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OP Osservatorio Politico

La voce di una Madre: Alessandra Verni.

  • oposservatoriopoli
  • 29 set
  • Tempo di lettura: 11 min

Aggiornamento: 30 set

In esclusiva per OP: la Mamma di Pamela Mastropietro ci racconta che ...


In un luogo poco illuminato dalla luce del pomeriggio la madre di Pamela Mastropietro ci accoglie con uno sguardo che tradisce dolore e orgoglio.

È passata quasi una decade da quei giorni tragici, ma il dolore non si è attenuato.

Dopo anni di attese, silenzi, grida di aiuto e una vera e propria guerra incessante alla ricerca della verità, Alessandra Verni, oltre la cronaca attuale, ha voluto raccontarci una parte della storia di chi era davvero sua figlia, il vuoto lasciato, l’ingiustizia perpetua e la speranza che la ancora tiene viva, perché la voglia di giustizia in lei, è sempre accesa.

Non ama le videoriprese ma ci concede una lunga chiacchierata, fra amici.

 

Buonasera Alessandra, prima di raccontarci questa storia vogliamo scattare una panoramica, dura, sull’accaduto, sulla sua evoluzione storica e giudiziaria.

 

Facciamo un balzo indietro nel tempo, siamo nel 2018…

 

L’adolescenza di Pamela fu abbastanza travagliata a causa dell’abuso di alcol dall'età di 12 anni e di altre droghe dai 14 anni, tuttavia, all’età di 18 anni stava frequentando la comunità di recupero a doppia diagnosi di Corridonia (MC), per via della patologia borderline diagnosticatale a Roma, quando il 29 gennaio 2018, si allontanò dalla comunità per recarsi a Macerata per tornare a casa, quando il 30, quindi il giorno dopo, dopo aver perso il treno, cercò di andare alla fermata degli autobus ai giardini Diaz, dove incontrò Innocent Oseghale, uno spacciatore nigeriano allontanatosi da un programma di assistenza ai rifugiati con un provvedimento di espulsione.


Tra il 30 e il 31 gennaio 2018 un passante notò la presenza di due valigie abbandonate in un piccolo fossato non lontano dal cancello di una villetta in Via dell'Industria, tra Casette Verdini e Pollenza, a pochi chilometri da Macerata.

 

Alessandra, ora saremo un po’ duri, ma la gente deve capire …

 

Dicevamo, all'interno delle valige fu trovato il cadavere smembrato di Pamela Mastropietro, tua figlia …

 

Secondo l'autopsia, nelle sue ultime ore Pamela Mastropietro fu anche vittima di violenza sessuale, quindi fu uccisa con due coltellate al fegato.

 

Il cadavere fu quindi accuratamente lavato con candeggina, nel tentativo di eliminare i residui organici, infine smembrato e occultato in due valigie poi abbandonate in strada.

 

Innocent Oseghale, in Italia con un provvedimento di espulsione per i molti precedenti penali per spaccio di droga fu subito sospettato e arrestato poco dopo il ritrovamento del corpo.

 

Proprio in quel momento iniziò un nuovo travaglio per Pamela, il processo, infatti, si tenne con la presenza di Vincenzo Marino, ex boss della 'Ndrangheta e compagno di cella di Oseghale, che riferì ciò che questi gli avrebbe confessato in cella, ovvero, Oshegale avrebbe accoltellato Pamela, quindi avrebbe contattato un amico per farsi aiutare a occultare il corpo, iniziando col sezionarla da un piede; a questo punto la vittima avrebbe inopinatamente mostrato segni di vita e quindi Oshegale l'avrebbe nuovamente accoltellata...

 

Il processo si concluse con la condanna dell'imputato all'ergastolo e a diciotto mesi di isolamento.


La condanna venne confermata dalla Corte d'assise d'appello del tribunale di Ancona il 16 ottobre 2020.

 

Ma…, c’è sempre un ma, anzi, in questo caso ci sono molti ma!

 

Infatti, durante le indagini sembra siano emerse ‘altre persone coinvolte’, ma non sono state formalmente accusate o condannate.


Perchè?


Tu Alessandra, hai più volte dichiarato pubblicamente che la tua battaglia per la verità non finisce con la condanna di Oseghale, lasciando intendere che potrebbero esserci altre responsabilità non ancora accertate come per i due soggetti di nazionalità gambiana, iscritti nel registro degli indagati e poi ...

 

OP -Alessandra, partiamo dall’inizio, innanzitutto ti siamo vicini per la scomparsa di Stefano, il papà di Pamela, una tragedia nella tragedia. Per entrare nel vivo del nostro incontro, come descriveresti tua figlia Pamela prima della tragedia?

-       Pamela era una ragazza splendida, con delle fragilità, così come le abbiamo tutti.

