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OP Osservatorio Politico

Inchiesta: ONG per i soccorsi in mare (3^ parte)

  • oposservatoriopoli
  • 5 set
  • Tempo di lettura: 6 min

Ora sappiamo molto, chi finanzia, chi c’è e chi non c’è ma, attenzione al terrorismo velato.


La Global Sumud Flotilla, iniziata a luglio 2025, è la più imponente missione civile via mare per “rompere” l'assedio israeliano su Gaza, coordinando iniziative come Freedom Flotilla Coalition, Global Movement to Gaza, Maghreb Sumud Flotilla e Sumud Nusantara.

Comprende oltre 50 imbarcazioni partite da Genova, Barcellona, Tunisi e Catania, con arrivo previsto per la metà di settembre.

Parteciperanno attivisti, volontari, medici, artisti e politici di oltre 44 paesi, tra cui Greta Thunberg, Ada Colau e figure come Robert Martin, Susan Sarandon, Liam Cunningham, Mark Ruffalo, Fiorella Mannoia, Roger Waters e molti altri.In Italia, hanno espresso forte e deciso sostegno pubblico città e partiti come Giustizia Insieme, CGIL, FLAI-CGIL, M5S, Possibile, oltre a politici come l'ex premier Giuseppe Conte, senatori M5S e deputati PD.

Ma è una causa umanitaria oppure una grave provocazione politicizzata?I promotori affermano che non rappresentano governi né partiti politici. Tuttavia, il coinvolgimento di figure politiche e partiti, la trainata mediatica, e l’elemento simbolico - una cosiddetta "flotta di coraggio" - sollevano dubbi sul carattere esclusivamente umanitario dell’iniziativa.

Se l’obiettivo è aiutare i gazawi, i dati parlano chiaro, missioni attive come quella dell’Organizzazione USA “GHF” hanno fornito una media di 2,7 milioni di pasti al giorno, pari a 845 tonnellate giornaliere, dal 27 maggio, la crociata partita da Barcellona, dati alla mano, non può competere in nessun aiuto umanitario attivo, l’armata navale di 50 piccole barchette con volontari male addestrati alla navigazione in mare e pochi aiuti a bordo appare sempre più un atto politico simbolico che una risposta efficace.

La questione però, assume risvolti preoccupanti quando si entra nel territorio delle connessioni con Hamas.

Un caso emblematico: Mohammad Hannoun, residente in Italia, già sanzionato dal Dipartimento del Tesoro USA, è accusato di avere usato la Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (ABSPP) come copertura per inviare circa 4 milioni di dollari all’ala militare di Hamas tra il 2013 e il 2023. Banche internazionali (Unicredit, Credit Agricole) gli hanno chiuso i conti per “sospette operazioni legate al terrorismo”.

Ma questo contesto le leggeremo meglio più avanti.

Quindi, sostenere a spada tratta queste spedizioni senza chiari confini e trasparenza rischia di trasformarsi in legittimazione di iniziative politiche - piuttosto che umanitarie - spesso orchestrate con intenti ideologici.

Il simbolo del volontariato internazionale è molto potente ma se dietro al simbolo si nascondono reti legate al terrorismo, il confine con la complicità diventa pericolosamente labile.

Com’è possibile che questi dati certi, documentati, di facile ottenimento non siano in mano ai politici italiani coinvolti?

È bene far conoscere che nella rete girano notizie complesse, in molti gridano pubblicamente “chi c’è dietro” questa regata umanitaria.

Flotilla pro-Pal, cosa nasconde dietro agli aiuti?

La flotta di circa 50 imbarcazioni in partenza dai porti tunisini, spagnoli e italiani, si legge nel web, avrà a bordo anche 500 “fiancheggiatori della resistenza gazawa di oltre 40 nazionalità”.

Sarà vero?

Sarà falso?

Chi può dirlo, nessuno conosce i nomi di tuti gli imbarcati.

La Global Sumud Flotilla, è un coordinamento di quattro distinte iniziative di sostegno, la Freedom Flotilla Coalition, che ha già tentato in due occasioni di raggiungere la Striscia di Gaza portando un carico simbolico di aiuti.

La Global Movement to Gaza, una iniziativa a sostegno dei palestinesi che in precedenza si era costituita sotto il nome di Global March to Gaza, la Maghreb Sumud Flotilla, con base in Nord Africa, nato dal Sumud Convoy con sede a Tunisi e la Sumud Nusantara che invece, ha alle spalle organizzazioni con sede in Malesia e in altri otto paesi del Sudest asiatico.

Ma c’è dell’altro.

Ad accomunare Maghreb Sumud Flotilla e Sumud Nusantara è il termine arabo “sumud”, che significa resilienza.

Queste sono emanazioni indirette dei Fratelli Musulmani particolarmente attivi a quelle latitudini con il KMM (Kumpulan Militan Malaysia) costituenti l’ala più intransigente del Partito Islamico di opposizione (PAS).

Anouar Gharbi è un cittadino svizzero di origine tunisina, che ha coordinato prima il Sumud Convoy e poi la Sumud Flottillia in partenza da Tunisi.

Anouar è presidente del “Centro ginevrino per la democrazia e i diritti umani”. Nel 2021 ha incontrato il leader di Hamas - Ismail Haniyeh - in Turchia in qualità di presidente della “Associazione di soccorso palestinese”, nel 2003 inserita nella lista delle sanzioni del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti per legami con Hamas.

Siamo su terreni internazionali minati, gli Italiani imbarcati non sono pronti a tutto questo, forse.

