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OP Osservatorio Politico

Cara Elly ...ma com’è che sei finita in politica?

  • oposservatoriopoli
  • 14 ott
  • Tempo di lettura: 11 min

Elena Ethel Schlein, detta Elly, svizzera di nascita, americana di passaporto, italiana d’adozione e leader del Partito Democratico per decisione divina del popolo dei "gazebo”.


Una carriera costruita come un Erasmus permanente, un po’ Bruxelles, un po’ Bologna, un po’ talk show.


Elena Ethel Schlein, detta Elly, svizzera di nascita, americana di passaporto, italiana d’adozione e leader del Partito Democratico per decisione divina del popolo dei "gazebo”.

Una carriera costruita come un Erasmus permanente: un po’ Bruxelles, un po’ Bologna, un po’ talk show.


Prima vice di Bonaccini, poi contro Bonaccini, poi sopra Bonaccini.


Un’ascesa che più che politica sembra una telenovela ambientata tra Zelig e Palazzo Chigi.


Figlia di un professore americano ebreo e di una giurista italiana antifascista, Elly incarna tutte le minoranze possibili in un solo corpo politico - perfetta per un partito che ha perso la maggioranza ma non il gusto del paradosso.


Per chi avesse letto troppo velocemente, ripetiamo: il papà, famoso politologo ed accademico statunitense è di origine ebraica.


Come direbbe Chicco: "Sarà felice come na Pasqua a sapè di avere una figlia pro-Pal e antisemita..."


Un pedigree da manuale ONU, eccola: “Svizzera di nascita, americana di spirito, italiana per dovere, europea per vocazione, internazionale per le figure barbine”.

In pratica, la sintesi vivente di tutte le riunioni che non portano a nulla.

Eppure eccola lì, incoronata segretaria del PD, prima donna, la più giovane, la più diversa, la più tutto.


E che non si dica che non impiattiamo.


Il suo 54% di preferenze non è stato un voto di fiducia, ma un urlo disperato: “Salvate il partito, anche con l’ultima carta!”

Che poi salvate l’ultimo partito di carta...beh...forse suona meglio...


Più realistico …E così è arrivata lei, con la sua dizione perfetta, il linguaggio “completo” da conferenza ONU e la grinta da corteo studentesco.

Resta una domanda che brucia, ovvero, come ha fatto una ragazza svizzera, americana, ucraina e borghese a diventare la leader di un partito che un tempo parlava di fabbriche, tute blu e sezione Arci?Forse perché nel PD, più che la coerenza, conta la narrazione, ed Elly è la storia perfetta per un partito che non sa più chi è, ma sa raccontarsi benissimo.


Peccato che da fiaba siamo passati a melodramma, da melodramma a farsa …e da farsa a tragedia...


E dettagliamo pure … il padre, Melvin Schlein, come già detto, eminente politologo e accademico statunitense di origine ebraica aschenazita, con avi paterni  originari di Žovkva, un villaggio vicino a Leopoli, allora parte dell'Impero austro-ungarico e oggi situato in Ucraina


Una miscellanea tra Svizzera, Stati uniti, Israele, Ucraina e Italia …eccoli (quasi) pezzi del mondo che “costruiscono” Elly che, in barba alle sue origini, diventa il puntuale antitetico perfetto del suo trascorso che poi, per essere della classe 1985 non è che sia poi così tanto trascorso.


Sempre più nel dettaglio.


La madre è italiana, Maria Paola Viviani, professoressa ordinaria di diritto pubblico comparato presso la facoltà di giurisprudenza dell'Università degli Studi dell'Insubria (tra Varese, Como e Busto Arsizio), figlia dell’avvocato antifascista Agostino Viviani che fu senatore del Partito Socialista Italiano, presidente della Commissione Giustizia del Senato e dal 1994 al 1998,e membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) in quota Forza Italia.


Forza Italia?


Porca troia...direbbe Chicco...


