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OP Osservatorio Politico

La macchina della giustizia sembra avere una bella carrozzeria ma monta un vecchio motore diesel ...

  • oposservatoriopoli
  • 3 set
  • Tempo di lettura: 6 min

Un euro 1 molto inquinante risalente al 1993, strano, la data combacia con l’innovazione introdotta dal Codice Rocco …


Non c’e’ marmitta catalica per questo tipo di “inquinamento” sociale, particolato fine e ossidi di azoto sono fuori controllo e somigliano all’ingiusta detenzione e alle migliaia di vite spezzate grazie alla “giustizia giusta” che non conosce ostacoli per arrivare alla verita!

quale?

Diamo i numeri, così rimaniamo in linea con tutto il resto.

I numeri danno la dimensione di un fenomeno che in vent'anni, fra il 1991 e il 2021 ha colpito 30.000 persone nel nostro Paese.

Questo significa che in media, ogni anno 961 cittadini finiscono dietro le sbarre senza avere alcuna responsabilità dei delitti che vengono loro attribuiti.

Questo per il: “Superiore interesse della Giustizia”, cosi si dice nei palazzi di giustizia.

Ancora numeri.

Secondo i numeri dell'Osservatorio sull'Errore Giudiziario dell'Unione delle Camere Penali Italiani (nato nel 2019), tra il 1991 e il 2022 ci sono stati 222 “errori” giudiziari in Italia, con una media di “soli” 7 errori all'anno e una spesa in risarcimenti di oltre 86 milioni di euro, ovvero, 2,7 milioni all'anno.

Cosi scrive l’Osservatorio sull'Errore Giudiziario dell'Unione delle Camere Penali, 222 errori, oppure “orrori”?

Ma, come si compie un errore giudiziario?

O meglio, più appropriato, come si commette un errore giudiziario?

Da dove si parte per la commissione di un errore giudiziario?

Potremmo scrivere enciclopedie sul tema, non basterebbe una vita per descrivere “come” si commette un errore giudiziario, invece, bastano solo poche righe per spiegare “perché” lo si commette!

L’errore giudiziario non ha “colpa” né “colpa grave”, solo il dolo!

L’errore giudiziario non esiste, c’è solo la voglia, il desiderio, la passione e la schietta volontà -assoluta- di commetterlo, tutti, tutti pienamente coscienti di ciò che si sta compiendo, non c’è altra possibilità, né astratta né filosofica.

Dall’investigatore all’inquirente e dall’inquirente al giudicante, non c’è altra cordata.

L’errore giudiziario è paragonabile, o meglio, è sovrapponibile all’errore del “colpo di pistola” partito per sbaglio mentre la si puliva in casa ed ha ucciso la suocera, quindi: NON È POSSIBILE CHE ACCADA SE NON PER VOLONTA’!


Tuttavia, forse, ripeto forse, c’è una remota unica e sola possibilità che l’arma spari per errore.

La possibilità è che, per sparare “accidentalmente”, l’arma sia stata data in mano ad un perfetto deficiente, ad un incapace di comprenderne il funzionamento e le conseguenze perché chiunque altro al mondo, qualunque persona abbia un minimo di informazioni non può sparare accidentalmente né ora, né mai.

Quindi anche questo caso non è un errore, non è accidentale, se si lascia in mano la pistola ad un incapace di certo si è coscienti che qualcuno si farà male.

A questo punto, o chi ha in mano l’arma è un perfetto imbecille o c’è il dolo.

Chi la comanda la polizia giudiziaria? 

Il dispositivo dell'art. 327 Codice di procedura penale recita: “Il pubblico ministero dirige le indagini e dispone direttamente della Polizia giudiziaria.”

Come si diventa Pubblico Ministero?

Per esercitare questa professione bisogna superare un concorso pubblico in magistratura, il cui accesso è vincolato al possesso di determinati requisiti. Il primo requisito fondamentale è l'aver conseguito una laurea magistrale in Giurisprudenza.

Non appare, non trasuda, non dovrebbe lasciare adito ad interpretazioni, dietro il Pubblico Ufficio, a quanto pare, c’è competenza, una enorme competenza.

Come fa, quindi, chi ha superato un difficilissimo concorso pubblico in magistratura, il cui accesso è vincolato al possesso di determinati requisiti, fra i quali una complessa laurea magistrale in Giurisprudenza a compiere errori?

Facciamola facile, anche quando priva di caricatore -e senza colpo in canna l’arma è da considerare “sempre carica” e come tale deve essere maneggiata. 

Le armi da sole non sparano così come mille indizi non fanno una prova, rimangono solo 1000 indizi in un Paese (sedicente) garantista ad orologeria.

L’indizio è un segno, è una traccia è solo apparenza e ciò che appare non è mai ciò che è.

Fin da piccoli ci hanno messi in guardia contro l’apparenza perché l’apparenza inganna mentre, a quanto pare, con l’apparenza si va in galera.

A differenza dell’apparenza la prova è analitica, è accertamento profondo, è riscontro oggettivo al di là di ogni ragionevole dubbio.