Ricordiamolo, Anouar Gharbi è un attivista tunisino-svizzero noto per il suo impegno nella difesa dei diritti umani e nella solidarietà con la causa palestinese ed è stato coinvolto nel Sumud Convoy, nel giugno 2025, nell’obiettivo di rompere l'assedio israeliano sulla Striscia di Gaza e fornire aiuti umanitari.

Israele non dimentica certi nomi né certe azioni, specialmente se organizzate dalla Tunisian Coordination of Joint Action for Palestine, tanto che la missione fu abortita a causa di gravi problemi politici.

Non ci sono prove concrete che Anouar Gharbi abbia legami diretti con Hamas ma in aree calde, basta il solo sospetto per far esplodere una bomba politica ingestibile.

E ancora è vero che non ci sono prove che queste iniziative siano emanazioni dirette dei Fratelli Musulmani o che abbiano legami ufficiali con il KMM (Kumpulan Militan Malaysia) o il PAS (Partito Islamico di opposizione della Malesia) ma, stiamo giocando con aree delicate in teatri di guerra, anche la sola vicinanza idiomatica a volte fa scattare l’interruttore delle ostilità.

Torniamo a Mohammad Hannoun.

Hannoun è un architetto giordano-palestinese residente a Genova, noto per il suo attivismo a favore della causa palestinese.

È stato coinvolto in diverse iniziative di solidarietà e le sue attività hanno suscitato molte “preoccupazioni” a livello internazionale, è un soggetto altamente attenzionato tanto che nello specifico, nel 2021 il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha imposto sanzioni a Mohammad Hannoun, accusandolo di essere un “finanziatore di Hamas”.

Secondo le autorità americane, Hannoun avrebbe utilizzato l'Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (ABSPP) come "ente di beneficenza fittizio" per raccogliere fondi destinati all'ala militare di Hamas.

Le sanzioni hanno incluso il blocco dei suoi beni e il divieto di transazioni finanziarie con entità statunitensi ed ovviamente l’occhio del grande fratello USA con le sue oltre 13 Agenzie, si posa quotidianamente su Hannoun.

Sembra che la Procura di Genova abbia avviato un'indagine preliminare per verificare eventuali attività illecite sul territorio italiano ma null’altro sul tema, ci è dato sapere.

Mohammad Hannoun, infine, è stato direttamente associato all’iniziativa Global Sumud Flotilla ma non è chiaro se abbia avuto un ruolo organizzativo diretto.

Certo che le sue dichiarazioni e la sua presenza, ovviamente, non lasciano spazio a dubbi interpretativi, le sue ultime dichiarazioni pubbliche legate alla causa palestinese alimentano considerazioni scontate sul suo coinvolgimento diretto.

Ad onore del vero, quante sono le probabilità reali che gli aiuti(?) di questa “flottiglia” raggiungano i gazawi?

Siamo seri, siamo seri, la cifra è: Zero!

Questo sprint umanitario, irragionevole, naif, radical chic per quanto assai scenografico assomiglia sempre più ad un esperimento temerario, una vera e propria “prova di coraggio” necessaria ai partecipanti che per il popolo palestinese.

Anche perché, nonostante gli avvisi di Israele è tutto molto sicuro (tranne le avversità del mare…), siamo certi che nessuno si farà male, proprio come in tutti i tentativi precedenti.

E quindi?

A che serve questa manovra scenica internazionale?

Forse ad ottenere compassione e like, è solo un gesto dimostrativo che si sa essere inutile al 100%.

E lo spreco di risorse?

Raggiungere Gaza da porti lontani come quelli di Barcellona e Genova appare più una rotta da guinness dei primati che una scelta operativa per portare aiuto, anche perchè un buon marinario direbbe che per portare aiuto, vero, sarebbe più facile adottare il sistema governativo posto in essere, ovvero, il corridoio sicuro del stabilito dal governo attuale che ogni giorno arriva a Gaza con aiuti, piuttosto che tentare missioni impossibili quanto stupide.

Insomma, c’è il traforo del Monte Bianco per arrivare in Francia ma, per principio politico si decide di scavalcarlo il Monte Bianco e con gli elefanti carichi di merce per fare un dispetto …a chi poi?

Ricordiamolo ancora una volta, IDF e GHF (Onlus Usa) hanno distribuito (dal 27 maggio ad oggi) una media di 2,7 milioni di pasti a settimana nei 4 centri di distribuzione da loro gestiti, pari a 845 tonnellate/giorno di materiale di soccorso alla popolazione palestinese, uno stoccaggio questo, inimmaginabile all’essere umano, inimmaginabile da qualsiasi Fondazione, Onlus oppure ONG che non abbia un mega-apparato logistico alle spalle, sul modello Statunitense.

In sintesi, il “grande” contributo della Global Sumud Flottillia (sempre se dovesse arrivare, perché non è facile rompere il blocco navale israeliano su Gaza) equivarrebbe più o meno alla 1ª colazione di un unico giorno per pochissime persone …

In conclusione, la missione senza frontiere, finora ha incontrato ostacoli significativi, cinque imbarcazioni più piccole sono state costrette a tornare indietro a causa di condizioni meteorologiche avverse e due non sono nemmeno partite a causa di guasti meccanici mentre le imbarcazioni più piccole, come i velieri, sono particolarmente vulnerabili a mareggiate, con conseguenti problemi tecnici e gravi malesseri tra l'equipaggio.

In ultimo non dimentichiamoci che, una volta superati tutti i problemi della navigazione si arriverà in zona rossa e li arriveranno i problemi veri, ovvero, il blocco di Israele.  

Insomma, Brancaleone aveva una armata più solida e meno confusa di questa.

La velleità, spesso, non ha limiti.

Andava detto e l’abbiamo scritto.

 

fidi@s1970 - Member 20643 * GNS Press Association

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