ALBANESE: la strega e le fake news....
- oposservatoriopoli
- 31 ott
- Tempo di lettura: 5 min
Impazza sui social che: “Ieri, durante la presentazione all’ONU del suo nuovo rapporto sul genocidio a Gaza, Francesca Albanese ha dato una lezione di dignità e di coraggio al mondo.
A un certo punto, infatti, come racconta la giornalista Gisella Ruccia, il rappresentante israeliano Danny Danon ha pensato di insultarla così, davanti a tutti: “Signora Albanese, lei è una strega. Questo rapporto è un’altra pagina del suo libro degli incantesimi. Ogni accusa è un incantesimo che non funziona, perché lei è una strega fallita. Possano le sue maledizioni continuare a ritorcersi contro”.
Ma Francesca Albanese non si è lasciata intimidire. E con un discorso memorabile, senza alcun timore, ha risposto così al rappresentante d’Israele:
“È grottesco e francamente delirante che uno Stato genocida non risponda alla sostanza del mio rapporto e mi accusi di stregoneria.
E così sia: quelli accusati di genocidio siete voi.
Se la cosa peggiore di cui mi potete accusare è la stregoneria, la accetto. Ma se avessi il potere di fare incantesimi, non lo userei per vendetta.
Lo userei per fermare i vostri crimini una volta per tutte e per assicurarmi che i responsabili finiscano dietro le sbarre.
Vergogna sui governi che si definiscono democrazie liberali e non riescono a frenare i poteri della loro polizia che cercano di mettere a tacere la coscienza, né a sostenere le centinaia di cittadini provenienti da tutto il mondo che continuano a rischiare la vita sotto forma di una flottiglia o di una marcia globale.
Rompere l’assedio e fermare il genocidio è un obbligo che spetta agli Stati membri. Sono gli Stati a rimanere in silenzio e complici.
Il popolo unito, invece, si sta sollevando. I lavoratori stanno scioperando in tutto il mondo. Il BDS sta guadagnando nuovo slancio con più consumatori che boicottano strategicamente, aziende che disinvestono e istituzioni, dalle banche alle università, che stanno correggendo lentamente ma costantemente le loro pratiche.
La domanda non è più se l’apartheid di Israele e il sistema globale di complicità che lo sostiene finiranno. Importa quando e come”.
È così che si risponde. Ecco cos’è la dignità.”
Abbiamo voluto andare a fondo. Ci siamo informati, abbiamo riflettuto ed abbiamo ragionato una risposta.
Il testo di della giornalista, così come riportato sui social, drammatizza e costruisce una narrativa eroica intorno a Francesca Albanese.
La narrazione diventa più spettacolo che cronaca: l’episodio della “strega” potrebbe essere stato frainteso, amplificato o persino simbolico, e la giornalista sembra prenderlo come fatto letterale.
La retorica adottata (“genocidio”, “vergogna sui governi”, “popolo unito si sta sollevando”) è altamente politicizzata e non corrisponde a una verifica fattuale oggettiva dei numeri e delle responsabilità.
Serve una distinzione tra analisi legale internazionale e narrativa morale/politica.
Sulla definizione di “genocidio”
Albanese parla di “genocidio”, termine giuridico preciso sotto la Convenzione ONU del 1948.
Accusare Israele di genocidio è una tesi che richiede prove puntuali, processi internazionali e valutazioni oggettive.
L’articolo accetta come verità incontestabile l’affermazione, senza citare fonti legali, rapporti verificati o posizioni divergenti della comunità internazionale.
Sull’insulto del rappresentante israeliano.
La rappresentazione di Danny Danon come se avesse lanciato insulti letterali (“strega”, “libro degli incantesimi”) può essere presa da contesto retorico o metaforico.
Non ci sono fonti ufficiali che confermino che la scena sia avvenuta esattamente così.
La giornalista costruisce un momento drammatico e teatrale, trasformando la diplomazia in spettacolo mediatico.
Sull’elogio alla risposta di Albanese, il pezzo trasforma una risposta diplomatica in lezione morale universale, ma manca di verifica: le dichiarazioni sono riprese come “memorabili” senza citare verbatim verificabili o registrazioni ufficiali.
