AVANTI RAGAZZI DI PARMA!!
- oposservatoriopoli
- 4 nov
- Tempo di lettura: 7 min
Il sole non sorge più ad Est...
Avanti ragazzi di Parma?
Si!
Sapete che amiamo provocare ed uscire fuori dagli schemi...
Perché quando la storia diventa un processo d’intenzione, la cronaca diventa il semplice “commento” di una polemica tutta italiana.
Ricapitoliamo.
A Parma, un gruppetto di studenti ha intonato “canti fascisti”: canzoni note per ricordare un ventennio, a quanto pare, per loro mai trascorso!
E così, come i giovani ungheresi che nel 1956 si ribellarono ai carri armati sovietici, Parma si ribella alla ricostituzione dell’ei fu Partito Fascista.
Un episodio questo che, in un Paese normale, sarebbe letto come una bravata, se volete come un richiamo alla libertà di canto, come un superficiale, e magari fuori luogo, modo di richiamare attenzione.
in Italia, invece, è diventato subito un caso politico, con la sinistra a gridare al ritorno del fascismo e la destra a fare la faccia offesa di chi non capisce perché tutti si agitano.
Il risultato?
L’ennesima guerra ideologica su di un fantasma.
Un fantasma grosso a quanto pare.
E subito parte la solita solfa: la sinistra, infatti, si è lanciata nella ormai nota caccia alle streghe.
“Canti fascisti”, “revisionismo”, “apologia di regime”
Titoli e titoloni, tweet, indignazione a pacchi, neanche Amazon ce la fa a consegnarli tutti.
E tutto perché qualcuno ha osato rievocare un canto goliardico in cui i ragazzi del “me ne frego” si opponevano al comunismo.
Tutto questo succedeva ottant'anni fa.
Povero Achille Lauro, chi lo avrebbe mai detto che la sua canzone (portata a Sanremo nel 2020) sarebbe stata una canzone che avrebbe giocato su tre livelli, quello estetico, spavaldo, quello esistenziale, molto più profondo e quello politico.
Ops, scusate...quella imputata dai giornalisti di tutta Italia non è quella “Me ne frego” ma un'altra “Me ne frego”!
E sì, perché ormai dai titoli di cronaca non si capisce perché un motto del ventennio sia diventato una canzone.
“Me ne frego”, infatti, diventa una canzone popolare scritta appunto come inno delle Camicie Nere e veniva suonata - e cantata - in cortei, adunate e manifestazioni del regime in quanto il testo, ardito, celebrava l’ardore dei militi e la loro obbedienza cieca, ripetendo il motto come simbolo di forza e disprezzo per la paura.
E questo accadeva ottant'anni fa.
Tuttavia dopo la guerra, il motto “Me ne frego” è diventato un simbolo controverso, per molti italiani rimane legato all’immaginario fascista altri invece, lo hanno riutilizzato e reinterpretato, svuotandolo del senso politico e trasformandolo in una frase di ribellione personale o indifferenza.
Tanto che eccolo, proprio Achille Lauro nel 2020, ha usato “Me ne frego” come titolo di una sua canzone, ha voluto ribaltare proprio quel significato storico, da simbolo di fanatismo a gesto di libertà individuale.
Libertà personale.
Libertà.
Che belle parole.
Ma le parole, si sa, vengono scritte bene ma interpretate male.
Quando fa comodo.
Perché non ricordiamo nessuna alzata di scudi a Sanremo per il titolo della canzone di Lauro.
Ecco, il problema è tutto lì, l’antifascismo d’ufficio non sa più distinguere il fascismo dal semplice dissenso.
Se canti una canzone contro il comunismo, per certi ambienti è già reato morale.
Se canti una canzone che non gli piace sei già da condannare.
E la destra?
Sta zitta o, peggio, si giustifica.
Si limita a dire che “non è apologia” e che “è solo una canzone storica”.
Come se servisse scusarsi per un canto sulla libertà.
Il paradosso è che questa destra così timida non ha capito che i suoi elettori non sono nostalgici, ma gente che ha smesso di credere a una sinistra ossessionata dai fantasmi del Ventennio.
Gente che chiede concretezza, non rievocazioni da parata.
E se in Italia c’è chi vuole cantare, deve essere libero di cantare quello che cazzo gli pare!
Sennò la libertà è a metà.
Anzi, sennò c’è dittatura…rossa!
Intanto, in mezzo a questa recita, c’è l’Italia vera, quella che fatica ad arrivare a fine mese, che vede le scuole cadere a pezzi, e che non capisce perché un canto del ’36 scritto da Giovanni Ermete Gaeta scateni più polemiche di un ospedale che chiude.
Il Paese reale guarda queste risse ideologiche e sospira: “Ma non avete proprio un cazzo da fare?”
Forse dovremmo ricordarcelo tutti, i ragazzi dell’epoca morirono per ribellarsi a chi imponeva l’allora pensiero unico e oggi, se una canzone riesce ancora a far tremare i benpensanti, vuol dire che il problema non è nel passato.
È nel presente.
Forse quei ragazzi non sono nostalgici ma gente che si è stancata dell’immigrazione clandestina, dei reati impuniti, dei lasciapassare, delle cooperative rosse e degli attacchi liberi e impuniti alle prime cariche di uno Stato, senza che la magistratura abbia mai motto un dito.
Forse i ragazzi di Parma sono quelli che hanno smesso di credere alle favole del “volemosebbene” e che chiedono concretezza, e non rievocazioni da parata mentre nello stesso giorno a Trento sono iniziati gli scontri fra sinistra estremista e la Polizia durante una manifestazione autorizzata alla destra per promuovere la Remigrazione.
Ma di questo non se ne parla.
