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Carcere italiano: fabbrica di suicidi, cimitero dei diritti!

  • oposservatoriopoli
  • 12 set
  • Tempo di lettura: 3 min

In Italia il carcere non rieduca, non reinserisce, non redime.


Produce soltanto morte, disperazione e recidiva.

È un sistema fallace, ipocrita e feroce che si regge su un’illusione: quella che dietro le sbarre si “paghino i conti con la giustizia”.

In realtà, lì dentro si pagano conti che nessuno dovrebbe mai saldare: abbandono, umiliazioni, botte, isolamento, la lenta agonia della dignità.

I numeri che gridano vendetta.

Nel 2024 ci sono stati più di 70 suicidi dietro le sbarre.

Uno ogni cinque giorni.

Sovraffollamento cronico: oltre 60mila detenuti per 51mila posti regolamentari.

Celle di 9 metri quadri con 3 persone stipate come bestiame, senza privacy, senza aria.

Carenza di personale: agenti penitenziari ridotti allo stremo, psicologi e educatori quasi inesistenti.

I volti dietro le sbarre, non sono numeri, ma nomi e corpi…

Ragazzi di vent’anni che si impiccano con un lenzuolo dopo un arresto per piccoli reati.

Padri che si tagliano le vene perché non reggono la vergogna e la solitudine.

Malati psichiatrici lasciati senza cure, abbandonati in brande di ferro come relitti.

Ogni suicidio è un atto d’accusa contro lo Stato.

E lo Stato resta muto.

Una giustizia che punisce due volte

La pena dovrebbe privare della libertà, non della vita.

Ma in Italia si scontano altre pene non scritte, fame di spazi, torture del silenzio e dell’abbandono, cure negate, attese infinite per un colloquio o un processo.

Il risultato?

Il carcere diventa scuola di violenza, università del crimine, officina di rancori.

Chi entra fragile, esce spezzato.

Chi entra colpevole, esce peggiore.

E chi entra da innocente?

E sì, perché in carcere ci vanno anche gli innocenti, dal 1992 ad oggi, circa centomila innocenti sono andati in galera!

100.000 innocenti, sissignori.

Un sistema che non vuole cambiare.

Politici e ministri si riempiono la bocca di parole come “sicurezza” e “certezza della pena”, ma non muovono un dito per la certezza della dignità.

È comodo lasciare che i detenuti si uccidano: così si svuotano le celle senza riforme, senza spese, senza scandali…

Il carcere italiano è una fabbrica di morte che non salva nessuno e condanna tutti.

Condanna i detenuti a un’esistenza disumana.

Condanna gli agenti a lavorare in trincee infami.

Condanna la società a ritrovarsi criminali peggiori di prima.

E intanto i suicidi continuano, nel silenzio generale.

Il vero ergastolo, in Italia, non è la pena: è il sistema!

Piove; governo ladro!

Si stava meglio quando si stava peggio.

Non ci sono più le mezze stagioni…

Questa è l’Italia.

Garantista, per gli altri.

Solidale, con gli altri.

Alleata, con alri ancora.

Secondo il rapporto Antigone del 2025, oltre 62.000 detenuti condividono 51.280 posti regolamentari, con una media nazionale di sovraffollamento del 133%.

Nel 2024 i suicidi confermati sono stati 91, il record assoluto, nei primi mesi del 2025, tra gennaio e maggio, già almeno 33 suicidi, un fatto agghiacciante: quasi il 38% dei suicidi riguarda persone in custodia cautelare, cioè non ancora condannate.

“Non ci sono evidenze sul legame diretto tra suicidi e sovraffollamento”, dicono in certi corridoi del potere.

E non sorridere tu che leggi, tu che emetti sentenze, tu che dici “bene”, perché forse non l’hai capito, in un sistema fallace e corrotto come il nostro ci puoi capitare in mezzo anche tu, poi vedrai che ti passerà il sorriso!

Poi il sorriso passa …

Il colpo finale?

Perché questo sistema è già colpevole?

Questo non è un semplice racconto di violenze invisibili: è una testimonianza che il carcere italiano sta uccidendo non solo corpi, ma la speranza.

Quando dieta la solitudine diventa mangiare solo con la speranza che sia l’ultimo giorno; quando l’attesa di un giudizio diventa pena anticipata; quando il dolore mentale è ignorato come una colpa; quando la dignità diventa un lusso per pochi.

Una sola cosa è certa: con tutto questo, una società che si dice civile non può più restare a guardare.

Non si può più contare i morti come se fossero inevitabili.

Ogni suicidio dietro le sbarre è responsabilità di chi non ha agito.

Amen …


ree

 
 
 

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