Ed è in effetti un paradosso interessante, quasi un corto circuito della storia politica italiana ma in realtà, nella biografia di figure come Agostino Viviani si riflette bene la complessità del nostro Paese, quella linea sottile che spesso separa - e talvolta unisce - idealismo, pragmatismo e disincanto.


Oppure ideali e potere.


Oppure potere e soldi!


Viviani, da avvocato antifascista e socialista, rappresentava un’Italia nata dalle ‘macerie della dittatura’, in cui la sinistra liberale e democratica aveva un ruolo morale fortissimo.

Tuttavia morale e sinistra liberale suona come un ossimoro.


Ancor di più morale e sinistra democratica suona come una bestemmia!


Quando l’antifascista, decenni dopo, entra al CSM in quota Forza Italia (1994-1998) gli intellettuali direbbero che non si tratta necessariamente di un "tradimento ideologico" nel senso stretto, quanto più probabile che fosse una nomina di equilibrio istituzionale, come spesso accadeva negli organi di garanzia.


Una persona sana, invece, direbbe semplicemente: “ma vi sembra normale?”

Quello che direbbe Chicco...lo abbiamo già scritto...

No, non lo è.


In altre parole, già all’epoca del nonno di Elly il sistema politico italiano non seguiva una logica di purezza ideologica ma una di “cooptazione trasversale”, l’interesse che batte la chiarezza, figure di alta reputazione giuridica, anche provenienti da tradizioni diverse venivano indicate dai partiti per dare credibilità e bilanciamento alle istituzioni che, diciamocelo francamente, non avevano credibilità allora, proprio come oggi!


Quindi, puntando il dito, il nonno di Elly era antifascista ed aveva partecipato alla Resistenza, nonché membro del CLN di Siena in rappresentanza del Partito socialista. 


Certo che nella superficialità, tutto questo sembra il “peggiore dei paradossi”: un socialista antifascista che finisce nominato nel partito di Berlusconi!Mai visto nel contesto storico e istituzionale un quadro peggiore, ma è il segno, la matrice di come la storia italiana sia fatta di continuità più che di rotture e di come ‘certi nomi’, anche quando cambiano campo apparente, continuino a incarnare una cultura delle istituzioni che supera le sigle politiche.

“L’importante è stacce” detta da Massimo Ghini che nel film "Non si ruba a casa dei ladri" (2016), dove interpreta il faccendiere “Simone Santoro”, in un film che trasmette l’odore di mafia Capitale.


(Ah, per i più debolucci in storia, il CNL è il Comitato di liberazione Nazionale al quale, oltre Agostino Viviani faceva parte Ricciardo Bonelli nato a Pescia (Pistoia) nel 1892, un attivo militante socialista e comunista, che sia un lontano parente di Angelo Bonelli?)


Insomma, sembra che Elly abbia il giusto retaggio alle spalle.


Anche se più che un retaggio sembra una rete fitta di attorcigli e nodi che la proiettano ad essere il personaggio che oggi vediamo tracollare ad ogni discorso.


Meglio di Mandrake in “Febbre da cavallo” quando interpreta il vigile, meglio dei neologismi del Conte Raffaello Mascetti in “Amici miei”, la nostra Elly tira delle supercazzole spontanee che neanche uno bravo saprebbe scrivere così contorte.


“Cicli positivi della circolarità uscendo dal modello lineare…”, ma come fai a non amarla?

Meglio di Maurizio Battista...


(E figuratevi che nel suo storico ha tentato anche la carriera di giornalista, anche se, per fortuna, il suo percorso nella cronaca è durato poco...)


Da parte di correnti moderate del suo stesso partito è etichettata come “troppo radicale” e spesso “inconsistente”.


Dopo la sua elezione a segretaria del PD alcuni chiosatori e parlamentari del centrosinistra hanno espresso preoccupazione che la sua svolta a sinistra potesse allontanare elettori moderati e creare ‘tensioni’ interne.