Frasi come “quelli accusati di genocidio siete voi” o “vergogna sui governi che si definiscono democrazie liberali” sono opinioni e retorica politica, non analisi fattuale.
Sulle mobilitazioni mondiali e BDS, il testo esalta lo sciopero globale, il boicottaggio BDS, il disinvestimento da aziende ed università come prova di legittimità morale.
Nessun dato concreto viene riportato: percentuali, numeri, impatti economici reali.
La narrazione presenta il movimento globale come un’onda inevitabile, ignorando opposizioni, criticità e conseguenze economiche e diplomatiche.
L’articolo d’elogio trasforma la cronaca ONU in narrazione di guerra morale: tutto è dipinto come chiaro buono vs chiaro cattivo, senza sfumature, senza dati precisi, senza confronto con fonti ufficiali o posizioni contrarie.
La “lezione di dignità e coraggio” diventa una storia di propaganda morale, non giornalismo verificabile.
In sostanza: un pezzo emotivo, politico, spettacolare, ma lontano da un’analisi rigorosa dei fatti.
Questa la nostra sintesi finale, se vogliamo, durissima.
L’articolo, quindi, non fa giornalismo, ma propaganda mascherata da cronaca.
E, ultimamente, accade sempre più di frequente.
Si prendono opinioni come fatti, emozioni come prove, spettacolo come informazione.
È una versione politically correct del moralismo radicale che trasforma la complessità internazionale in un dramma teatrale semplificato, con eroi e cattivi ben definiti.
Ovvio.
Leggere questo pezzo è come guardare un film politico in costume,e non informarsi su ciò che accade realmente in Medio Oriente.
Scontato.
La chiusura - “Ecco cos’è la dignità” - non è informazione, è un insulto all’intelligenza del lettore.
Impone una narrativa morale su una questione internazionale complessa, ignorando nuance, contesto politico, leggi internazionali, opinioni divergenti.
L’articolo panegirico trasforma una presentazione ONU in una sceneggiatura cinematografica.
Francesca Albanese non è una “eroina che sfida uno Stato genocida”: è una relatrice di un rapporto ONU.
Una semplice relatrice …
La giornalista invece ne costruisce il mito, non racconta i fatti.
Definire Israele uno “Stato genocida” senza procedimenti internazionali o sentenze è giornalismo ideologico, non cronaca.
È propaganda pura: l’autore del pezzo accetta come verità assoluta una tesi controversa e non dimostrata.
Danon che chiama Albanese “strega” e parla di “libro degli incantesimi” appare come drammatizzazione teatrale, non come cronaca verificabile.
Nessuna fonte ufficiale conferma che il linguaggio sia stato espressamente letterale se non gutturale.
E la giornalista poi trasforma un possibile insulto diplomatico in un momento epico di vittoria morale.
Strega è un insulto?
Anche “mago” è un insulto?
Quindi se strega è un insulto degno di cronaca, “cortigiana” esattamente cos’è?
L’articolo celebra il boicottaggio internazionale come prova della giustezza della causa.
Nessun numero, nessuna verifica oggettiva.
Trasforma dati complessi in spettacolo emotivo, ignorando chi contesta o subisce le conseguenze.
Il pezzo assegna alla Albanese il ruolo di giudice universale.
Chiunque abbia opinioni diverse viene implicitamente delegittimato.
Questa è propaganda, non giornalismo: il lettore viene manipolato emotivamente e ideologicamente.
Ma lo sappiamo, le parole servono a questo.
Cari amici la verità non ha bisogno di applausi, chi trasforma la realtà in favola politica non racconta il mondo, lo manipola.
La giornalista e Francesca Albanese ci ricordano una cosa semplice,:quando la retorica diventa cronaca... la realtà resta a terra!
Chi cerca fatti seri, guardi altrove.
Non siamo schierati, non siamo facili, non siamo discutibili ma, soprattutto, non siamo disposti a leggere e a “bere” tutto quello che ci versano…
a cura di Mino e Fidi@s
image dal web










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