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OP Osservatorio Politico

Più pesi e zero misure!

  • oposservatoriopoli
  • 25 set
  • Tempo di lettura: 8 min

La giustizia continua ad essere un interpretazione...


Chi ci legge assiduamente conosce il nostro pensiero: vivere in un paese dove la giustizia sia uguale per tutti e dove le leggi vengano applicate nella stessa misura per chiunque.


Ma per l'ennesima volta la nostra speranza si veste da chimera.


Chico Forti, resta in carcere. Negata la libertà condizionale.


Il 66enne trentino era stato condannato nel 2000 all'ergastolo, negli Stati Uniti, per l'omicidio dell'imprenditore australiano Dale Pike e da un anno sta scontando la pena nel carcere di Montorio a Verona.


I suoi legali avevano richiesto l'applicazione della misura della libertà condizionale anche in considerazione dell'elevato numero di anni scontati (ben 26...) e dell'esemplare comportamento durante la lunga detenzione.

 

Per chi non mastica di materia giuridica, va ricordato che nel nostro "Belpaese" esiste la legge Gozzini (Nr. 663 del 10 ottobre 1986) che prevede, nell'ottica del reinserimento sociale del detenuto che sta terminando di scontare la sua pena, una serie di benefici che possono essere applicati dal Tribunale di Sorveglianza di riferimento.


E nello specifico:

Permessi premio e misure alternative

  • permessi premio: il giudice di sorveglianza può autorizzare per un tempo non superiore a quarantacinque giorni all'anno il condannato a lasciare il carcere. Per l'applicabilità di questa misura è richiesto che il reo sia stato condannato a meno di tre anni di detenzione, o a più di tre anni ma ne abbia scontati almeno il 25%, oppure che abbia scontato almeno 10 anni se condannato all'ergastolo. Per l'applicazione della norma è in linea di principio sufficiente non nuocere agli altri detenuti o all'amministrazione della prigione.

  • affidamento in prova al servizio sociale: il detenuto condannato a meno di tre anni di detenzione può subire alcune limitazioni alla sua libertà di circolazione o alle sue frequentazioni, essendo però inserito in un programma di riabilitazione che prevede fra le altre cose l'inserimento del mondo del lavoro e la disintossicazione da eventuali dipendenze.

Detenzione domiciliare

  • detenzione domiciliare: applicabile quando restano non oltre due anni di reclusione da scontare (in alcuni casi anche di più), o quando la condanna è limitata all'arresto di qualsiasi durata. La legge prevede di scontare la pena in casa propria o altrui, o in altro luogo di dimora, anche pubblico. Questo beneficio si può ottenere nei casi seguenti:

  • donna incinta o che allatta la propria prole ovvero madre di prole di età inferiore a tre anni con lei convivente;

  • persona in condizioni di salute particolarmente gravi che richiedono costanti contatti con i presidi sanitari territoriali;

  • persona di età superiore a 60 anni, se inabile anche parzialmente;

  • persona di età minore di 21 anni, per comprovate esigenze di salute, di studio, di lavoro e di famiglia.

Disposizioni sulla concessione della libertà

  • regime di semilibertà: se non si è affidati ai servizi sociali, le pene detentive non superiori ai sei mesi possono essere scontate in regime di semilibertà, cioè con la concessione al beneficiario di passare parte della giornata all'esterno dell'istituto per svolgere attività lavorative, istruttive o comunque utili al reinserimento sociale. In caso di condanna all'ergastolo il carcerato deve aver scontato almeno 20 anni in carcere.

  • libertà condizionale: per quanto riguarda l'ergastolo, la legge prevede la possibile libertà condizionale dopo 22-26 anni.

  • estinzione della pena dell'ergastolo: dopo 5 anni di libertà condizionale, se il condannato non ha commesso altri reati, la pena può venire dichiarata estinta.

  • liberazione anticipata: la norma prevede che il condannato, in determinate circostanze, possa scontare la pena seguendo un calendario di 9 mesi invece che di 12, ovvero vedendosi scontati 45 giorni di pena ogni sei mesi di carcerazione. La normativa prevede di contare fra i sei mesi di carcerazione anche i momenti in cui il carcerato ha beneficiato di altre agevolazioni.


Quindi, visto quanto previsto dalla legge, rientrando nei parametri previsti tutti pensavano a un esito positivo per la libertà condizionale.

Nulla da fare.

Resta in carcere perché per il suo caso la legge diventa interpretativa.

Sarà interessante leggere le motivazioni del rigetto.

Nello stesso giorno, invece, mentre tutti credevano, e molti speravano, ad una revoca dell’immunità della Salis, la stessa viene negata e l'europarlamentare può tornare a sedersi sulle comode poltrone di Strasburgo.

