L'antifascismo ossessivo che dimentica i gulag.
- oposservatoriopoli
- 9 ago
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Antifascismo a comando: quando la memoria diventa propaganda.
Il fascismo è condannato pubblicamente, e culturalmente, in modo più costante rispetto al comunismo, nonostante anche quest'ultimo abbia prodotto regimi totalitari, repressioni e milioni e milioni di vittime.
È un dibattito storico e culturale legittimo e ma va affrontato con rigore, fonti documentate e rispetto per la complessità delle vicende ma la verità emerge chiara, la giustizia storica è a orologeria: se sei fascista sei colpevole, se sei comunista, sei dimenticato.
I Totalitarismi nella Narrazione Mediatica: Una Rappresentazione Asimmetrica.
Nel panorama culturale contemporaneo, la condanna del fascismo è netta, trasversale e capillare.
Documentari, film, trasmissioni televisive, mostre e commemorazioni riaffermano con forza la memoria delle vittime del regime fascista e del nazifascismo, in un impegno civile e storico che, soprattutto in Italia, si è trasformato in un vero e proprio presidio della coscienza democratica.
Tuttavia, sorge spontanea una domanda: perché questa stessa attenzione sembra mancare, o essere decisamente più debole, quando si tratta di raccontare i crimini del comunismo?
Una memoria selettiva?
Il comunismo, nei suoi sviluppi storici in Unione Sovietica, Cina, Cambogia, Corea del Nord, e in altri regimi satellite, ha causato - secondo le stime dello storico Courtois nel Libro nero del comunismo - oltre 100 milioni di morti tra carestie indotte, repressioni, gulag, epurazioni e genocidi.
Eppure, queste tragedie raramente occupano il centro del dibattito pubblico o della produzione culturale, se non in ambienti accademici o specialistici.
Al contrario del fascismo, i cui simboli sono vietati per legge e la cui apologia è punita in molti paesi europei, il comunismo è talvolta oggetto di una sorta di “assoluzione culturale”, o peggio, di romanticizzazione.
L’asimmetria nei media e nell’educazione è palese.
Questa asimmetria è evidente nella programmazione televisiva, nei contenuti scolastici e nella narrativa cinematografica.
Mentre opere come Il conformista, Una giornata particolare, La vita è bella o Il figlio di Saul trattano con straordinaria profondità l’orrore del fascismo e del nazismo, solo pochi titoli affrontano con pari impatto il terrore staliniano o il dramma dei campi di rieducazione cinesi.
Film come The Lives of Others o Mr. Jones rappresentano eccezioni preziose, non la regola.
La mancanza di simmetria non è solo una questione artistica, ma politica e culturale, perché ciò che si ricorda e si racconta influenza il modo in cui si educano le nuove generazioni.
Un rischio per la memoria collettiva, la dittatura rossa non è migliore di quella nera.
La dittatura non è mai un bene...
La memoria storica dovrebbe essere pluralista, onesta e completa.
Se si ricorda un crimine e se ne dimentica un altro, il rischio è quello di costruire una memoria selettiva, funzionale a logiche ideologiche e non a un’autentica comprensione del passato.
E si stravolge la storia...
Questo non significa creare un “pareggio del male”, ma garantire verità storica e giustizia simbolica a tutte le vittime dei totalitarismi.
Fascismo e comunismo - nelle loro forme storiche concrete - hanno entrambi represso le libertà fondamentali, negato i diritti civili e provocato devastazioni umane in nome di un’ideologia.
Condannare il fascismo è un dovere?
Ovviamente si.
Ma dimenticare o minimizzare i crimini del comunismo non è un segno di civiltà, è una lacuna culturale e morale che va colmata.
Solo attraverso una memoria completa, non selettiva, possiamo educare a una democrazia matura e consapevole, capace di riconoscere e respingere ogni forma di totalitarismo.
Quindi sì, qui in Italia il fascismo viene costantemente condannato dalla politica, dalla cultura, dai media, dalla scuola e dal mondo dello spettacolo.
Si moltiplicano ogni anno documentari, fiction, film, giornate della memoria e programmi educativi dedicati ai crimini del fascismo e del nazismo.
Al contrario, raramente il comunismo riceve una simile attenzione critica, nonostante abbia prodotto, in varie forme storiche, milioni di morti, repressioni di massa e sistematiche violazioni dei diritti umani.
Joseph Stalin (Unione Sovietica), le fonti revisionate dagli archivi sovietici indicano: 799.455 esecuzioni tra il 1921 e il 1953; 1,5/1,7 milioni di morti nei Gulag; 390.000 decessinelle deportazioni durante la dekulakizzazione (sterminio dei kulaki); fino a 400.000 morti in altre deportazioni durante gli anni '40/'50 per un totale documentato ufficiale di circa 3,3 milioni morti per detenzione, politica e deportazione.
