La Presidente del Consiglio per concorso in genocidio...
- oposservatoriopoli
- 11 ore fa
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(Con lei,Tajani, Crosetto e l'amministratore delegato di Leonardo Roberto Cingolani)
No.
Non è uno scherzo.
È accaduto davvero.
Una denuncia è stata inoltrata davvero alla Corte Penale Internazionale con l'accusa di concorso in genocidio.
Si è aperto un capitolo surreale nel teatrino politico italiano: Giorgia Meloni, insieme a diversi ministri e a un amministratore delegato, è stata denunciata davanti alla Corte Penale Internazionale per quanto succitato.
Una mossa annunciata trionfalmente da alcuni ambienti “progressisti”, come se bastasse buttare la parola “genocidio” per fare una crociata morale.
Ma dietro il clamore mediatico si nasconde un bluff di proporzioni mastodontiche.
Possiamo allargarci, fino a dire che questa è una delle più grandi stronzate ideate “anche” dalla sinistra italiana.
Incredibile.
L’iniziativa parte da tale “Global Movement to Gaza Italia”, insieme ad un collettivo “Giuristi e Avvocati per la Palestina”, fra gli attori del dossier.
Dossier?
Sarebbe davvero interessante poterlo leggere...
Si parla di decine di firme (58 firmatari secondo alcuni resoconti) che avrebbero chiesto l’apertura di un procedimento contro Meloni, Crosetto, Tajani e l’AD di Leonardo, Roberto Cingolani.
L’accusa ruota intorno all’ipotesi (fortemente aleatoria) che l’Italia, con le sue politiche di sostegno ad Israele, possa aver contribuito a crimini avvenuti a Gaza, fino ad esserne complice nell'azione di presunto genocidio.
"Ma che cazzo state a dì?". Esclamerebbe Chicco...
Purtroppo riconosciamo lo stile: ...quando la sinistra non arriva al governo tramite elezioni, solitamente tenta la carta del golpe giudiziario o finanziario.
Ma qui abbiamo superato la fantasia di Collodi...
Ma c'è un problema...
Qual è il problema?
Come qual è il problema? Non lo avete capito?
Questa denuncia è un atto politico, non una vera querela che automaticamente innesca un procedimento.
È un segnale, un’intimidazione “pubblica”, un modo per mettere pressione mediatica.
E chi la promuove - che siano avvocati, associazioni o figure di sinistra - si nasconde dietro l’alibi della “giustizia internazionale” per coprire l’assenza di argomenti politici concreti.
E il bello è che il popolo bue ci crede.
O almeno la parte della fazione interessata.
Eppure fra tiktoker, ChatGpt e Wikipedia oggi è facile, o meglio, sarebbe facile, capire l’argomento di cui si parla.
Una “denuncia” come questa non è un’accusa che parte da uffici giudiziari ufficiali.
La CPI, infatti, riceve “comunicazioni” da qualunque soggetto, ma ciò non impone l’apertura automatica di un’indagine.
Inoltre, il portavoce della CPI ha già dichiarato che “chiunque può inviare richieste al procuratore”, ma che l’ufficio non commenta tali comunicazioni.
Questo ci fa capire che è tutta una messinscena.
Perché?
Perché mancano i presupposti legali necessari.
È un errore far dipendere questa azione da concorso in genocidio, la CPI può intervenire solo in presenza di elementi concreti, prove documentate, nesso causale chiaro.
Pretendere di dimostrare che l’Italia sia complice in genocidio solo perché ha rapporti diplomatici o militari indiretti è un salto logico enorme, una generalizzazione vuota.
Infatti “non esiste” un procedimento aperto contro Meloni.
Lo Stato italiano ha già ribadito che “non esiste ad oggi alcun procedimento aperto contro esponenti italiani” presso la CPI.
Le richieste sono in uno stadio preliminare, in attesa di valutazione - questo non è un caso investigativo già avviato.
Eppure un crimine c’è.
E si, un crimine è stato commesso.
Un crimine vero c’è già stato.
Infatti, è un crimine far passare la denuncia per condanna morale automatica.
Ogni cittadino - anche malintenzionato - può proporre una denuncia.
Se passasse l’idea che la semplice presentazione di un atto valga come conferma di colpevolezza, si aprirebbe la strada all’abuso giudiziario: io posso denunciare chiunque per qualunque crimine, farne un caso mediatico, poi “vediamo se ti assolvono o no”.
È un disastro giuridico e politico.
Ma questo chi ha mosso l’accusa lo sa, è il popolo a non saperlo...
E allora raccontiamolo bene.
Il vero scopo politico: strumentalizzare il dramma di Gaza.
Dietro questa operazione, c’è un “uso di Gaza” come leva emotiva per colpire chi governa con visione diversa.
Una sinistra che, non riuscendo a battere il centrodestra con idee, naviga i tribunali internazionali come arma.
