiente”, Longanesi, collana “Il Cammeo”, 1999 - vide davvero la luce nella sua versione integrale?

Perché non si trovò mai nelle librerie?

E soprattutto: chi acquistò in blocco tutte le copie, facendole sparire dal mercato?

Per chi cerca una lettura più accessibile, oggi è disponibile la sua autobiografia aggiornata, La versione di Pazienza (Chiarelettere, 2022).

Anche in queste pagine, però, Francesco si concentra sugli snodi principali della sua vicenda: il crac del Banco Ambrosiano e la morte di Roberto Calvi, i depistaggi legati alla strage di Bologna, i retroscena dei servizi segreti e i suoi rapporti con nomi pesanti della Prima Repubblica come Andreotti, Cuccia, Gelli, Santovito e D’Amato.

Perché nessuno si è mai domandato come mai i libri di Francesco si interrompono tutti agli eventi del maggio 1999?

Perché nessuno si è mai chiesto cosa accadde dopo?

Soprattutto, perché non ne scrive o ne parla mai lui?

Forse è proprio in quel "dopo" che si cela la verità più indicibile.

Un dopo che qualcuno ha voluto cancellare, rimuovere, silenziare. Finché quei documenti resteranno sepolti, finché quei verbali continueranno a sparire, finchè chi era con lui è destinato a tacere, finché nessuno oserà violare i recinti del segreto di Stato, il mistero Pazienza continuerà ad aleggiare come un’ombra lunga sulla nostra storia.

Perché in Italia, spesso, ciò che non si può raccontare è proprio ciò che più andrebbe ascoltato.


fidi@s1970 - Member 20643 * GNS Press Association


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