Negli anni ha poi alimentato discussioni sul futuro profilo elettorale del PD e su conflitti interni che sono diventati scontri aspri e concreti.

Elly è stata oggetto di critiche per scelte e dichiarazioni legate alla ‘strategia’ del PD nelle elezioni europee e sui possibili impatti elettorali, con accuse di calcolo elettoralistico o scarsa chiarezza tattica.


Di fatto, ad oggi, il PD non ha alcuna strategia politica, la sua logica strutturata è solo quella di “attaccare” l’attuale Governo Meloni.


The Guardian, New Statesman, Vogue e Euractiv la tormentano imputandole addirittura la tensione tra strategia nazionale e posizionamento europeo del proprio partito che perde punti e credibilità a causa della sua inesperienza ed a causa della sua “disconnessione dalla realtà locale”.


E le sue campagne lampo?


Schlein ha guidato la mobilitazione per raccogliere le firme contro la legge sulle autonomie (obiettivo 500.000 firme in tempi rapidi), annunciando raccolte lampo e mobilitazioni ma tutte le rivali politiche - e aree del proprio partito -l’hanno accusata di essere più simbolica che efficace.


E poi, a suo completo ed assoluto svantaggio c’è la sua posizione più libertina che liberale.

Con i social che le hanno dato la mazzata finale, facendo circolare video e post che mettono in evidenza episodi di confusione o frasi ritenute imprecise tanto da essere ripresa e canzonata da molti quotidiani internazionali.


Non è una bella pubblicità per il partito …


Oltre all’inesperienza poi, si sono aggiunte critiche su toni e approccio ideologico verso temi migratori e diritti civili.


Le posizioni forti su accoglienza, diritti LGBTQ+ e contrasto alle politiche migratorie del Governo Meloni le hanno portato critiche non solo dagli avversari, ma anche accuse di idealismo “di sinistra” non aderente alla “realtà”.


La sua polarizzazione sui temi libertini la vedono regalare dichiarazioni e partecipazioni a manifestazioni per i diritti, continuando a voler dar voce solo ad una minoranza, della quale il popolo italiano è stanco di essere ostaggio.


Così come non vuole essere ostaggio di un politico che ha diritto di uno stipendio compreso tra 16.000 e i 19.000 euro al mese, con l’importo che varia a seconda della frequenza con cui si partecipa alle sedute.


Mannaggiallapupazza!!


Che poi dopo averla ascoltata, le “sedute” dovremmo farle noi!


La nomina di Elly Schlein a segretaria del Partito Democratico ha segnato un punto di rottura generazionale e culturale nel centrosinistra italiano.

Più che un simbolo di rinnovamento e di un PD più audace sul fronte delle politiche sociali, ambientali e civili stiamo assistendo a gravi tensioni interne, calcoli incerti e contraddizioni difficili da ignorare.


La destra la ringrazia.


Prima di tutto per il bilanciamento tra radicalismo e pragmatismo.

Elly, infatti, ha ereditato un partito frammentato, con anime conservatrici e moderati che hanno storicamente garantito la stabilità elettorale e con il suo “savoir-faire” gli ha dato il colpo di grazia.


L’altra grande debolezza si manifesta nella gestione delle alleanze e della comunicazione pubblica.

Anche qui, Elly ha puntato su di una narrazione ad alto contenuto simbolico senza contenuti che ha trascinato con sé, inevitabilmente, enormi contraddizioni operative interne.

Elly Schlein non rappresenta un volto nuovo e ambizioso della politica italiana.


Assolutamente no.

Chi cel’ha messa ha "cannato" mostruosamente.


Lei è il remake di un film già visto.


Ma gli attori erano diversi.


Gli attori di una volta sapevano recitare e all’occasione sapevano improvvisare.

Lei no!


La sua leadership è già segnata, le sfide semplici le ha perse, quelle strategiche complesse non le ha neanche sfiorate.