La prova provata non lascia speranze, attese, aspettative.

È vero che la prova si forma in tribunale, nell'attuale sistema processuale, le modalità di acquisizione della prova si realizzano nel contraddittorio delle parti che può avvenire nel dibattimento davanti al giudice, oppure, nei casi espressamente previsti dal codice, attraverso l’incidente probatorio, sempre più raro.  

Fondamentale è la differenza tra mezzi di prova e mezzi di ricerca della prova, perché i mezzi di prova sono i mezzi attraverso i quali le fonti di prova producono la prova nel dibattimento mentre i mezzi di ricerca della prova sono gli strumenti volti all'acquisizione dei mezzi di prova.

Quali sono questi strumenti?

Ce ne sono molti e sono armi cariche, per questo vanno maneggiate con cura e da professionisti equi, giusti ed imparziali non ansimanti e zelanti personaggi alla ricerca della colpevolezza poiché innestati dal germe della malafede laddove il pensiero corrente è che nessuno, oltre loro, è innocente.

Ma non è cosi, molte persone sono state uccise dalle …armi scariche!

La giustizia è un’arma carica e letale, può uccidere molte persone se maneggiata male così come può salvarne molte, la variante è solo chi la “impugna” e ancor più determinative sono le intenzioni di chi la impugna.

L'Italia registra 0.71 omicidi per arma da fuoco ogni 100 mila abitanti in un Paese dove si contano tra i 4 e i 10 milioni di armi da fuoco, lo stesso Paese dei 222 detenuti ingiustamente…

I conti non tornano perché in Italia, a quanto pare, dal 1991 al 31 dicembre 2022 le vittime di ingiusta detenzione sono state ben 30.778, una media di poco più di “961” l'anno.

Così scrive su “Il Tempo” Edoardo Romagnoli il 28 gennaio 2024 a differenza dell'Osservatorio sull'Errore Giudiziario dell'Unione delle Camere Penali Italiani.

Un altro dato consolidato è che il 45% delle condanne in primo grado, sembra finiscano in assoluzione.

Beh, che siano solo 222 oppure 961 quelli finiti in prigione per “errore” che problema c’è, diciamocelo, sono numeri quasi insignificanti al cospetto dei 165.889 incidenti stradali o peggio dei 435 mila decessi in dieci anni per colpa dell’alcool.

Senza contare che in 50 anni, qui in Italia i decessi per overdose sono stati 26.749.

I morti ora sono numeri, le vittime sono numeri, la vita è statistica, la libertà è un computo, il calcolo delle probabilità gestisce l’impegno perché oggi tutto è basato sui costi e benefici. 

I dati rosso sangue della cronaca nera affascinano da sempre la folla, il popolino ne è ghiotto, anzi, la precisione dei dettagli, il resoconto e l'indagine sulle vite private delle vittime, la quotidianità e la normalità di certi gesti o luoghi poi divenuti “luoghi del massacro” contribuisce ad accrescere il fascino dell’area “criminale” e della “cronaca nera” nel pubblico che diventa quasi spettatore attivo e dipendente dal necrologio di fronte alle notizie che gli arrivano, uno spettatore che, immancabilmente gode dell’altrui male e che poi si eleva a paladino della giustizia e diventa giuria e carnefice ma, solo se il caso in questione non lo tocca da vicino.

E già, per fortuna succede sempre a quello della porta accanto.

Hanno stuprato la figlia di quello della porta accanto.

Hanno investito la nonna di quello della porta accanto.

Hanno arrestato il figlio di quello della porta accanto.

Hanno dato fuoco alla macchina di quello della porta accanto.

Eppure ho come l’impressione che un giorno “quello della porta accanto” potemmo essere noi per quello della porta accanto …

E cosa cambierebbe in noi?

Alla fine ogni giorno di “ingiusta detenzione” vale ben 235,82 euro e in fondo, a me sembra che solo il prezzo della libertà sia sempre stato alto mentre quello della detenzione, invece, è sempre a buon mercato.

Un po’ come l’abuso edilizio che qui in Italia è un vero spasso.

C’è una legge “ferrea” sull’edilizia però poi basta pagare una sanatoria, subito si arriva al condono e infine ci si stringe tutti in un Sirtaki fra abbracci e cin-cin.

Ah, quasi dimenticavo, chi paga gli errori giudiziari?

Pensate, il diritto alla “riparazione” spetta al condannato, prosciolto a seguito del giudizio di revisione, a condizione che non causi l'errore giudiziario per dolo o colpa grave.


Eh sì, andava detto.

 

Lex est araneae tela, quia, si in eam inciderit quid debile, retinetur; grave autem pertransit tela rescissa.


La legge è come una ragnatela: se vi cade qualcosa di leggero essa lo trattiene, mentre ciò che è pesante la rompe e scappa via.

(Valerio Massimo)


a cura di fidias1970


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(in foto Enzo Tortora - Immagine dal web)


 
 
 

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È una frase di C.P. Scott, direttore del Guardian per 57 anni, dal 1873 al 1930.

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