 

Nonostante la deputata sia, di fatto, una "pregiudicata" come dimostra il certificato del tribunale, per le occupazioni e per resistenza a pubblico ufficiale.

 

Più pesi e più misure. E sinceramente siamo disgustati.

 

Forse la colpa di tutto è che Chico Forti non ha alle spalle i sindacati italiani, né Fratoianni Bonelli né l'Alleanza Verdi e Sinistra.

Chico Forti non ha alle spalle neanche i Popolari (Ppe), di cui fa parte Forza Italia.

Anche se il partito di Antonio Tajani non ha partecipato al voto, non avendo propri esponenti in commissione Juri.  

 

Sempre gagliardo Tajani.

Vecchia scuola la sua, quella della migliore Prima Repubblica, quando succede qualcosa a 'qualcuno' non c’è mai …

 

Per la Salis, tutto  si crea a causa di uno "scambio" di immunità.


Infatti il Ppe ha garantito i voti - almeno due - per respingere la revoca dell'immunità a Salis perché dall'altro lato, i Socialisti, e i loro alleati di sinistra e verdi, hanno fatto lo stesso nei confronti di Péter Magyar, leader dell'opposizione ungherese, ex alleato di Viktor Orban.

 

Oggi la seconda Repubblica rinnova lo statuto “brevettato” dalla Prima Repubblica quando l’istituto dell’immunità era usato come uno strumento di scambio politico più che come una reale tutela delle funzioni parlamentari.

 

Negli anni ’70 e ’80, non era raro che deputati e senatori votassero in blocco contro le autorizzazioni a procedere nei confronti dei colleghi, indipendentemente dal merito delle accuse.

 

La logica era chiara: oggi salvo te, domani tu salverai me!

 

Una sorta di “patto di mutua protezione” che alimentava il sistema della partitocrazia!

 

Facile no?

 

Eppure Tajani qualche giorno prima disse pubblicamente: “Orban? Non mi risulta Salis sia una terrorista…”

 

Il ministro degli Esteri prese le distanze dalle dichiarazioni del primo ministro ungherese Viktor Orbán, che ha definito il 'gruppo Antifa' come un'organizzazione terroristica e ha associato l'eurodeputata Ilaria Salis a tale gruppo e dal quel momento in poi era chiaro come sarebbe andato il voto per la revoca dell’immunità.


Salis era già salva quattro giorni prima della votazione...

 

Tajani ha inoltre dichiarato: “Non devo fare commenti sulle scelte di altri Stati. Non credo che la Salis sia una terrorista. Ha idee molto diverse dalle mie, c'è un processo che la riguarda, ma non mi risulta che sia una terrorista”.

 

Invece di commenti ne hai fatti, anche troppi!

 

E Chico Forti?

 

Chico colpevole?

 

Innocente?

 

Solo Dio lo conosce la verità.


Quello che sappiamo, invece, è che in Italia anche chi è condannato all’ergastolo non è automaticamente “sepolto vivo”.

 

La legge prevede dei benefici penitenziari, perché la pena non è pensata solo come vendetta ma come rieducazione, secondo l’articolo 27 della Costituzione.

 

L’ergastolo ostativo (per certi reati come mafia e terrorismo, se non collabori con la giustizia) è molto duro: niente permessi, niente semilibertà, niente liberazione condizionale ma non ci risulta che Chico Forti abbia l’ostativo, infatti, qui può beneficiare del nostro ordinamento: quindi dopo 26 anni di pena, con valutazione positiva del Tribunale di Sorveglianza, potrebbe accedere alla liberazione condizionale.

 

E quindi?

 

E quindi...Chico non avendo nessuno che lo “supporta”... resta in galera!

 

A voler pensare male, forse si fa peccato... però si corre il rischio di fare centro.

E se, invece, il motivo si ricercasse nel fatto che Chico avesse alle spalle gente non gradita alla magistratura italiana?

 

E sì, perché a conti fatti Chico non l’ha riportato in Italia Renzi, o Fratoianni o Bonelli.

No.

Per Chico nemmeno Tajani ha speso mezza parola, se non  il 22 maggio 2024  durante un intervista in onda sul canale La7  disse: “Meloni convinta dell’innocenza di Chico Forti”. Poi si corregge: “Non commento, non fatemi dire quello che non ho detto.”

 

Ma il 18 maggio 2024, quattro giorni prima disse: “Forti grande azione di governo e diplomazia. Questi risultati quando si lavora in silenzio senza polemiche"

 

Insomma, va bene il dritto ed il rovescio, l’opposto ed il contrario di tutto.

Perché la politica di oggi è questa.

 

O meglio, la “loro” politica è questa...

 

Nessuno commenta.

