FEMMENA...TU SI NA MALAFEMMENA...
- oposservatoriopoli
- 28 ott
- Tempo di lettura: 8 min
(Il silenzio dell’infamia: il femminicidio in Italia)
In un Paese che ama definirsi civile, ogni Donna uccisa per mano di chi diceva di amarla è una ferita che gronda vergogna collettiva.
Il femminicidio non è una tragica eccezione, ma un fenomeno radicato nella cultura del possesso, nell’indifferenza sociale e nelle lacune di un sistema che troppo spesso arriva tardi.
E che , più di qualche volta, non arriva mai.
Dietro ogni nome c’è una storia spezzata, un grido ignorato, una promessa di protezione tradita.
E il tradimento è infamia.
Parlare di femminicidio significa guardare in faccia l’infamia di una violenza che non appartiene al passato, ma che continua a consumarsi nel presente, tra le mura domestiche e nel basso silenzio delle Istituzioni.
O meglio, di alcune Istituzioni.
Per ogni Donna che muore, scompare una nonna, una mamma, una compagna, una sorella, una figlia …
La Donna (scusateci maschietti se noi di OP amiamo scrivere la parola Donna con la D maiuscola) è essenza.
L'essenza della Donna si manifesta attraverso un insieme di qualità che includono la forza, l'empatia, la creatività, la resilienza e la capacità di accogliere e nutrire.
La magia di concepire e di partorire l’essere umano.
Queste caratteristiche possono combinarsi in modi unici, portando alla luce una saggezza interiore che lega il femminile al sacro e alla trasformazione.
Non esiste un'unica essenza, ma una varietà di espressioni che celebra la gentilezza, la determinazione e la compassione.
Ecco cos’è la Donna: la Donna è come l’acqua.
E l’acqua è la vita.
E come l’acqua, la vita della Donna spesso scorre in terra in un fiume di sangue.
La Donna ha quella capacità unica di sopportare le avversità, di rialzarsi e di lottare con grazia indomita, come una forza silenziosa ma impetuosa.
La Donna ha quella sensibilità nel comprendere e accogliere gli altri, la dolcezza e la compassione nel prendersi cura d’ogni cosa.
La Donna è l'arte di creare e inventare ogni giorno, sia nel quotidiano che nelle grandi realizzazioni, e la capacità di generare e rigenerare la vita.
Eppure in Italia, paese del progresso e della legalità, ogni anno decine di donne vengono uccise da compagni, ex partner o familiari.
Oppure da perfetti sconosciuti, ma questa è un'altra storia, fa parte dell’immigrazione clandestina.
Nella totalità assoluta...un mucchio di bastardi senza palle...
Non crediamo si tratti di raptus né di fatalità, ma di un sistema di dominio e controllo che affonda le radici in modelli culturali distorti, dove l’amore viene confuso con il possesso e la forza con il diritto di imporre.
A questa violenza si somma l’inadeguatezza delle risposte istituzionali: denunce ignorate, protezioni mancate, percorsi di sostegno frammentari.
Eppure le leggi ci sono, e sono anche severe.
Il femminicidio è la punta di un iceberg che comprende abusi psicologici, economici e sessuali, spesso invisibili ma devastanti.
Combatterlo significa molto più che chiedere giustizia per le vittime, significa cambiare la cultura del potere, dell’educazione e del rispetto.
Significa insegnare ai ragazzi che amare non è possedere, e alle ragazze che la libertà non si negozia.
A nessun costo, per nessuna ragione.
"Porca troia" ...tuonerebbe Chicco...
Solo quando il Paese saprà riconoscere la radice sociale e politica di questa violenza, il termine “femminicidio” non sarà più una parola ricorrente nei titoli di cronaca, ma solo un monito del passato.
E poi si parla di patriarcato in un Paese fondato sul matriarcato.
No, non è patriarcato, è solo malcostume, è indigenza, è maleducazione, è depravazione.
E' quel maledetto buco nero nel quale orbita il pensiero comune di “farla franca”.
Perché in Italia se conosci un minimo la legge, e hai i soldi per pagare un buon avvocato, la fai quasi sempre franca.
O meglio, diciamo che in Italia fai un pò come cazzo ti pare, tanto nessuno ti punisce veramente.
Pensate che nella nostra Costituzione non esiste la parola “responsabilità”.
Ma questo lo affronteremo più avanti.
