IL QUADRO POLITICO IN ITALIA: il grande disegno... nella sua completezza...
- oposservatoriopoli
- 16 ott
- Tempo di lettura: 7 min
Se non conosci le regole del gioco non puoi giocare.
Sempre a patto che ti facciano giocare, anche se le conosci.
Ora abbiamo bisogno della vostra attenzione, quindi siate lucidi ed attenti perché è facile perdersi in questo labirinto di rimpasti e affini.
Pronti?
Partiamo quindi da Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), un “partito” formato da Europa Verde, Sinistra Italiana e altri (non fissi), insomma un ricettacolo di mezze misure con varianti a seconda della convenienza al momento.
Europa Verde, ufficialmente Europa Verde - Verdi, è un partito politico ambientalista italiano.
Sinistra Italiana (SI) è un partito politico italiano di orientamento socialista democratico ed ecosocialista.
Ecosocialista.
Chissà cosa cazzo vuol significare...direbbe Chicco...
Mah …
Europa Verde proviene dalla Federazione dei Verdi.
E meno male che non è Europa Rossa...
Sinistra Italiana (SI) invece, proviene dalla fusione di Sinistra Ecologia Libertà e Futuro a Sinistra (un partito esistito per ben 5 lunghissimi mesi!)
Andiamo avanti.
Sinistra Ecologia Libertà deriva da Sinistra Democratica (Italia) e da Sinistra Ecologia Libertà.
Ci siamo fin qui?
Tutto chiaro?
Un par de palle...direbbe Chicco nostro...ma proseguiamo...
Facciamo il punto: le varianti sono i partiti, le costanti i loro rappresentanti, in Sinistra Ecologia Libertà, Sinistra Italiana (SI) e Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) troviamo sempre tra i fondatori e ruoli dirigenziali il mitico Nicola Fratoianni, molto apprezzato ultimamente dagli alti vertici dell'INPS.
Mentre in Sinistra Ecologia Libertà, Europa Verde, Federazione dei Verdi troviamo sempre tra i fondatori e ruoli dirigenziali il garbato Angelo Bonelli.
Andiamo avanti.
Eravamo rimasti alla Federazione dei Verdi e Sinistra Ecologia Libertà, orbene, Federazione dei Verdi è derivata da Federazione delle Liste Verdi e Verdi Arcobaleno (Francesco Rutelli) e vale la pena ricordare che i Verdi Arcobaleno derivano dalla fusione di Democrazia Proletaria e Partito Radicale.
Chicco s'è perso...
Democrazia Proletaria (DP) è stato un partito politico italiano di sinistra radicale, fondato da Mario Capanna nel 1975 come coalizione elettorale mentre il Partito Radicale (PR) è stato un partito politico di orientamento liberale, liberista e libertario fondato nel 1955, a seguito di una scissione dal Partito Liberale Italiano.
Va ricordato che durante il fascismo gli ideali e la cultura radicale sono accolti e rivendicati da numerosi ‘intellettuali’ antifascisti...
Mentre è altrettanto importante sapere che Democrazia Proletaria confluisce si nei Verdi Arcobaleno, ma la falange operativa, nel 1991, si fonde con Partito della Rifondazione Comunista, o più semplicemente “Rifondazione Comunista“ di Maurizio Acerbo.
Chicco ha preso una corda...
Se non si conoscono le origini dell’ideale, è impossibile capire i perversi meccanismi che oggi occupano e devastano le piazze.
Il punto chiave è che Rifondazione Comunista del 1991, altro non è che Partito Comunista Italiano fondato nel 1943, a sua volta derivato dal Partito Socialista Italiano fondato nel 1892 e scioltosi nel 1994.
Craxi vi dice qualcosa?
Si, avete letto bene, proprio da “quel” Partito Socialista Italiano a sua volta costituito dalla fusione dei partiti: Partito Operaio Italiano, Partito Socialista Rivoluzionario Italiano eLega Socialista Milanese che a Genova, il 14 agosto 1892, ripetiamolo, diventa il Partito Socialista Italiano che noi conosciamo essere stato guidato da Andrea Costa, Filippo Turati , Giacinto Menotti Serrati, Pietro Nenni, Francesco De Martino, ed il compianto e rimpianto Bettino Craxi.
Si, proprio quel Partito Socialista Italiano dove all'estrema sinistra si schierò un giovane rappresentante della federazione di Forlì, tale Benito Mussolini, che nel 1910, partecipava per la prima volta a un congresso nazionale del partito.
Chicco lascia stare il sapone!!!!!
Per corredo storico, il Partito Operaio Italiano nacque a Milano il 17 maggio 1882, Il Partito Socialista Rivoluzionario Italiano fu fondato a Rimini nel 1881 (con il nome originario di Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna), mentre la Lega Socialista Rivoluzionaria (poi Socialismo Rivoluzionario) è un'organizzazione che si rifà alla corrente di pensiero socialista rivoluzionaria.
Chissà che faccia faranno i lettori più deboli in storia nel sapere che la testata giornalistica del Partito Operaio Italiano si chiamava …Il Fascio Operaio!
Orrore!!!
Pensate, il Partito Operaio Italiano ebbe l’appoggio della democrazia radicale di Filippo Turati.
Tutti nomi questi che, ad oggi, per la maggiorante degli astanti sono “strade” o “piazze”: Via Filippo Turati, Piazza Pietro Nenni, Largo Giuseppe Croce …
Povera Italia …e povero Chicco...
Dite la verità, è complicata la storia, eh?
Con Landini, Bonelli e Fratoianni sembrava tutto più facile, eh?
Blocchiamo tutto, spacchiamo tutto, tutti in piazza a fare casino...
E' tutto facile.
Poi però, quando vai a cercare di capire il perché, allora diventa tutto un disastro.