Però dicono, altroché se dicono  …

 

E non vorremmo scoprire che Chico Forti  resta detenuto  perché portato in Italia dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, a quanto si legge in giro, non gode di nobile e pubblica stima negli ambienti togati …

 

In più, tanto per mettere altra carne sul fuoco, diciamo che il 5 luglio 2024 la Procura di Verona ha aperto un fascicolo su Chico Forti perché un detenuto dello stesso carcere  ha riferito e dichiarato al Magistrato di aver sentito una conversazione con un altro detenuto, condannato per reati connessi alla criminalità organizzata calabrese, nella quale  Forti avrebbe chiesto di riferire alla Ndrangheta di "mettere a tacere" Marco Travaglio, Selvaggia Lucarelli e Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria ...

 

Forti avrebbe promesso di contraccambiare dell'aiuto quando sarebbe stato liberato e "candidato con il centrodestra".

 

Anche se, in realtà, i condannati all'ergastolo non hanno la facoltà di essere eletti anche in caso di liberazione (legge Severino), a meno che  un tribunale non conceda loro la riabilitazione politica.

 

La ciliegina su Forti è la frase che il giudice americano Platzer avrebbe pronunciato: “La Corte non ha prove che Lei, signor Forti, abbia premuto materialmente il grilletto, ma ho la sensazione, al di là di ogni dubbio, che Lei sia stato l'istigatore del delitto”.

 

Mentre invece l’eurodeputata Salis l’11 febbraio 2023, a Budapest, in occasione del “Giorno dell’onore” (raduno annuale dell’estrema destra ungherese e neonazista), ha dato vita ad una serie di aggressioni contro alcuni militanti di estrema destra.

 

La Polizia ungherese ha quindi arrestato Ilaria Salis, insegnante e attivista antifascista italiana, accusandola di aver partecipato a un commando che - si legge - colpiva neonazisti in strada con martelli, mazze e spray urticante.

 

Per lei c’è la partecipazione a un gruppo criminale organizzato (perché le aggressioni sarebbero state pianificate da un gruppo di antifascisti internazionali).

 

Preoccupante per lei se dovesse decadere lo status dell’immunità perché il quadro giuridico comparato, tra cosa rischierebbe in Italia se fosse processata qui per le stesse accuse e cosa rischia effettivamente in Ungheria, è una condanna a circa …24 anni!

 

Specialmente adesso che negli USA di Donald Trump, il movimento “Antifa” è, di fatto, dal 22 settembre u.s., iscritto nell’elenco delle organizzazioni terroristiche e come pure il Parlamento olandese ha appena approvato una mozione presentata dal leader dell’opposizione Geert Wilders che invita il governo a classificare il movimento Antifa come organizzazione terroristica, allineandosi alla recente mossa annunciata dal presidente statunitense Donald Trump.

 

Ovviamente il movimento Antifà, è considerato terroristico in Ungheria ma gli attivisti dell’antifascismo non ci stanno, raccontano che: “Antifa non è un'organizzazione, ma una rete diffusa di attivisti radicali di sinistra” e questo arrampicarsi sugli specchi ci ricorda molto che Al-Qaida, ad esempio, è considerato un movimento islamista paramilitare, non un gruppo...

 

Sebbene sia stato fondato come organizzazione e spesso definito come gruppo terroristico, la sua natura è quella di un ‘movimento internazionale’ che ha ispirato altri gruppi e ha una portata ideologica che va oltre la semplice struttura di un'organizzazione isolata. 

 

Ciò posto, secondo i giudici a Chico Forti mancano i requisiti perché hanno ritenuto che non vi fossero due dei tre requisiti richiesti, ovvero il sicuro ravvedimento e l’avvenuto risarcimento.

 

Qui da noi si chiama 'diritto', anche se non coincide con il senso di giustizia, quello di cui ha beneficiato, ad esempio, il boss stragista, colui che premette il telecomando a Capaci, autore di oltre 150 omicidi tra i quali quelli del giudice Rocco Chinnici e del piccolo Giuseppe Di Matteo, morto nel 1996 sciolto nell’acido, autore che, secondo il 'diritto', ha finito di scontare la sua pena!!!

 

E si, Giovanni Brusca in carcere c'è rimasto cinque anni in meno dei trenta che gli erano stati inflitti.

 

L'ulteriore sconto di pena è dovuto alla buona condotta che spetta a tutti i detenuti, persino a quelli come lui…

 

Ma a quanto pare per Chico Forti non è cosi...

 

Per lui sono già trascorsi oltre 26 anni

 

È ora che si faccia giustizia giusta ed equa.


Senza interpretazioni, senza liberi convincimenti, senza interessi politici.

 

Giustizia.


E basta.

 

E' questo quello che vuole il popolo.


Ed è questo ciò che auspichiamo e per cui continueremo a batterci...


(Image dal web, brusca, forti e salis)

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