Non ne è capace.

Elly è una contraddizione tra simboli e incapacità.

Eppure ha studiato.

Peccato, poteva essere un buon cavallo ma i carrozzoni arcobbalò hanno avuto la meglio, il consenso idealistico è finito, i risultati non ci sono e il suo ruolo oggi è incerto come il futuro del centrosinistra in Italia.


Vediamo Landini avvicinarsi piano piano, dal mare alla piazza, dalla piazza alla poltrona!

Occhio, Elly... che il paradosso strategico non funziona, il radicalismo di sinistra e le radici borghesi creano un cortocircuito, i pensatori di Capalbio non vanno daccordo con gli operai della Fiat di Melfi.


Ops, no, scusate, ci è sfuggito.


Non come la Fiat di Melfi, perché nella gestione sindacale di Landini ora Stellantis è in bilico, meglio fare un altro paragone, ad esempio, riformulo, i pensatori di Capalbio non vanno daccordo con gli operai dell’Acciaieria Italiana (ex Ilva).


Ops, scusate, no, nella gestione sindacale di Landini ora le Acciaierie d’Italia sono è in bilico, meglio fare un altro paragone.


Dicevamo, i pensatori di Capalbio non vanno daccordo con gli operai della Benetton.


Caspita, scusate ancora, nella gestione sindacale di Landini ora la Benetton è sull’orlo di una crisi di nervi.


Bene, per non sbagliare non faremo altri paragoni con fabbriche o imprese perché sono i settori più colpiti, le micro e piccole imprese, il commercio, l’edilizia in Italia sono alla deriva per i rincari, inflazione, costi energetici, difficoltà nel credito, instabilità economica globale.

Non tutte le chiusure industriali si spiegano con la responsabilità del governo di turno, una parte significativa del danno italiano nasce soprattutto da scelte politiche e regolatorie sostenute o promosse da governi di centrosinistra.


Negli ultimi anni l’Italia ha visto ondate di chiusure, fallimenti e ridimensionamenti produttivi che hanno colpito tanto le PMI quanto industrie storiche. I fattori immediati - crisi energetica, inflazione, mancata domanda estera - sono noti e spesso citati, molte di queste ‘scelte’ sono state sostenute o volute da forze politiche di centrosinistra, e meritano un esame critico.


Cara Elly, sii seria per una volta, torna nella realtà e per una volta portati dietro Landini, Bonelli, Fratoianni … devi fare un’analisi critica delle politiche economiche della sinistra italiana - cioè mostrare al popolo quali decisioni, riforme o strategie adottate dai governi di centrosinistra abbiano contribuito oggettivamente a un clima sfavorevole per le imprese, le delocalizzazioni o la chiusura di fabbriche.


No?


Non vuoi farlo?


Come ad esempio la Sanità?


Dai, ti aiutiamo noi a ricordare …


Dai chiudiamo così, stendiamo un velo pietoso sul cadavere della Sanità, un cadavere istituzionale che avete ammazzato "voi"!


Ma come fai a non vergognarti nel dire che “le risorse insufficienti su Sanità mettono a rischio salute cittadini”?


Come fai ad accusare il Governo Meloni?


Negli ultimi decenni la sanità pubblica italiana ha subito un progressivo indebolimento, con conseguenze dirette sulla qualità e sull'accessibilità delle cure.

Sebbene le responsabilità siano condivise tra diverse forze politiche, è innegabile che i governi di centrosinistra abbiano avuto un ruolo determinante in questo processo di distruzione della Sanità pubblica.


Nel periodo 2010-2020, quindi dieci anni, la Sanità pubblica ha visto la chiusura di oltre 100 ospedali (certi) e la perdita di circa 37.000 posti letto.


Questi ‘tagli’ hanno riguardato principalmente strutture pubbliche, con un conseguente aumento della componente privata nel sistema sanitario.