E diventa un disastro perché nessuno conosce la storia, nessuno sa il perché di certe azioni, nessuno s’informa e tutto scorre velocemente senza la possibilità di comprensione.
E l’ignoranza crea mostri difficili da battere.
O capre...come direbbe Sgarbi...
La verità cruda è questa, i partiti di oggi non sono creature nate dal nulla, ma metamorfosi - spesso deformate - di quei corpi politici che, un tempo, avevano ideali chiari e pesanti, capaci di cambiare destini e di pagare il prezzo delle scelte.
Non c’è nulla di romantico nel constatare che, sotto nomi diversi e liturgie nuove, girano gli stessi uomini, gli stessi equilibri, le stesse pratiche di potere che puntellano l’una o l’altra “variante” a seconda del guadagno del momento.
È la trasformazione di una storia che doveva essere grande e che invece è diventata finta, un vestito di scena per chi vuole restare dove sta senza rischiare nulla.
Non crediate che questo sia un colpo di teatro.
Quei nomi - Mazzini che chiamava i giovani alla Repubblica e all’azione, Garibaldi che prendeva il mare e le baionette per unirci - non sono mere figurine in un manuale di storia.
Sono gli spettri di un progetto che aveva una direzione e dei sacrifici.
Quando ricordiamo il Risorgimento non lo facciamo per la nostalgia, ma per misurare il divario: allora c’erano fini dichiarati.
Oggi abbiamo fogli di carta stampati con slogan che cambiano come le stagioni.
Ecco il punto che deve far male, la confusione è spesso voluta.
Se la gente è divisa - fra colori, liturgie e guerre di bandiera - non guarda il castello che si costruisce sopra le sue teste.
La confusione è la coperta che copre i giochi di potere.
L’anonimato delle politiche reali avviene sotto la scenografia degli slogan.
Chi ne trae vero vantaggio ?
I paraculi di mestiere, quelli che cambiano campo all’occorrenza, che si addossano etichette “di principio” la mattina per recitare, e la sera stringono mani con chi serve ai loro interessi.
È un mestiere antico quanto la politica, ma oggi è diventato industria.
(Sì, quella industria che sopravvive meglio se il pubblico resta arrabbiato fra due colori…)
Non è una questione di nomi su una tessera, è una questione di radici.
Se non sai da dove nasce un partito, non puoi capire perché fa le scelte che fa oggi.
Il Partito Socialista che nacque a Genova nel 1892 era un agglomerato con radici profonde - e quelle radici ci dicono come e perché certi percorsi politici si sono evoluti.
Conoscere questi passaggi non è polveroso esercizio da accademici, ma è l’unico modo per capire i meccanismi che ripetono sé stessi.
Gi scioperanti di Genova per la Palestina, sarebbero compresi da chi ivi fondò il partito dei lavoratori?
Non credo.
Landini, Fratoianni, Bonelli e compagnia cantando sarebbero ben accolti dai leader sindacali e politici della sinistra vera?
Ma sai i calci in culo …direbbe Chicco...
Dunque, facciamo tutti un passo indietro ...davvero.
Guardiamo la medaglia in entrambi i lati, a volte la gente si illude che cambiando il colore della facciata cambino le fondamenta.
Non è così.
Cazzo.
Non è così.
La stessa medaglia mostra due facce della stessa logica, quella della rappresentanza annacquata e quella dell’interesse che sa muoversi con la massima flessibilità.
Non siamo più figli di un Risorgimento che ha saputo porre fini, siamo nipoti stupidi e vuoti di un Risorgimento mal governato, tradito dall’incapacità di trasformare ideali in istituzioni durature.
E quando si tradisce il progetto originario, gli estremi si radicalizzano e i paraculi prosperano.
Paraculi prosperano e si riproducono.
Ultimo, e credeteci, questo è il veleno finale del nostro pezzo di oggi, non è un invito a seguire un capo carismatico - perché i leader veri, competenti e carismatici, non si improvvisano e nemmeno si idolatrano.
Il nostro è un invito a smascherare il teatrino.
A non cadere nella trappola della “guerra di bandiere”, organizzata apposta per distrarci.
A non applaudire chi urla più forte, mentre i luoghi decisionali si svuotano.
A non lasciar spazio a chi fa la confusione per mestiere.
Per capire bisogna conoscere, leggere la storia, ricomporre i fili, capire chi è rimasto sempre dietro le quinte.
E per agire - se si vuole agire davvero - bisogna rifiutare questa commedia e chiedere conti, trasparenza, impegni misurabili.
Per concludere, e chiudere duro come ci chiede la coscienza, smettiamola con la finta alternativa.
Siamo la faccia della stessa medaglia quando accettiamo di esserlo.
Siamo la persona che indossa due colori diversi se non pretendiamo coerenza, storia e responsabilità.
Avete due scelte: restare intrappolati nel labirinto dei rimpasti e degli slogan, oppure fare quel passo indietro che vi abbiamo chiesto.
Studiare, riconoscere le radici, smascherare i paraculi e pretendere di più.
Solo così possiamo vedere il grande disegno nella sua completezza.
Solo così potremo dire, senza ipocrisia, non la vogliamo più a questa finta Repubblica di cartapesta!
Se si deve scendere in piazza...mannaggiallapupazza... si scenda a concludere l’inizio di un lavoro che è rimasto incompiuto.
Scendiamo pure in piazza tutti, ma non per il solito teatrino, ma solo per finire quel lavoro che il Risorgimento ha lasciato a metà, e che da centocinquant’anni nessuno ha avuto il coraggio di chiudere…
E stavolta...Chicco ha capito...
Ed è d'accordo con noi...
a cura di Mino e Fidi@s
(image by mix OP + Dj Art Myers - Мир Труд Май)










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