Pamela era una ragazza solare, spiritosa, sensibile e molto altruista.

Solo chi l’ha conosciuta veramente e l’ha vissuta può capire di cosa sto parlando.

Aveva un sorriso per tutti, nonostante la sofferenza interiore. Se prima era il mio Angelo in terra, ora è il mio Angelo in Cielo!

 

OP - Sarebbe stupido chiederti cosa provasti quando venisti a sapere la terribile notizia che Pamela era ancora viva quanto Oseghale tentò di fare scempio del suo corpo, però, sarebbe molto interessante chiederti cosa pensi delle indagini e dei processi che hanno seguito la vicenda.

-       Ci sono, ancora, molte domande senza risposta ed è per questo che continuo a combattere, Pamela merita di avere Giustizia!

Hanno detto molte cose sul conto di mia figlia, la cattiveria umana non ha limiti ma Pamela deve avere Giustizia, quella con la “G” maiuscola, non quella di ripiego.

Sono anni, anni che raccontiamo in ogni sede delle varie prove che ci sono e che non sono ancora state valutate, tuttavia, rimaniamo inascoltati.

Eppure l’azione penale è obbligatoria, o meglio, “dovrebbe” essere obbligatoria in questo Paese.

Anzi, rincaro la dose, parlo di intercettazioni, di Dna trovati e classificati, di gravissime minacce ad interpreti nigeriani e minacce all’ ex questore Dr. Pignataro ricevute da quest’ultimo dopo l’omicidio di Pamela e il raid di Traini, minacce ricevute dalla mafia nigeriana, poi denunce di detenuti che hanno avuto a che fare con questi individui nei vari carceri, e le mille discordanze tra i Ros e il consulente della Procura, tutto fatto alla carlona senza mettere una terza figura, come da noi richiesto, per controllare e verificare le negligenze e le omissioni, tante, troppe, come quelle degli oggetti personali della vittima, di mia figlia, con tanto di nome scritto sopra ritrovati proprio da me il giorno del dissequestro della casa e mai analizzati e infine, le tante segnalazioni di un medico chirurgo coinvolto e mai indagato, nemmeno sfiorato dalle indagini e tanto altro ancora…

 

OP - Un medico chirurgo coinvolto?

- Si, un medico chirurgo. Lo scorso anno, un certo Marco Randellini, che non conosco, mi scrisse un messaggio privato con “messanger” asserendo di sapere chi avesse aiutato Oseghale a fare a pezzi mia figlia, a suo dire, un medico conosciuto dalle sue parti, un medico potente protetto addirittura dalla Ndrangheta il quale, sempre a dire del Randellini, avrebbe aiutato Oseghale “e i suoi complici” ma non sarebbe mai stato condannato perché troppo potente, protetto da politici, poi fece il nome, Massimo Sartelli. Più di qualcuno, coraggioso, pubblicò tutto mentre io, oltre a ripubblicare tutto, ho informato la Polizia...

 

OP - Beh, una notizia a primo avviso sconvolgente, degna di approfondimenti giudiziari a 360 gradi, poi cosa è successo al medico indicato da questo segnalatore?

-       Non ne sappiamo nulla, né io né i miei legali, so solo che da qual he giorno il medico chirurgo Sartelli è stato premiato dalla Stanford University ed Elsevier ottenendo così, un posizionamento di assoluto rilievo nella graduatoria internazionale dei medici, tanto che si è classificato terzo tra i chirurghi italiani e trentaduesimo al mondo. Spero che non c’entri nulla con questa storia e che abbia querelato questo Marco Randellini perché se il medico in questione non ha preso alcuna posizione in merito alla vicenda, beh, allora qualcosa proprio non torna …

 

OP - Ti facciamo una domanda secca e diretta: hanno pagato tutti quelli che hanno ucciso tua figlia?

- NO!

 

OP - Tu, tuo marito, Pamela, avete ricevuto giustizia?

-       NO!!!

 

OP - Alessandra, perche tutta questa resistenza in questo processo?

-       È scontato, chi ha interesse mediatico, economico e politico nell’immigrazione clandestina senza regole non può e non vuole fastidi come quello di riconoscere che ci siano gruppi criminali nigeriani operanti in Italia, caratterizzati da frammentazioni etnico-tribali, filiazioni di una vasta struttura criminale costituita da poche famiglie che, in questo caso hanno il centro decisionale in Nigeria. Il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione è il dato più allarmante registrato con riferimento alla immigrazione clandestina nigeriana. Le ragazze nigeriane sfruttate nel mercato della prostituzione sono ridotte in schiavitù addirittura mediante riti magico-tribali. Una vera follia ma, è tutta realtà!

 

OP - C’è qualcosa che vorresti dire a chi legge la storia di Pamela oggi?

