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OP Osservatorio Politico

QUELLA MASSONERIA CHE NON C’ È MA SERVE A TUTTI …

  • oposservatoriopoli
  • 22 lug
  • Tempo di lettura: 7 min

Ogni qual volta ci si imbatte in un “mistero”, specialmente giudiziario o geopolitico, c’è di mezzo la massoneria.

Eppure …

Eppure, in realtà, in questi contesti la massoneria non c’è mai.

C'’è solo l’uomo con le sue elucubrazioni e le sue “coperture”.

Vaccino = complotto.

Strage = complotto.

Omicidio = complotto.

Il complotto equivale alla massoneria universale che dai complotti è invece lontana.

Proprio a partire dalla P2, dalla massonica Propaganda  2.

Ma, vi siete chiesti perché si chiama P2?

La P2 (Propaganda Due) era una loggia massonica oggi considerata clandestina e deviata, nata nel secondo dopoguerra dalle ceneri della storica "Propaganda massonica" del Grande Oriente d’Italia, fondata nel 1877.

Il termine “Propaganda” faceva riferimento alle logge speciali (“propaganda”) interne alla massoneria che riunivano membri di rilievo, spesso per iniziative esclusive e riservate.

Il “Due” venne aggiunto dopo la Seconda Guerra mondiale per differenziare la nuova loggia - che si ricostituì nel dopoguerra - dalla precedente, ora sciolta dai fascisti.

Quindi “Propaganda Due” significava letteralmente “la seconda (loggia) di Propaganda”, un richiamo simbolico alla sua eredità storica.

A metà anni ’70, sotto la guida di Licio Gelli, la P2 assunse un carattere eversivo e autoreferenziale, riunendo nella segretezza truppe parastatali: politici, magistrati, militari, banchieri, giornalisti e faccendieri.

Nel 1976 il Grande Oriente d’Italia la sospese dalle sue logge ufficiali, ma Gelli la rese “operativa” clandestinamente fino alla sua definitiva scioglimento nel 1982, su decreto legge.

P2 come “Stato nello Stato”.

 

Secondo la Commissione Anselmi - e successivi inquirenti -, la P2 operava come una vera e propria organizzazione criminale perché voleva influenzare la politica, i media, le banche e le forze armate, perché favorì lo scandalo del Banco Ambrosiano, la strage di Bologna e altri depistaggi e infine, perché si configurava come un “governo ombra” pronto a intervenire anche in eventuali golpe.

Ma che c’entra tutto questo con la massoneria?

Niente.

Infatti la P2 non era una “loggia massonica” ma una specie di confraternita, un’associazione nascosta, un’aggregazione di persone che di certo non erano iniziate alla massoneria universale e che non seguivano le regole nè i riti della massoneria.

Secondo gli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2, presieduta da Tina Anselmi, la Loggia Propaganda Due ad oggi può essere tecnicamente definita una loggia massonica, ma solo in termini legali, in base alla legge di scioglimento del 1982.

Tuttavia la relazione stessa chiarisce che si trattava di una forma degenerativa rispetto alla massoneria regolare, voluta consapevolmente dai vertici: una loggia isolata, segreta e autonoma, manipolata da Licio Gelli che espropriò la legittima autorità della Gran Loggia.

L’organizzazione era clandestina non solo verso l’esterno, ma anche all’interno del mondo massonico ufficiale, infatti, fu sospesa dal Grande Oriente d’Italia nel 1976, mantenne tuttavia attività occulte e veicolò una cultura dell’iniziazione "all’orecchio".

Quindi dire che la P2 sia stata una loggia massonica è una bufala!

Una bufala conveniente però, perché quando non si sa chi “accollare” un determinato problema o un fattaccio allora si corre ai ripari, o è la massoneria oppure sono i servizi deviati!

Servizi deviati?

Non esistono i servizi deviati, i servizi fanno ciò che devono fare, hanno un vertice, una condizione apicale con ordini e direttive, se il servizio è deviato allora è lo Stato ad essere deviato o che lo devia, non c’è alternativa.