Meloni stessa ha denunciato questa strategia: “La sinistra, non riuscendo a batterci in patria, prova con la via giudiziaria: tirano in ballo Gaza in modo strumentale, come se fosse colpa nostra.”
È una facile tattica di delegittimazione.
Quando mancano i contenuti - le proposte credibili, la forza politica - si tira fuori l’altisonante: “terzo grado internazionale”, “genocidio”, “complicità morale” - parole che fanno presa nel pubblico, confuse, paurose.
Una mossa da campagna elettorale permanente.
Che squallore.
Le contraddizioni che sputano in faccia alla narrazione…
Se il movente fosse davvero la giustizia, la denuncia sarebbe accompagnata da dossier documentati, prove, testi, analisi legali.
Invece si ha un atto generico, senza riscontri concreti, con riferimento a concetti astratti ed accuse “a valanga”.
Si attacca Meloni per aver autorizzato aiuti o relazioni con Israele, ma si dimentica che l’Italia è uno Stato sovrano, con politica estera, alleanze, obblighi internazionali, ogni paese occidentale ha rapporti con Israele, la singolarizzazione dell’Italia - e di una premier eletta - è arbitraria.
Si nega il diritto della politica di prendere decisioni difficili, in casi di conflitto e guerre, i governi non hanno sempre margini puri da “pacifisti ideali”.
Insinuare che ogni contatto, ogni autorizzazione, equivalga a genocidio è una tirannia verbale su chi esercita il potere.
Questa sinistra ci fa rimpiangere i metodi politici della prima Repubblica: con loro non sarebbe passata.
In sintesi: una fandonia montata per delegittimare.
Questa denuncia alla CPI è un gigantesco specchietto per le allodole: serve per far sembrare Meloni “colpevole per iniziativa”, innalzare il melodramma, e mobilitare simpatizzanti con la versione “minaccia internazionale contro chi difende l’identità nazionale”.
Ma nella sostanza, non ha basi solide, non c’è indagine in corso, non ci sono prove divulgate, non esiste automatismo processuale e il sistema giuridico della CPI non consente che qualsiasi denuncia diventi un’accusa formale.
Chi ha promosso questa operazione ha giocato sulla confusione, ovvio, e farsi passare per paladini della giustizia, mentre in realtà si sta tentando di costruire un castello di accuse sul nulla.
E il popolo se la beve.
Se la gente crede a questi giochetti è anche perché manca dibattito serio, contrappunti forti, spiegazioni chiare.
Insomma: denunciarla alla CPI?
Più che un atto legale, è uno show politico.
E uno show costruito male - che spera che la gente, sotto lo choc delle parole “genocidio” e “processo internazionale”, smetta di chiedere fatti, numeri, prove.
La sinistra fa ripartire i carrozzoni arcobbalò sui quali, però, non sale nessuno.
Le stanno provando tutte.
Ma la domanda più semplice da porsi, oggi, è questa: “In questi lunghi 80 anni di guerra fra Israele e Palestina, come mai vi siete svegliati solo oggi?”
Una sinistra senza idee che gioca col fuoco della delegittimazione.
Diciamolo senza troppi giri di parole: questa non è giustizia, è propaganda mascherata da giustizia.
È il vecchio copione di una certa sinistra italiana che, incapace di conquistare consenso nelle urne, cerca scorciatoie nei tribunali internazionali.
I padri fondatori del Comunismo si staranno rivoltando nella tomba.
Chi ha promosso questa denuncia non sta difendendo Gaza, sta semplicemente usando Gaza come bastone per colpire un governo democraticamente eletto.
E questo, ricordiamolo, non è democratico.
Non cercano verità: cercano titoli, indignazione pilotata, piazze da incendiare.
Non è un atto di coraggio civile: è un attacco politico travestito da moralismo.
È pura strategia: demonizzare l’avversario, dipingerlo come “criminale internazionale”, e intanto nascondere la propria totale irrilevanza politica.
Non riescono a proporre soluzioni, non riescono a costruire consenso, quindi cercano di abbattere chi governa con mezzi giudiziari e mediatici.
Questa operazione, nel merito, è una farsa.
Ma nel metodo è ancora peggio: è un pericoloso precedente, perché normalizza l’idea che si possa criminalizzare la politica solo perché non piace.
E chi gioca con questo fuoco - la sinistra radicale e i suoi fiancheggiatori - farebbe bene a ricordarsi che il fuoco, prima o poi, brucia anche chi lo accende.
E proprio a proposito di fuochi accesi, ricordiamoci il “Lodo Moro”.
Perché in questo momento dovremmo capire bene chi, nello scenario di oggi, è il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e chi Abu Nidal …
Stay tuned...Stay strong...
a cura di Mino e Fidi@s
(image by ilmanifesto)

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