Tutto questo mentre si svolgeva l’accoltellamento di massa su un treno nei pressi di Huntingdon a Londra, da parte di due cittadini britannici, islamici.
Tutto questo contro un coro, mentre la folle proposta del Pd è far frequentare ai coltelli un corso di educazione sessuo-affettiva alle scuole elementari …
Si, avete letto bene.
Tutto questo tsunami di merda contro dei ragazzi che cantano, mentre solo oggi qualcuno prende le distanze da Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene, ora indagate per stalking.
Tutto questo mentre ad esempio, Lorenzo Cioli su Facebook "capovolge le foto della Commemorazione a Castelfranco di Sotto in ricordo di Norma Cossetto", rapita, violentata, seviziata e gettata in una foiba dai partigiani titini rievocando lo schifo di “Piazzale Loreto”.
Tuto questo ardore contro dei ragazzi che cantano, mentre nell’analisi del quotidiano "Sole 24" sulla criminalità in Italia (e la correlazione tra criminalità e immigrazione) emerge che una violenza sessuale su due è commessa dal 9% della popolazione straniera residente in Italia, mentre nel settore furti, scippi e rapine, oltre sei arrestati su dieci sono stranieri.
No, questo non si dice.
Questo non si può dire, i cattivi sono quelli che cantano.
Fascisti!
Perché il resto non conta: si può fare qualsiasi cosa contro un fascista o contro un “non” allineato qualsiasi a sinistra.
In mezzo a questa buffonata c’è l’Italia vera, quella che fatica ad arrivare a fine mese, che vede le scuole cadere a pezzi e che vede operai morire sotto le macerie della Torre dei Conti a Roma, porzione di un patrimonio “fragile” ma che nessuno a Roma rinforza.
E sì, proprio non si capisce perché un canto del ventennio scateni più polemiche di un ritorno al terrorismo rosso.
A Parma il “Me ne frego” e solo la punta della guerra dei nervi quando la politica non sa più leggere la realtà.
Apriti cielo.
Basta una canzoncina e la sinistra si mette subito l’elmetto dell’indignazione urlando al pericolo fascista, al rigurgito, alla memoria da difendere.
Memoria?
Ma quale memoria?
Ovviamente i responsabili del coro hanno fatto quello dovevano fare, giustificarsi perché “era solo goliardia”, perchè “è stato un equivoco”, mentre più su, perché quel canto “non rappresenta il partito”.
Il solito teatrino.
E così, un canto di novant’anni fa diventa l’ennesimo pretesto per una rissa ideologica in un Paese che non riesce più a discutere di niente senza tirare fuori il Ventennio.
Però…
Però nessuno vede tifoserie insultarsi utilizzando espressioni d far accapponare la pelle.
Nel derby Roma-Lazio è stato esposto uno striscione antisemita con due svastiche, tanto che all’Olimpico sono state sequestrate anche delle lance artigianali …
Dello striscione con scritto “Laziale ebreo“ non si è indignato nessuno che poi, la follia è che nessuno sa leggere i messaggi fino in fondo…
Laziale, ebreo… mah!
Infine qualche domanda alla sinistra indignata in contrapposizione di un canto del ventennio.
La Maglietta delle Brigate Rosse per i giovani del PD, è o non è scandalo?
Se questa è la loro idea di democrazia, ovvero, inneggiare a simboli di odio e violenza stiamo messi bene, non cantano, magari sparano, di nuovo!
Dite che esageriamo?
Mica tanto, Emanuele Fiano è stato contestato a Venezia da attivisti per la Palestina che, mentre con una mano reggevano lo striscione antisemita con l’altra facevano il gesto della P38...
Nessuno dei “Dem” ha criticato gli striscioni “Fiano appeso a testa in giù” ed “ebrei dovete sparire”, mentre una canzone del ventennio no, beh, la canzone no, quella no!
Le brigate rosse sì.
La P38 sì.
Si anche alla maglietta“Barbie Brigate Rosse” con la Renault 4 rossa che richiama la morte di Aldo Moro, una pistola e un piede di porco sfoggiate da Agnese Tumicelli, ex presidente del Consiglio studentesco dell'università di Trento ed ex componente del consiglio di amministrazione dell'ateneo.
Occhio perchè quella della sinistra è un’ipocrisia che puzza.
Striscioni con minacce di morte e inviti allo sterminio che restano quasi inoffensivi, mentre una canzone del Ventennio diventa scandalo nazionale.
Se la sinistra fosse coerente dovrebbe reagire con la stessa fermezza davanti a qualsiasi istigazione alla violenza, non scegliere scandali a comando quando fa comodo alla narrazione.
Non è difesa della democrazia imputare un “pericolo fascista” ad un verso storico e tacere di fronte a chi appende manifesti che gridano vendetta o che scompaia la gente.
La doppia morale disarma la politica, quando si tollera la violenza di casa propria e si criminalizza la memoria altrui, si perde autorevolezza.
E la gente lo vede, non è una battaglia tra destra e sinistra, è questione di diritto, di coerenza e di tutela delle persone.
Chi usa la lotta contro il fascismo come scudo per coprire abusi, minacce e linguaggi che incitano all’odio perde il diritto di pontificare sulla morale pubblica.
Quindi chiudiamola qui.
La sinistra smetta di scegliere i propri nemici a geometria variabile.
Se davvero vuole difendere la democrazia, faccia quel che serve - condanni ovunque la violenza, ovunque l’istigazione, col medesimo rigore.
Altrimenti non sta combattendo il fascismo o il razzismo, sta semplicemente difendendo la propria tribuna.
Questo, francamente, riteniamo sia il vero problema.
E se per combatterlo serviranno mille cori...allora...avanti ragazzi di Parma...
Sempre a sblindo...
a cura di Mino e Fidi@s
(Image by web-mix)










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