Altri studi stimano un conteggio potenzialmente tra 20 e 30 milioni, includendo i morti per carestie e deportazioni non sempre ufficialmente documentate.
Mao Zedong (Cina), l’iniziativa del Grande Balzo in Avanti (1958–1962) provocò una carestia responsabile di 30/45 milioni di morti.
In aggiunta, si stimano 2/3 milioni di morti tra esecuzioni, lavori forzati e stermini politici durante la Rivoluzione Culturale.
Pol Pot (Cambogia, Khmer Rossi), si stima che tra 1,5 e 2 milioni di cambogiani morirono tra il 1975 e il 1979, pari a circa un terzo della popolazione!
Facciamo i conti della serva.
Morti provocati dai regimi comunisti, in generale, secondo The Black Book of Communism: Cina: 65 milioni, Unione Sovietica: 20 milioni, Cambogia: 2 milioni, Corea del Nord: 2 milioni, Etiopia: 1,7 milioni, Afghanistan: 1,5 milioni, Europa dell’Est: 1 milione, Vietnam: 1 milione, la media “bassa” rivela un totale stimato di 94 milioni di vittime del comunismo.
Secondo Rudolph Rummel invece, tra il 1900 e il 1987, in Unione Sovietica: circa 61,9 milioni, in Cina: circa 76,7 milioni, in Cambogia: oltre 2 milioniper un totale stimato di: 110/148 milioni di morti ammazzati.
Il panorama storico delle vittime causate dai regimi comunisti è vasto e variamente stimato, con cifre che vanno da decine a centinaia di milioni.
Le differenze nei conteggi derivano da metodologie, fonti disponibili e criteri adottati includendo anni di stasi, carestie, repressione politica e deportazioni.
Non è una gara, la storia è storia e il fascismo ne ha scritta meno!
Olocausto (Shoah), ebrei uccisi: circa 6 milioni, a seguire gli altri gruppi perseguitati e sterminati come i Rom/Sinti (zingari): 220.000–500.000, i disabili (Aktion T4): circa 200.000 vittime, gli Slavi (in particolare polacchi, russi, bielorussi, ucraini): tra 5 e 6 milioni uccisi per pulizia etnica, fame, lavori forzati, rappresaglie e ancora i prigionieri politici e oppositori (comunisti, socialisti e cristiani dissidenti: centinaia di migliaia di morti.
5.000/15.000 omosessuali uccisi (decine di migliaia perseguitati), i Testimoni di Geova, circa 1.500 uccisi poi si contano i morti civili e militari causati dalla Seconda Guerra Mondiale (guerra scatenata dal nazismo)
La “grande” guerra costò tra 60 e 70 milioni di morti in totale, ma gli storici attribuiscono tra 14 e 20 milioni di vittime dirette alle responsabilità militari e ideologiche della Germania nazista (tra bombardamenti, rappresaglie, fame, lavori forzati, deportazioni) mentre il Fascismo italiano (1922–1945) ha mietuto centinaia di migliaia di vittime nei crimini coloniali, in Libia (guerra coloniale e repressione) con circa 40.000/70.000 morti (soprattutto civili e deportati nei campi di concentramento), l’Etiopia (invasione e occupazione 1935–1941) con 300.000/400.000 vittime stimate (bombardamenti chimici, rappresaglie, fucilazioni di massa) e infine la Seconda guerra mondiale, Jugoslavia e Grecia (occupazione e repressione) con decine di migliaia di civili uccisi, ebrei italiani deportati con la RSI, circa 8.000/10.000 e gli oppositori politici, partigiani, antifascisti, migliaia di vittime nei rastrellamenti e fucilazioni.
Ma le vendette, gli assassini e le stragi compiute dai partigiani per un totale di circa 30.000 vittime no?
Non se ne parla?
La realtà?
Ci sono spiegazioni profonde.
Il comunismo, a differenza del fascismo, è stato per decenni parte integrante delle forze che hanno contribuito alla liberazione dell'Europa dal nazifascismo.
In Italia, il Partito Comunista Italiano è stato protagonista della Resistenza e del dopoguerra.
Questa legittimazione ha reso difficile, culturalmente, una condanna netta del comunismo come ideologia totalitaria.
La democrazia è più forte se sa ricordare tutto.
E soprattutto, se ha il coraggio di guardare anche ciò che la sua cultura ha a lungo scelto di non vedere…
Possiamo e dobbiamo fare di meglio...
Forza!!!
a cura di Mino e Fidias
(image popolare, dal web)










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