Quindi niente massoneria nei complotti, niente servizi deviati, solo la corruzione mentale e fisica di un manipolo di personaggi che si “nascondono per convenienza” nella parola massoneria.

Perché fa scena, perché fa paura, perché fa mistero, perché fa tanto Prima Repubblica!

 

Nella P2 pochi affiliati furono iniziati secondo i rituali ufficiali perchè la maggioranza era “coperta” e gestionata in modo occulto.

Questa strana associazione di personaggi illustri operava come un’associazione segreta, manipolando politica, economia e apparati dello Stato ma non c’era di certo il “rito” il mercoledì pomeriggio …

La P2 contava ufficialmente 962 iscritti, rilevati durante il sequestro della lista nella villa di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi il 17 marzo 1981, c’erano ministri, parlamentari, alti ufficiali delle Forze Armate, dirigenti dei servizi segreti, giornalisti e imprenditori di rilievo come Silvio Berlusconi, Roberto Calvi, Michele Sindona e altri.

Tuttavia, Licio Gelli stesso dichiarò nel 1976 di avere circa 2.400 iscritti e fonti come il Gran Maestro Ennio Battelli e l’ex capo del Grande Oriente Giuliano Di Bernardo confermarono nel tempo che il numero reale si avvicinava ai 3.000 affiliati, compresi nei cosiddetti “elenchi superiori” non rilevati nell’operazione del 1981.

Ma davvero si ritrovavano 3.000 persone tutte insieme in una loggia?

Facciamo luce.

Nessuna loggia massonica ufficiale in Italia sarebbe in grado di accogliere 3.000 membri in un unico tempio, soprattutto con auto blu, scorte e personale al seguito.

La struttura della P2, come evidenziato dalla Commissione Anselmi, era rigidamente piramidale, una base più vasta e periferica (circa 962 persone) e una “piramide superiore” ristretta ed elitaria, guidata da pochi personaggi centrali che impartivano direttive alla rete sottostante.

Ma quello di cui non si parla e non si può parlare è la "piramide coperta”, perché c’è da farsi male ancora oggi.

Diciamola tutta, un potere occulto mascherato da massoneria, non ritualità in grembiule.

Molti esponenti presenti nella lista negarono la propria partecipazione o affermarono di essere stati inseriti “a loro insaputa”, trasformando la P2 in una copertura comoda per operazioni di potere e influenza.

I nomi di alto profilo, come Andreotti, Berlusconi, Calvi, Sindona, Davvero elencati tra gli iscritti, confermano che la loggia fu più una piattaforma di controllo che un luogo di ritualità massonica visibile, meglio nascondere tutto dietro la maschera ritualistica, questo grazie alle reti di potere che usavano la parola “massoneria” per creare aura e mistero.

 

E il popolo bue ha abboccato.

Se vogliamo creare una associazione a delinquere, di certo non ci fregiamo, non ci addobbiamo e, soprattutto, non ci facciamo riconoscere come il Sig. Cunningham col fez leopardato nella "Loggia del Leopardo".

Ogni qual volta si parla di uno strano “affair” c'è sempre ‘ombra del cappuccio, e poi P3, P4 … non sono logge massoniche riconosciute né continuazioni ufficiali della P2.

Sono solo nomi dati dai media e dalla magistratura a presunte lobby o associazioni occulte, accusate di manipolare nomine, gare d’appalto e dossieraggio politico‐giudiziario.

I protagonisti delle indagini sono spesso politici, imprenditori e faccendieri come Denis Verdini, Marcello Dell’Utri, Luigi Bisignani, Alfonso Papa ed altri, fra i quali magistrati come ad esempio Luca Palamara, al centro dello scandalo sulle nomine pilotate al CSM. 

Quindi, abbiamo appurato che non si tratta di logge massoniche regolari bensì, di entità che i giornalisti per vendere hanno ribattezzato “P3” o “P4” o “P5” ed altre, in riferimento “nostalgico” alla celebre P2, con analogie nei meccanismi di potere e riservatezza.

Eppure …

Eppure nessuno di voi lettori sa che oggi, siamo arrivati addirittura alla P7!

