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“Generazione Europa”: lobby, favori e omertosi silenzi...

  • oposservatoriopoli
  • 10 ott
  • Tempo di lettura: 4 min

Il nuovo scandalo che travolge Bruxelles trasporta l’odore del Qatargate e arriva dritto dritto all’impunità. Il tutto in religioso silenzio!


Come mai nessuno del popolino sa che sono tornati i sigilli della polizia giudiziaria belga nei corridoi del Parlamento Europeo?

 

Come mai c’è sempre tanto silenzio quando invece bisognerebbe fare tanto rumore?

 

Due anni dopo il Qatargate, Bruxelles è di nuovo scossa da un’inchiesta giudiziaria che promette di far tremare i piani alti dell’Unione.

 

Nome in codice dell’inchiesta?

 

“Generazione”.

Oggetto?

 

Corruzione, riciclaggio, falso e associazione per delinquere, un classico. Al centro, questa volta, ci sono i lobbisti di Huawei, colosso cinese delle telecomunicazioni, sospettati di aver ‘comprato silenzi e consensi’ tra le file di eurodeputati e assistenti parlamentari.

 

Facciamo i conti: 21 perquisizioni, 2 uffici sigillati, 1 arresto in Francia.

 

Le autorità del Belgio, a marzo 2025, hanno ordinato 21 perquisizioni in Belgio e in Francia.

Due uffici del Parlamento europeo sono stati sigillati su richiesta della presidente Roberta Mètsola, la stessa che ha tirato dritto sulla votazione della Salis!

Una persona è stata arrestata in Francia in esecuzione di un mandato europeo.

Secondo Le Soir e Knack, i fascicoli giudiziari erano “sotto embargo” fino a giovedì scorso e pochissimi magistrati conoscevano i dettagli.

Una segretezza che dice tutto - e forse troppo - sull’imbarazzo istituzionale che circonda la vicenda.

 

Ma nessuno parla, nessuno scrive, nessuno alza la voce, tutto è sempre molto sommesso perché se è vero che i panni sporchi si lavano in casa, in Europa non si lavano proprio!

 

Il nome che fa tremare Bruxelles?

 

Valerio Ottati!

 

Al centro delle indagini, un nome italiano, Valerio Ottati, doppia nazionalità, italiano e belga, capo dei lobbisti di Huawei a Bruxelles.Nato a Woluwe-Saint-Pierre, figlio di un ex funzionario della Commissione Europea, Ottati incarna il ‘perfetto prodotto’ della bolla comunitaria, una vita tra emendamenti, commissioni e “relazioni istituzionali”.

Non è di primo pelo, non è uno sprovveduto, prima di passare alla multinazionale cinese è stato assistente parlamentare per quasi dieci anni, prima con Crescenzio Rivellini (Forza Italia), poi con Nicola Caputo (Italia Viva).

 

Forza Italia e poi Italia Viva!

 

No. Un attimo...qualcosa non torna.

 

Riscriviamolo e rileggiamolo.

 

Assistente parlamentare, per quasi dieci anni, prima con Forza Italia e poi con Italia Viva?

 

Ma siamo seri?

 

Riscriviamolo ancora meglio: un uomo passa dalla destra berlusconiana alla sinistra renziana, senza battere ciglio, nello stesso corridoio, sulla stessa moquette di Bruxelles?

 

Altro che “flessibilità politica”, questa è elasticità molecolare.

Un talento degno di un supereroe - o di un contorsionista di palazzo!

Eppure, nella bolla europea, nessuno si stupisce…

 

Grazie al cazzo!!!

 

Con quello che fanno e che guadagnano, non hanno tempo né per la morale, né per lo stupore …

Qui i partiti non sono visioni del mondo, ma badge d’accesso.

 

Cambi colore, ma la porta resta la stessa, quella che dà sui corridoi del potere.In fondo, che differenza fa tra Forza Italia e Italia Viva, se il contratto è lo stesso ed il lobbista paga la cena?

 

Nessuna.

 

Però al popolo iniziano a girare i coglioni …

 

Il ponte con la Cina, raccontano i cronisti belgi, nasce proprio lì, nella delegazione Ue-Cina, dove Ottati avrebbe imparato l’arte di “mediare” tra interessi pubblici e privati prima con Forza Italia e poi con Italia Viva.

Poi, l’ascesa nel colosso Huawei e secondo le ipotesi dei magistrati, regali, viaggi, biglietti per eventi sportivi e favori per influenzare le politiche europee sul 5G.

 

Un Parlamento che non impara mai...ma vuole insegnare a tutti …

 

Dopo il Qatargate, l’Europarlamento aveva promesso riforme, trasparenza e “tolleranza zero”.

Invece, secondo Follow The Money e Reporters Unitedle stesse dinamiche di potere si ripetono, lobby che girano come api intorno al miele (soldi), funzionari che passano dai banchi del Parlamento ai CdA delle multinazionali… è un sistema che confonde il “dialogo politico” con “favori reciproci”.

 

D’altronde l’IBAN non ha colore, è solo è solo una bandiera a 27 cifre sotto la quale marciano tutti.

 

A sinistra, a destra, nei liberali, tutti dentro lo stesso meccanismo!

 

27 cifre e c’è chi apre le porte alle multinazionali, chi chiude gli occhi, chi si limita a incassare ...

E i cittadini?

 

Restano fuori, a guardare, mentre Bruxelles diventa una zona grigia dove politica e affari si danno del tu.

 

L’Europa dei privilegi ma non dei popoli.

 

Le parole del direttore di Transparency International EU, Nicholas Aiossa, sono una condanna: “A Bruxelles persiste una cultura dell’impunità. Le riforme promesse non sono mai arrivate.”

 

E mentre gli investigatori sequestrano documenti e computer, nessun eurodeputato è ancora formalmente indagato.

 

Ma come cazzo è possibile?

Come nel Qatargate, il tempo gioca a favore di chi deve solo aspettare che l’opinione pubblica si distragga.

 

Bruxelles, capitale della malapolitica?

 

Non è complottismo, è cronaca!

Un sistema che predica trasparenza ma vive di relazioni opache, che invoca la legalità ma la piega ai propri interessi, che parla di “unità europea” ma si nutre di scambi, carriere e promozioni incrociate tra partiti popolari, socialisti e liberali.

 

I sigilli belgi non chiudono solo due uffici, ma una stagione di ipocrisie.Perché l’Europa non può chiedere sacrifici ai suoi cittadini mentre nei suoi palazzi si mercanteggiano favori e poltrone miliardarie …

La corruzione non è solo un reato, è la negazione della democrazia, ma se sei eurodeputato in fondo …

 

Trasparenza o fine della fiducia!

 

L’Europa non cadrà per un’inchiesta giudiziaria, ma potrebbe crollare sotto il peso della sua arroganza.

I cittadini non chiedono miracoli, solo onestà e verità.

 

E non la troveranno in Europa.

Finché i palazzi di Bruxelles continueranno a “proteggere i propri privilegi”, la parola “Unione” resterà solo un’etichetta vuota, buona per i comunicati stampa - ma non per la coscienza dei popoli europei.

 

E poi ci si lamenta perché hanno salvato la Salis in cambio di un ‘lasciapassare’ per un membro ungherese nei guai …

 

Il paradosso è servito, a Bruxelles la coerenza è un fastidio, la fedeltà un optional e l’unico partito che non muore mai è quello dei “ricollocati di lusso”.

Un esercito di professionisti dell’influenza, pronti a passare dalla Trinità berlusconiana alla grazia renziana come se cambiassero giacca al guardaroba di Strasburgo …

 

Che schifo...


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