Partiamo dalla statistiche: quelle indagini basate sui calcoli tipo quelle dalle quali risultava, ad esempio, che negli anni ‘80 ogni famiglia Italiana mangiava 8 polli al mese.
Poi se c’erano famiglie che ne mangiavano solo 1 e altre addirittura 15 di al mese,
non era un problema, perché i conti tornavano sempre.
Partiamo dal 2022: dove sono state uccise 106 donne in casi che rientrano nella definizione di femminicidio (o “omicidio di Donna in ambito familiare/affettivo”) a fronte di un totale di 126 omicidi con “vittima Donna”.
Qualquadra non cosa...
Comunque, nel 2022, in sintesi, 106 vite spezzate, 106 famiglie distrutte.
Nel 2023, invece, sono stati registrati 334 omicidi volontari.
Di questi, 117 sono vittime di sesso femminile...
Ma che vuol dire omicidi con vittime di sesso femminile?
Vuol dire che ci state prendendo per il culo.
Per il 2024 però, i dati sono di conforto perché ci riferiscono che “nel primo semestre” sono "solo" 51 le donne uccise dal partner o dall’ex partner.
Meno del 2023, no?
Mannaggiallapupazza...
La definizione “femminicidio” non è sempre usata nei report ufficiali (che parlano genericamente di “omicidi di donne”), e questo rende il confronto e la lettura un pò più complessa.
Certo, è solo un gioco di numeri.
Oggi la politica e la giustizia si fanno con le statistiche: contiamo le vittime come fossero punti in classifica.
Ogni mese si aggiorna il bollettino - come se fosse l’estrazione del lotto - e qualcuno applaude se “i femminicidi sono in calo del 3%”.
Come se quel 3% fosse un trionfo, non tre vite in meno da piangere.
Quindi “fanculo” (e di cuore...) agli sforzi per dire che ogni singola vita umana è sacra.
Ma di quale sacralità parlate?
Ogni singola vita è solo un numero che si somma ad un altro numero, e che poi suddiviso per gli abitanti ci aiuterà a capire che ogni mese vengono uccisi dei polli.
Poi chi e perché li mangia non è un problema.
Il femminicidio però, non è solo un problema “numero” ma anche un grave problema culturale, istituzionale, e, sopratutto, preventivo.
Molte vittime (chissà quante...) avevano denunciato o erano già in percorsi di protezione che non hanno funzionato a sufficienza.
Ops!! No...scriviamolo meglio: che non sono state minimamente prese in considerazione.
Questi numeri, però, non ce li fanno leggere.
Perché?
Perché non conviene a nessuno. Altrimenti si scopre che non solo non c’è sicurezza in Italia ma che, inoltre, non c’è alcuna certezza della pena.
Cosi come non c’è certezza di una chiara fase investigativa.
Ma in fondo, che cazzo ce ne frega, ogni singola esistenza è diventata una voce di bilancio, un dato da archiviare, un pollo in più o in meno nella grande mensa dell’indifferenza pubblica.
La sacralità della vita?
Solo una voce di spesa che non porta consenso.
Cel’ha detto Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro: guai a cercare giustizia per certi femminicidi perché ci si va a scontrare con una fetta di politica che ha tutto l’interesse di insabbiare perché altrimenti, ad esempio, sarebbe vana la furiosa lotta per favorire l’immigrazione assoluta.
Che poi si sommino i selvaggi ad incivili autoctoni, è un dato di fatto perché la una buona fetta dei femminicidi compiuti in Italia si è registrata essere stata commessa da immigrati clandestini.
Ovviamente, dal solito coro si leva la voce di chi dice che questo “è un dato minore”.
Stocazzo un dato minore.
Un fottutissimo, gigantesco, e sonoro "Stocazzo"!!!
Come se la morte di una sola donna potesse essere ridotta a una percentuale marginale, a una cifra da bilancio.
Che schifo.
Ma noi però, siamo certi di una cosa: se quella “donna”, quel “numero minore” fosse la madre, la moglie o la figlia di uno di quei signori del coro, la tolleranza evaporerebbe in un istante.
Eccome se evaporerebbe...
Perché il dolore, quando tocca casa tua, smette di essere statistica e torna ad essere sangue, carne, vita spezzata.
E nel 2025?
Siamo ad ottobre finito e da gennaio, si sono contati ben 70 femminicidi, poi 3 suicidi indotti (sempre di donne), 1 suicidio indotto di un ragazzo trans, 1 suicidio indotto di una persona non binaria e 1 suicidio indotto di un ragazzo.