Durante i governi di centrosinistra sono stati effettuati significativi tagli ai fondi destinati alla sanità come ad esempio, nel triennio 2015-2017, il governo Renzi ha ridotto di 16,6 miliardi di euro i finanziamenti previsti per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).


Una Regione a caso su 20?

Dai, prendiamo la Regione Calabria che ha rappresentato un esempio emblematico di cattiva gestione sanitaria della sinistra.

E con la Calabria, la Campania, la Sardegna, la Sicilia, l’Abruzzo e addirittura la Valle d'Aosta.

La realtà è chiara, la sinistra, con i suoi governi negli ultimi decenni, ha mostrato un approccio menefreghista e burocratico anche nei confronti della sanità pubblica.


Tagli lineari, ospedali chiusi, personale sotto organico e pianificazioni inefficaci hanno compromesso la qualità dei servizi e messo a rischio la salute dei cittadini.

Eccola la realtà.Non si tratta di un errore isolato o di sfortuna, questo è il risultato di una gestione politica che ha ignorato le esigenze reali del Paese, privilegiando calcoli elettorali e ideologie astratte rispetto alla vita delle persone, sostenendo vari dispendiosi tentativi di far passare vizi per diritti e sfilate sui carrozzoni arcobbalò che non hanno portato a niente se non ad un inasprimento sociale nazionale.


Se la sinistra vuole rivendicare un futuro credibile deve prima fare i conti con il danno che ha prodotto, riconoscere le responsabilità e mettere al centro la salute dei cittadini, non le poltrone o l’ideologia.


Cara Elly ti sei avvalsa della consulenza di Enrica Chicchio, una stilista e armocromista bolognese per curare la tua disastrosa immagine pubblica, le analisi cromatiche e i consigli di stile personalizzati costano anche 300 euro all'ora, dato che i soldini non ti mancano, sarebbe il caso che ti avvalessi di consulenti strategici per il contenuto più che per l’immagine?


Elly, prendi esempio da Golda Meir, ex Primo ministro di Israele, da Margaret Thatcher, ex Primo ministro del Regno Unito, da Angela Merkel, ex cancelliera federale della Germania, che non si soffermavano troppo sull’apparire quanto invece sull’essere.


E prendi anche esempio dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.


La pesciarola, la borgatara, la carciofara e ancora, la grassa, la brutta, la ignorante, la cafona,la  ritardata, la burina,quella della foto a testa in giù ...


Questi sono solo alcuni degli insulti che la sinistra le ha rivolto contro a vario titolo.

E tu, cara Elly, dei diritti, da donna, non hai mai speso una sola parola per lei.


Dicevamo, prendi esempio da chi non ha bisogno di apparire, da chi non ha bisogno di spendere 300 euro l’ora per farsi consigliare quale camicetta mettere o non mettere su, perché anche senza camicetta, la Giorgia nazionale, sempre più insultata a 360° a causa del suo abbigliamento che le opposizioni reputano “inappropriato”, intanto ha partecipato a Sharm el-Sheikh alla cerimonia della firma del Piano di Pace mentre tu non riesci neanche a sederti ad una festa dell’unità (che sono ormai scomparse), perché sei contestata dai tuoi elettori.


Io due conti me li farei, e al posto di un armocromista assumerei uno stratega politico che ti insegni come stare davvero in mezzo alla gente invece di preoccuparsi solo di quale camicetta indossare.


Perché alla fine, non è il colore della giacca a fare la leader, è quello che fai quando il mondo ti guarda.


Ed il mondo si aspetta competenza non attori che recitano copioni …


Ah! quasi dimenticavo... la politica non perdona chi recita senza mai imparare la parte principale!


“Anche sul trono più elevato del mondo si è pur sempre seduti sul proprio culo.”

(Michel de Montaigne, filosofo e scrittore francese del XVI secolo)


Bella pe' tutti...



a cura di Mino e Fidi@s


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