-       Si. È importante ricordare che dietro ogni storia, ogni maledetta storia come questa ci sono persone reali con sogni, paure e speranze ed è fondamentale per noi tutti quello di costruire una società che protegge i più vulnerabili e lavorare insieme per prevenire la violenza e garantire sicurezza per tutti.

 

OP - C’è qualcosa che vorresti dire a chi ha avuto responsabilità dirette o indirette nella vicenda?

- Si, spero di riuscire a portarli tutti davanti alla legge e a farli condannare per quello che hanno fatto, ma se non dovessi riuscire, allora pregherò perché Dio veda e provveda!!!

 

OP - Qual è il messaggio più importante che vorrebbe lasciare a chi

segue questa storia oggi?

-       È importante ascoltare, comprendere e agire.

Troppo spesso, i nostri figli, i nostri giovani si sentono soli, sopraffatti da pressioni che non riescono a gestire.

Pamela era una di quei giovani sopraffatti dalla pressione di una società malata.

Dobbiamo creare un ambiente in cui i ragazzi possano sentirsi al sicuro nel condividere le loro difficoltà, senza paura di essere giudicati.

Inoltre, è fondamentale combattere ogni giorno contro la violenza, contro ogni forma di violenza che distrugge non solo le vite degli individui, ma anche quelle delle famiglie.

Questo è un compito che richiede l’impegno di tutti noi, genitori, educatori, istituzioni e comunità.

Dobbiamo lavorare insieme per costruire una rete di supporto, per garantire che nessuno si senta solo nella propria battaglia.

Pamela, mia figlia, merita di essere ricordata non solo per la sua tragica fine, ma per la luce che ha portato nelle vite di chi l’ha conosciuta.

 

OP - Guardando indietro, cosa pensa che Pamela vorrebbe che la gente ricordasse di lei?

-       Pamela, probabilmente, desidererebbe che la sua storia terribile fosse un monito per tutti, un invito a riflettere sulle difficoltà che molte persone affrontano, troppo spesso in silenzio.

Vorrebbe che la sua vita e soprattutto la sua morte ispirasse un maggiore impegno nella prevenzione e nella lotta alla violenza e nel supporto a coloro che si trovano in situazioni vulnerabili. Infine, vorrebbe essere ricordata con empatia e umanità, come una persona che merita rispetto e compassione.

Se Pamela potesse parlare direbbe: "Ricordate che la mia vita è stata un viaggio di sogni e di speranze, di momenti di gioia e di ferite. Non sono solo un nome su un elenco, ma una giovane donna che desiderava sentirsi viva, amata e accettata in un mondo che spesso sembra buio e spietato.”

 

OP - Posso chiederti chi, oltre i familiari, gli amici e il popolo italiano che ti segue e ti stima, chi, istituzionalmente, si è realmente interessato di tua figlia e della sua vicenda giudiziaria?

- Istituzionalmente parlando pochi, inoltre, purtroppo, a quasi 8 anni quel maledetto 30 gennaio 2018, solo uno sta scontando la pena dell’ergastolo mentre gli altri, perché ce ne sono molti altri, sono ancora liberi di continuare a delinquere.

 

OP - Sappiamo che hai avuto, come dire, degli attriti con associazioni sociali e addirittura femministe, ce lo puoi raccontare il perchè?

- Perché? Perchè siamo alle solite, perché c’è paura e perché schieramento politico, perchè era mia figlia e non la loro, è inutile che ci nascondiamo dietro un dito.

È inutile fare demagogia, è inutile fare buonismo, ilo buonismo e il vittimismo non serve a nessuno.

Molte associazioni ‘pendono da una parte’ e la storia di mia figlia, la storia di Pamela Mastropietro, una ragazzina stuprata e fatta a pezzi, stipata in due valige poi abbandonate in un parco da un nigeriano, immigrato pregiudicato in attesa di rimpatrio, dà fastidio, dà fastidio!  

 

OP - Una domanda fastidiosa, sappiamo che hai chiesto l’autorizzazione per una manifestazione pacifica, ovvero, per la “Camminata contro la violenza” fissata per il 15 ottobre 2025 a Roma però, sembra che la Questura non ti abbia concesso la camminata che

prevede il percorso obbligato sotto “alcuni palazzi” che indicano essere “obiettivi sensibili”, quindi non avvicinabili da un corteo, seppur non politico, anzi pacifico e contro la violenza. Ci racconti meglio questo particolare, se puoi?

-       Si, è vero, volevamo soffermarci sotto il CSM, il Quirinale, il Senato e il Parlamento ma essendo luoghi sensibili, si è concordata una manifestazione statica nella piazza più vicina al Parlamento, così che una delegazione sarà ricevuta dalla ‘Commissione Parlamentare d’Inchiesta su femminicidi e violenze di genere’ ma sai, per ora dico solo mah ....