Quindi la percentuale è in rimonta.
Questi numeri non sono cifre astratte, sono vite spezzate, famiglie sconvolte, figli senza madre.
Sarebbe inutile creare una mappa - regione per regione - di quanti femminicidi ci sono stati nel 2025 perché i dati sarebbero monchi o parziali, nessuno tende a conservare un archivio dettagliato, o meglio, c’è chi lo fa ma poi non trasmette i dati reali, il popolo non deve sapere.
Fidatevi, non ci sono al momento dati affidabili pubblici che forniscano una ripartizione completa regione per regione aggiornata al 2025.
La scena peggiore che ci viene in mente è quella del recente caso di Ilaria Sula, la ragazza ternana uccisa a coltellate a Roma il cui corpo, fatto a pezzi, poi è stato chiuso in una valigia e gettato in un dirupo sulle campagne dei Monti Prenestini.
Questo femminicidio ci ricorda molto quello della povera Pamela Mastropietro, brutalmente uccisa da Innocent Oseghale, uno spacciatore nigeriano.
In questo caso, invece, abbiamo Mark Antony Samson, fidanzato di Ilaria Sula, italo-filippino poco più che ventenne, laureato in architettura e impiegato part-time presso un McDonald's, nell’occasione aiutato dalla propria madre (Nors Man Lapaz) a ripulire la scena del delitto e a far sparire il corpo di Ilaria.
Ma vi rendete conto dove siamo arrivati o no?
Una donna, una madre che aiuta il proprio figlio - assassino - a sbarazzarsi del corpo della sua fidanzata, un'altra donna che poteva essere sua figlia …
Il fenomeno dei femminicidi in Italia è terribile, scioccante e quasi irreale, spesso le dinamiche ricordano scene di fiction ma, purtroppo sono tragica realtà.
Ogni femminicidio racconta una storia di violenza domestica, gelosia, ossessione e controllo.
E quando leggiamo le cronache, sembra di sfogliare sceneggiature di una serie tv come Dexter: un corpo nascosto, tracce cancellate, dettagli macabri che sembrano pensati per scioccare.
Ma non è finzione.
È reale.
È sangue, paura, dolore, che poi diventa statistica, un numero su un foglio, un titolo di giornale.
Ci chiediamo cosa spinge qualcuno a fare cose simili?
La risposta è complessa perchè mescola rabbia, possessività, mancanza di empatia, fragilità emotiva, contesto culturale e spesso incapacità di gestire relazioni e conflitti.
La cronaca ci mostra i dettagli, e quei dettagli fanno orrore, ma il vero orrore è che tutto questo succede nella vita reale, vicino a noi, ogni giorno.
E la magistratura cosa fa?
Fa quel poco che basta, niente segnali forti sul modello: “sconfiggiamo la mafia” oppure sul modello: “perseguiamo tutti i crimini di Berlusconi per 30 anni …”.
Macchè, il minimo sindacale, sul modello sindacale di Landini che sembra essersi risvegliato sindacalista solo ora …
Quindi, la magistratura cosa fa?
Nulla.
Si mostra per quello che è, un apparato silenzioso che osserva, registra, archivia, ma non interviene davvero.
Non invia segnali chiari, non protegge, non previene.
Le donne continuano a morire nelle loro case, nelle loro vite quotidiane, mentre le aule dei tribunali si riempiono di protocolli, fascicoli e scartoffie.
La giustizia appare distante, lenta, indifferente.
Le sentenze arrivano dopo mesi o anni, spesso quando la vita è già stata spezzata.
E nel frattempo, la società resta a guardare.
L’impotenza, la rabbia, il senso di ingiustizia si accumulano: la magistratura tace, e con il suo silenzio diventa complice!
Femminicidi, messaggi minatori, denunce ignorate, tutto resta sulle pagine dei giornali, numeri in una statistica che non scuote abbastanza chi dovrebbe agire.
E allora bisogna dirlo con forza, finché la magistratura resterà cieca gli assassini inquadreranno bene le loro vittime e le Donne continueranno a pagare con la vita la nostra inerzia civile.
D'altronde, fino a quando non ci saranno risposte adeguate da chi di dovere, le donne non saranno solo ammazzate, ma anche inghiottite dall’indifferenza di chi ha il dovere di proteggerle.
E per quanto possa servire... Noi ci siamo …
a cura di Mino e Fidi@s
(image -mix- dal web - mentesociale)










Commenti