Sissignori, proprio alla P7.

E sì, ci siamo arrivati davvero ma la “bomba” è stata sapientemente disinnescata (o soffocata) proprio dagli autori perché forse, temevano gli scoppiasse in mano!

Da un copione concepito all'italiana già nel 1999, e con radici profonde nella P2, si dipana una strana inchiesta: protagonisti, poliziotti asserviti all’inevitabile figura di Francesco Pazienza che avrebbe orchestrato (addirittura a sua insaputa), la ricostruzione della P2.

Si salta dal furto al caveau del Tribunale di Roma alla vicenda Telekom Serbia, fino a un presunto dossier che avrebbe coinvolto - con toni quasi ricattatori - l’onorevole Luciano Violante, in una vicenda che origlia scandali e intreccia segreti degli allora DS.

In questo intrigo da paranza con la CIA, il Mossad, presunti servizi militari deviati e decine di milioni di dollari in transito si arriva perfino a sfiorare collegamenti con il controverso movimento americano di Lyndon LaRouche.

Un montaggio da manuale che utilizza un unico fil rouge: il fascicolo nr. 13863/98, riempito d’informazioni fumose e depistaggi, ma diventato talmente ingombrante da non essere più sfogliato da nessuno, anzi, forse non esiste neanche più …

 

Il fascicolo è rimasto ingolfato da una mole di elementi investigativi molecolari, “fatti incrociati” e interessi politici difficili da districare, rendendo il fascicolo ingombrante e impalpabile, al punto che oggi appare come un simbolo di indagine che nessuno vuole più approfondire.

Proprio questa complessità ha trasformato il fascicolo in un oggetto quasi mitico tra magistrati e funzionari, sempre citato ma mai decifrato fino in fondo.

Un fascicolo ostico quello, abbandonato dagli uffici tutti, rimane un enigma.

Il fascicolo 13863/98 è un esempio emblematico di come indagini caratterizzate da troppi fili - dalla P2 a scandali finanziari internazionali - possano finire col diventare tabù nei tribunali. Troppe piste, troppi nomi, troppi scheletri negli armadi: e alla fine, nessuno osa tirare giù la serratura del “mobile investigativo”.

Se davvero vogliamo fare chiarezza sui grandi misteri nazionali (e oltre), diventa urgente ricomporre con rigore i fili di quei procedimenti penali poco noti - i fascicoli n. 1457/1997, 11745/1997‑R e 137/1998‑R - che, al loro interno, potrebbero celare informazioni dirompenti.

Se emergessero i contenuti e i collegamenti tra di essi, ci sarebbe materia per scoperchiare molti edifici di potere, molte poltrone rimarrebbero sole molti gradini rimarrebbero senza il loro naturale padrone …

Forse sarà colpa della massoneria …

Ricordo una frase pronunciata dal personaggio “Dandi” nel film “Romanzo Criminale" quando quest’ultimo latitante, nascosto in Corsica dai servizi per sfuggire al commissario Scialoja (nella realtà, questore Nicoló D'Angelo) disse: ”Ma sì, quei testa di cazzo là! Quelli che giocano coi compassi, i cappucci e i numeri di iscrizione. Pensa che c’ho un numero d’iscrizione pure io. ‘Na vorta uno in un grande albergo a ‘na riunione m’ha chiamato “fratello muratore”. Ah! Te, hai capito? Robba che se ‘o sapesse la por’anima de mi’ padre, che quello proprio muratore me voleva fa’ diventa’. "

E chissà, invece, cosa scriverebbe oggi Mino Pecorelli sui Massoni...


A cura di Fidi@s1970 - Member 20643 * GNS Press Association e "Mino"

(Immagine dal web)

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IL MOTTO SCELTO PER OP (Mino Pecorelli)

"Comment is free, but facts are sacred. Comment also is justly subject to a selfimposed restraint. It is well to be frank. It is even better to be fair. This is an ideal."

È una frase di C.P. Scott, direttore del Guardian per 57 anni, dal 1873 al 1930.

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