Però il 15 ottobre daremo voce a tante storie perchè ogni storia legata o vicina a quella di mia figlia ci chiede di non rimanere indifferenti.

Grazie per l’intervista, vi seguo con grande attenzione perché non avete paura di scrivere la verità …

 

Grazie Alessandra, stranamente quando ascoltiamo certe storie rimaniamo sempre senza parole anche se, forse qualcuna da scriverne su questa vicenda ne abbiamo ancora.

Si perché il 24 maggio del 2022 sul Resto del Carlino uscì un articolo dal titolo: “Mafia nigeriana padrona della città” - Le parole di Pignataro sono un caso.

 

L’articolo continua con: “I familiari di Pamela: Confermati i nostri sospetti, ma i negazionisti non ci hanno dato ascolto".

 

Le parole dell’ex Questore di Macerata Antonio Pignataro (oggi nominato dqall'attuale governo ''esperto nell’ambito del Dipartimento delle politiche antidroga'') dette durante un convegno a Roma ci lasciano di stucco, una vera doccia fredda, perché quando quest’ultimo, facendo riferimento alla sua esperienza a Macerata nel ruolo di Questore della Repubblica, ha prima dichiarato di essere stato minacciato dalla mafia nigeriana -  dopo il ‘depezzamento’ di Pamela e il ‘raid’ di Luca Traini -, poi ha elencato alcuni punti tra cui la fiducia "pari allo zero" nei confronti dello Stato al suo arrivo nel capoluogo, quindi il vero e proprio “spaccio a cielo aperto” grazie alla mafia nigeriana padrona della città di Macera!

 

Quindi la paura della gente a parlare fino al concetto, secondo l’ex Questore, per il quale: "Non sempre le istituzioni possono agire liberamente", in quanto "pressate dall’atmosfera politica, sociale e culturale del territorio dove si opera.”

 

Detto da un Questore della Repubblica?

 

Questo è scioccante!

 

È impossibile da credere che questa frase sia stata detta pubblicamente da un alto funzionario della Polizia di Stato che, candidamente, racconta di una città in mano ad una mafia - fra le più potenti e cattive nel mondo - e inoltre, città ostaggio di una determinata politica dell’inclusione!

 

No, non ci siamo.

 

No, non ci stiamo!

 

Ricordiamolo, nel 2018 era in auge il sessantaquattresimo esecutivo della Repubblica Italiana, ovvero, dirigeva la vane Italia il Presidente del Consiglio Matteo Renzi con il Governo Gentiloni (partito democratico) al quale, è poi succeduto il governo Conte I in alleanza con la destra, governo subito surclassato e riconfermato con una alleanza di sinistra!!!

 

Intanto però, il processo di Pamela drogata, violentata e fatta a pezzi da viva si era concluso e trovato “un” colpevole, beh, in una Italia dove trovare un colpevole vero è quasi una chimera, ci si poteva anche accontentare!!!

 

Tuttavia, soprattutto nell’interesse della giustizia e della collettività, dall’esistenza reale della mafia nigeriana, delle minacce all’ex questore - correlate all’omicidio di Pamela -, allo stato di assedio e controllo in cui versava Macerata e non in ultimo, alle “pressioni politiche" che disattendevano e scoraggiavano ad esempio nuove indagini, sarebbe interessante conoscere gli autori complici di Oseghale, se troviamo un nome, beh, ne basterebbe uno per poi risalire all’intera cordata!

 

Ancora oggi le parole di Pignataro rimbombano nella coscienza di ogni italiano sano perché sono una grave conferma della situazione già denunciata dalla famiglia di Pamela, quelle parole non destano solo preoccupazione per le implicazioni sull’ordine pubblico e sulle pressioni istituzionali, perché svegliano oppure risvegliano brutti ricordi in ognuno di noi!

 

Oggi Alessandra ci ha raccontato qualcosa che ci ha lasciati basiti, siamo amareggiati da ciò che emerge dalla fotografia che ci ha scattato della giustizia attuale che ha reso ragione alla figlia perché Pamela potrebbe essere, o meglio, Pamela è nostra figlia e noi tutti, noi tutti potremmo vivere l’inferno che vive quotidianamente Alessandra!

 

Grazie Alessandra, grazie a nome di tutti gli autori, i partners e i lettori di OP, sei una Donna attraversata da una forza sovrumana, tanto che riesci a trasformare il dolore più indicibile in coraggio e testimonianza civile, diventando un esempio per chi non si arrende all’ingiustizia, grazie, grazie per averci dedicato questa intervista in un periodo di tua grande operosità e impegni sociali, specialmente in vista della manifestazione "Mai più silenzio" prevista il 15 ottobre.

 

Ad maiora.


 

A cura di Mino e Fidi@s1970 


image dal web

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